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Italia–Inghilterra, stavolta la vittoria è economica: il Pil pro capite segna il gol del sorpasso

Il divario tra Roma e Londra racconta due traiettorie opposte: da un lato il Belpaese che ritrova credibilità grazie a rigore e riforme, dall’altro la Gran Bretagna frenata da stagnazione, inflazione e welfare fuori controllo

Economia - di Villy de Luca - 31 Agosto 2025 alle 07:00

Per la prima volta dal 2001, l’Italia ha superato il Regno Unito nel livello medio di benessere economico dei cittadini. Un dato che ha il sapore della svolta: il Pil pro capite corretto per il costo della vita è salito a 60.847 dollari in Italia, contro i 60.620 dollari della Gran Bretagna. Numeri che sembravano impensabili fino a pochi anni fa, quando il nostro Paese veniva dipinto come il fanalino di coda d’Europa. Si tratta di un sorpasso non marginale, ma simbolico. Da una parte Londra è costretta a fare i conti con una popolazione in crescita rapida, che redistribuisce la ricchezza prodotta tra un numero sempre maggiore di abitanti. Dall’altra Roma, pur con un’economia che cresce a ritmo simile, beneficia di un calo demografico che amplifica l’aumento del reddito medio.

Il Regno Unito in difficoltà

I dati britannici raccontano una crisi di fondo: la disoccupazione è risalita al 4,7%, l’inflazione si prepara a toccare il 4% – il doppio dell’obiettivo fissato dalla Bank of England – e la spesa per sussidi continua a crescere. Il governo laburista di Keir Starmer e della cancelliera Rachel Reeves fatica a imporre riforme strutturali: ogni tentativo di ridurre il welfare incontra resistenze interne e porta a retromarce politiche. Non a caso il National Institute of Economic and Social Research segnala che la stagnazione dell’ultimo decennio ha minato la posizione internazionale del Regno Unito, con i nuclei familiari più poveri che oggi vivono condizioni peggiori rispetto a diversi Paesi dell’Europa orientale.

L’Italia che sorprende

In Italia, al contrario, l’effetto è stato definito dagli osservatori internazionali “inaspettato”. Il Daily Telegraph ha dedicato due analisi al fenomeno, attribuendo i progressi alle riforme lanciate dal governo Meloni: contenimento di alcune prestazioni previdenziali, semplificazione del sistema giudiziario, maggiore stabilità politica. Interventi che hanno dato un segnale forte di credibilità. Non solo: incentivi mirati in campo edilizio e l’arrivo delle risorse europee del Next Generation Eu hanno fornito benzina a una ripresa che sembrava impossibile. A ciò si aggiunge la stabilità politica, un elemento raro nella storia recente dell’Italia, che oggi appare come un fattore di attrattiva soprattutto se confrontato con le tensioni interne che attraversano altre grandi democrazie europee.

Le sfide ancora aperte

Ovviamente, i nodi non mancano. Il nostro debito pubblico resta alto, intorno al 130% del Pil, ben sopra il livello britannico che si aggira sul 100%. La fine del superbonus ha lasciato una pesante eredità fiscale e i salari reali non sono ancora tornati ai livelli pre-pandemia, al contrario di quanto avvenuto oltremanica. Tuttavia, è il segnale politico ed economico a contare: il sorpasso indica che l’Italia non è più il “malato d’Europa”, ma un Paese in grado di competere, mentre il Regno Unito rischia un ridimensionamento.

La lezione per la legge di bilancio

Questo quadro deve far riflettere proprio ora che si avvicina la discussione sulla prossima legge di bilancio. I risultati ottenuti non sono frutto del caso, ma della scelta di imboccare la via del rigore e della responsabilità fiscale. Basta confrontare i due scenari: a Londra la spesa sociale fuori controllo frena la competitività; a Roma, invece, la disciplina nei conti pubblici, accompagnata da riforme mirate e da una gestione prudente, ha permesso di cambiare il volto del Paese. Non possiamo permetterci di disperdere questi progressi. Ogni cedimento al populismo della spesa facile rischierebbe di vanificare i sacrifici fatti.

L’Italia ha dimostrato che con buonsenso e serietà si può ottenere più di quanto abbiano prodotto decenni di politiche velleitarie e di facili promesse.

Il messaggio è chiaro: non servono miracoli né illusioni, ma una linea coerente e responsabile. È così che l’Italia ha superato la Gran Bretagna. È così che potrà consolidare il suo ruolo in Europa e nel mondo.

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di Villy de Luca - 31 Agosto 2025