CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Smotrich Stato palestinese fuori dal tavolo

Geopolitica del cemento

Israele spacca in due la Cisgiordania e affonda la soluzione a due Stati : “La Palestina è fuori dal tavolo”.

È stato approvato il controverso piano E1, 3.400 nuove unità abitative saranno autorizzate tra Maale Adumim e Gerusalemme Est. Il ministro degli Esteri palestinese condanna, spiegando che questo isolerà ancor di più le comunità palestinesi presenti nell’area

Esteri - di Alice Carrazza - 20 Agosto 2025 alle 18:37

Il governo israeliano ha dato il via libera definitivo a uno dei progetti più contestati degli ultimi anni: l’espansione insediativa denominata “E1”, destinata a tagliare in due la Cisgiordania occupata e a separarla da Gerusalemme Est. L’annuncio è arrivato dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che ha rivendicato con fermezza la portata politica del progetto: «Lo Stato palestinese viene cancellato dal tavolo, non con gli slogan ma con i fatti».

Israele: “Stiamo realizzando quando promesso”

Parole nette, che riflettono la direzione assunta dall’attuale esecutivo ebraico. Il piano, congelato per anni sotto le pressioni di Washington e delle capitali europee, ha ora ricevuto l’approvazione finale dalla commissione urbanistica del ministero della Difesa. Smotrich ha aggiunto: «Con il piano E1 stiamo finalmente realizzando ciò che è stato promesso per anni».

Gli effetti sul territorio

Il progetto prevede la costruzione di circa 3.400 nuove unità abitative nell’area adiacente all’insediamento di Maale Adumim, a est di Gerusalemme. Un’espansione che, secondo numerosi osservatori internazionali, comprometterebbe in modo irreversibile la continuità territoriale di un eventuale Stato palestinese. La diplomazia occidentale ha reagito con preoccupazione. Il ministro degli Esteri palestinese, Varsen Aghabekian, ha condannato il piano, spiegando che l’insediamento isolerà le comunità palestinesi presenti nell’area e renderà impraticabile la soluzione dei due Stati. Anche un portavoce del governo tedesco ha concordato, sentenziando inoltre la violazione del diritto internazionale.

Il silenzio di Netanyahu

Il primo ministro Benjamin Netanyahu non ha commentato direttamente l’annuncio. Tuttavia, domenica scorsa, durante una visita a Ofra – insediamento fondato venticinque anni fa nella West Bank – ha riaffermato la sua visione: «Dissi venticinque anni fa che avremmo fatto di tutto per consolidare la nostra presa sulla Terra di Israele, per impedire la nascita di uno Stato palestinese, per fermare i tentativi di sradicarci da qui. Grazie a Dio, ciò che ho promesso, lo abbiamo realizzato».

Un nuovo isolamento internazionale

L’avvio del progetto ha agitato le cancellerie e inasprito le tensioni. Alcuni alleati occidentali, già esasperati dal protrarsi del conflitto a Gaza, hanno annunciato l’intenzione di riconoscere formalmente lo Stato palestinese in occasione dell’Assemblea generale di settembre. Un segnale simbolico sì, che però non avvicina le parti al compromesso: al contrario, le spinge a irrigidirsi ulteriormente sulle proprie posizioni.

Tempistiche e prospettive

Secondo Peace now, organizzazione israeliana che monitora l’attività insediativa nei territori occupati, i lavori infrastrutturali potrebbero iniziare entro pochi mesi, mentre la costruzione delle abitazioni dovrebbe avviarsi nell’arco di un anno.

La comunità internazionale considera per lo più gli insediamenti israeliani in Cisgiordania come illegali, in violazione della Convenzione di Ginevra. Israele respinge tali accuse, appellandosi ai legami storici e biblici con i territori e sostenendo che le colonie garantiscano profondità strategica e sicurezza.

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Alice Carrazza - 20 Agosto 2025