
Kermesse al via
Gaza a Venezia, Buttafuoco spegne il bailamme Pro-Pal: “Qui una cattedra di libertà. Fatti non salotti, altro che censure e sdegno a comando”
Il presidente della Biennale e il direttore della Mostra del Cinema difendono il confronto e respingono accuse e richieste di bavagli o esclusioni. E tra ricordi (Fabio Testi), citazioni alte ("Le Troiane" di Euripide) e paralleli forti (al Lido come alle Olimpiadi) il grido delle recriminazioni dietro le quinte si spegne nella commozione
Oggi si alza ufficialmente il sipario sulla 82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: ma già da giorni, dietro le quinte, recriminazioni e rivendicazioni mosse con gli appelli arrivati da collettivi di artisti come Venice for Palestine, che hanno animato un dibattito sempre più infuocato, e a cui ieri sera il presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco, e il direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, hanno replicato esaustivamente, intervenendo pubblicamente sulla guerra israelo-palestinese e il dramma quotidiano nella Striscia di Gaza.
E se Buttafuoco ha asserito con nettezza che «la Biennale è stato sempre un luogo di apertura, di confronto, di dialogo. Quello che mi preme sottolineare adesso, nella serenità dovuta a questa istituzione, è che certamente qui mai potrà allignare la censura. Mai potrà allignare l’atteggiamento coercitivo nei confronti della libertà di espressione», Barbera a sua volta ha ribadito la vicinanza della Biennale alle tragedie del mondo, definendo la realtà di Gaza «ingiustificabile»..
Mostra di Venezia al via: Buttafuoco respinge polemiche e richiami all’ordine
Niente sconti, nessun silenzio, insomma: presidente della Biennale e direttore della Mostra del Cinema hanno entrambi ribadito con chiarezza e ribadito con parole forti e misurate al tempo stesso il ruolo fondamentale dell’istituzione veneziana: un luogo che da oltre 130 anni è spazio di libertà, dialogo e confronto. Non solo: entrando a carne viva nel cuore delle polemiche e delle proteste legate al conflitto nella Striscia di Gaza, Buttafuoco in particolare ha invitato a una riflessione più alta, che si sottragga alla semplificazione ideologica e all’indignazione a comando.
Buttafuoco: la Mostra del Cinema come le Olimpiadi
«Rivendico di poter affidare a questa istituzione il compito che una volta era proprio delle Olimpiadi, cioè fare incontrare i popoli anche tra loro nemici, farli incontrare in una direzione molto più alta che è quella dell’espressione della bellezza – ha rilanciato Buttafuoco parlando con i giornalisti –. Della potente capacità di creare e di essere garanzia, nello spirito critico, della libertà. È qualcosa che predichiamo da sempre nella storia della Biennale di Venezia, nei suoi 130 anni. Ed è qualcosa che rivendichiamo e che vogliamo custodire affinché gli artisti, i pensatori, gli uomini liberi e la gente possano trovare in questa istituzione quella cattedra di libertà. Noi facciamo quello che da sempre abbiamo fatto: siamo aperti al dialogo e al confronto».
Ricordi e citazioni alzano il livello del dibattito e affossano le polemiche pretestuose
Di più. Per rinvigorire il suo messaggio, Buttafuoco ha utilizzato un ricordo recente legato alla Mostra e una citazione classica. E allora, prima ha voluto ricordare «la presenza dell’attore Fabio Testi – un attore italiano che con la sua storia e il suo ruolo potente nell’immaginario del cinema – alla scorsa edizione della kermesse del Lido ha mostrato un cartello dove invitava alla consapevolezza di quello che stava accadendo in Palestina. «Ecco, lo ha fatto senza reclamare nessuna retorica, senza esercitare quell’estetica da divano, da dove è difficile individuare la parte giusta, accomodarsi lì e alzare il ditino nei confronti “di chi che sia”, giusta citazione di Totò», ha sottolineato Buttafuoco parlando tra le righe.
