CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Espulsione dei migranti in Albania, un’altra sentenza-scandalo della Corte Ue. Il governo: “Solita invasione di campo”

Il cavillo sui "paesi sicuri"

Espulsione dei migranti in Albania, un’altra sentenza-scandalo della Corte Ue. Il governo: “Solita invasione di campo”

Politica - di Robert Perdicchi - 1 Agosto 2025 alle 11:48

La mano pesante dei giudici, ancora una volta, si abbatte sulle decisioni politiche mentre la gamba tesa prova a spaccare quel modello che l’Italia sta sperimentando e l’Europa vuole adottare sulle espulsioni e i rimpatri dei migranti clandestini. La decisione della Corte di Giustizia della Ue arriva puntuale, ancora una volta, a mettere i bastoni tra le ruote del governo puntando sui cavilli dei regolamenti sui “paesi sicuri”, che come più volte abbiamo visto spesso e volentieri coincidono non solo con quelli di destinazione dei migranti, ma anche quelli nei quali tutti noi europei andiamo tranquillamente a fare le vacanze. Ma per la Corte Ue, “fino all’entrata in vigore di un nuovo regolamento destinato a sostituire la direttiva attualmente applicabile, uno Stato membro dell’UE non può designare come Paese di origine sicuro un Paese terzo che non soddisfi, per alcune categorie di persone, le condizioni sostanziali di questa designazione”.

Migranti, l’ennesimo boicottaggio dei giudici al modello Italia-Albania

La Corte di Giustizia dell’Ue, nella sentenza che riguarda il caso di due cittadini del Bangladesh che erano stati portati dalle autorità italiane in un Cpt in Albania, si schiera dalla parte di chiunque venga trasferito altrove. “Il giudice del rinvio sostiene che, contrariamente al regime normativo precedente, l’atto legislativo dell’ottobre 2024 – per il quale vengono designati i Paesi di origine sicuri dall’Italia – non precisa le fonti di informazione sulle quali il legislatore italiano si è basato per valutare la sicurezza del Paese”, recita il testo. “Le fonti di informazione su cui si fonda la designazione devono essere sufficientemente accessibili, sia per il richiedente che per il giudice competente“, spiegano i giudici della Corte di Lussemburgo. Inoltre, la Cgue sottolinea che uno Stato membro non può includere un Paese nell’elenco dei Paesi di origine sicuri qualora esso non offra una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione. Roba da azzecca-garbugli, a quanto pare, ma quanto basta per scatenare l’entusiasmo dei vari Fratoianni e Magi: “Cancellato il modello Albania!”.

I paletti della Corte di Giustizia europea e la reazione di Palazzo Chigi

“Uno Stato membro non può invocare un afflusso imprevedibile di richiedenti protezione internazionale per sottrarsi all’obbligo di provvedere alle esigenze di base dei richiedenti asilo. L’inadempimento di tale obbligo può far scattare la responsabilità dello Stato membro interessato”, dice ancora la sentenza. Ma la reazione di Palazzo Chigi è durissima. “Sorprende la decisione della Corte di Giustizia UE in merito ai Paesi sicuri di provenienza dei migranti illegali. Ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche. La Corte di Giustizia Ue decide di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, bensì sulla parte della politica migratoria relativa alla disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari. Così, ad esempio, per l’individuazione dei cosiddetti Paesi sicuri fa prevalere la decisione del giudice nazionale, fondata perfino su fonti private, rispetto agli esiti delle complesse istruttorie condotte dai ministeri interessati e valutate dal Parlamento sovrano. È un passaggio che dovrebbe preoccupare tutti – incluse le forze politiche che oggi esultano per la sentenza – perché riduce ulteriormente i già ristretti margini di autonomia dei Governi e dei Parlamenti nell’indirizzo normativo e amministrativo del fenomeno migratorio. La decisione della Corte indebolisce le politiche di contrasto all’immigrazione illegale di massa e di difesa dei confini nazionali. – è scritto in una nota del governo – È singolare che ciò avvenga pochi mesi prima della entrata in vigore del Patto Ue su immigrazione e asilo, contenente regole più stringenti, anche quanto ai criteri di individuazione di quei Paesi: un Patto frutto del lavoro congiunto della Commissione, del Parlamento e del Consiglio dell’Unione europea. Il Governo italiano per i dieci mesi mancanti al funzionamento del Patto europeo non smetterà di ricercare ogni soluzione possibile, tecnica o normativa, per tutelare la sicurezza dei cittadini”.

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Robert Perdicchi - 1 Agosto 2025