L’esempio di Fabio Testi
Poi, sull’episodio ha emblematicamente aggiunto in calce: «Mi piace ricordare che l’esempio di Fabio Testi fu di assoluta creatività e di libertà, portando tutti a riflettere con serietà su una tragedia». Perché «non c’è niente di più triste che speculare su qualcosa che reclama innanzitutto pudore, consapevolezza». E con tanto di richiamo «a quello che è la nostra capacità di valutare e giudicare le cose fuori dalla retorica», ha chiosato sul punto: «Fatti, non salotti».
Tra le righe di Euripide
Infine, in un silenzio carico di emozione, la citazione che chiude il cerchio delle sue argomentazioni: Buttafuoco ha letto un brano tratto dalle Troiane di Euripide, evocando il dolore delle madri e dei bambini vittime della guerra, con un chiaro riferimento ai massacri che continuano a colpire la popolazione palestinese. La scelta del testo classico, carico di dolore e pietà, ha dato voce all’indicibile, rievocando l’universalità del lutto e della perdita nelle guerre di ogni tempo.
Con voce rotta dalla commozione, Buttafuoco ha poi aggiunto tra l’altro: «Si comincia a fare rumore quando i bambini muoiono. Euripide ci dà gli anticorpi per non accettare ciò che stiamo accettando, giorno dopo giorno». E il pubblico non ha potuto che rispondere con un lungo applauso, tributando così un momento di silenziosa solidarietà e riflessione all’interno di uno dei contesti culturali più prestigiosi del panorama internazionale.
Barbera: «La Biennale è tutt’altro che indifferente di fronte alle tragedie del mondo»
Dopo Buttafuoco, è intervenuto Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia che sulla linea di chi lo ha preceduto, ha dichiarato a sua volta: «Assistiamo impotenti a un massacro che non possiamo giustificare in alcun modo». Sottolineando: «La Biennale è tutt’altro che indifferente di fronte alle tragedie del mondo. Non è chiusa rispetto al resto del mondo, a quello che sta succedendo, a ciò che ci circonda. Anche qui testimoniamo la nostra partecipazione a eventi così drammatici, dei quali auspichiamo al più presto la conclusione».
L’accorato appello di don Capovilla: «Fermiamo il male»
Infine, anche il parroco e attivista per la pace don Nandino Capovilla, invitato da Barbera e Buttafuoco, si è confrontato sul tema che ha infiammato atosfera, preparativi e attese della Mostra di Venezia al via oggi. Il sacerdote ha definito la situazione a Gaza un «genocidio» e ha letto una supplica di un patriarca di Gerusalemme. Parole forti, cariche di dolore e responsabilità, quelle pronunciate dal prelato – che agli inizi di agosto è stato bloccato in aeroporto a Tel Aviv e colpito da un “decreto di espulsione” da dove si era recato insieme a un gruppo del movimento Pax Christi per un pellegrinaggio di una quindicina di persone – che ha tuonato: «Fermiamo il male».
Dalla supplica del patriarca di Gerusalemme alle parole del funzionario Onu
Poi, come un fiume in piena, il sacerdote – impegnato da anni nella campagna di solidarietà con i palestinesi del movimento cattolico Pax Christi, di cui è stato anche coordinatore nazionale dal 2009 al 2013 – ha citato le parole recenti di Tom Fletcher, sottosegretario generale dell’Ufficio Onu per gli Affari Umanitari: «Questa è una carestia che ci perseguiterà tutti. Avremmo potuto prevenirla. È una carestia usata come arma di guerra, causata dalla crudeltà, giustificata dalla vendetta, resa possibile dall’indifferenza, sostenuta dalla complicità».
La condanna anche di Hamas
E nel condannare l’uso delle armi, da qualsiasi parte provenga, ribadendo l’importanza dei diritti umani universali e della non violenza, è arrivato anche ad esprimere una chiara condanna nei confronti di Hamas: «Certamente dobbiamo indurre Hamas a porre fine ai suoi atti terroristici. Eviterebbe di aggiungere dolore a dolore». E Gaza, entrata dalle retrovie artistiche sul palco del Lido, ora lascia il posto a un’altra contesa: quella dell’agone cinefilo per la conquista del Leone d’oro. Ma questa è un’altra storia…