
Esequie tra lacrime e sdegno
Dolore e rabbia ai funerali di Cecilia De Astis: in centinaia per l’addio. Intanto 3 dei 4 minori rom in fuga rintracciati: vanno in comunità
La cerimonia funebre è stata un momento di profonda commozione, ma anche di accesa indignazione per una morte che ha scosso profondamente l'intera comunità. E mentre Milano (e non solo) piange, 3 dei ragazzini responsabili dell'investimento e in fuga, vengono rintracciati e affidati alle comunità. Si cerca il quarto
Un’intera comunità, e con essa un Paese intero, si è stretta oggi attorno alla famiglia di Cecilia De Astis, la 71enne che lunedì scorso è morta a Milano dopo essere stata investita da un auto con a bordo quattro minorenni rom. Una chiesa gremita, tra commozione a indignazione, ha tributato l’estremo saluto alla donna, e le condoglianze ai suoi familiari: i figli e la sorella della vittima su tutti. Circa 200 le persone presenti nella chiesa di San Barnaba, nel quartiere Gratosoglio.
Milano: funerali di Cecilia De Astis, travolta e uccisa da un’auto. 200 persone in chiesa
La cerimonia funebre ha rappresentato un momento di profonda commozione, ma anche di rabbia e indignazione per una morte che ha scosso profondamente l’intera comunità. La bara, adornata con mazzi di gerbere gialle e altri fiori, è stata il fulcro di un dolore palpabile. In un momento toccante, uno dei figli della vittima, Filippo Di Terlizzi, ha portato in chiesa un’orchidea, simbolo del candore della madre e del dolore che l’evento ha lasciato. «Questo bianco mi ricorda il candore di mia mamma», ha detto, «e questo viola un po’ richiama l’evento traumatico che ha portato alla sua dipartita».
Don Paolo nell’omelia funebre: «C’è indignazione, ma non serve la rabbia»
Così, per stemperare il dolore (e dargli un senso) e provare a mitigare l’indignazione dei più (palpabile), l’omelia di don Paolo Steffano, parroco della comunità pastorale del Gratosoglio, durante i funerali di Cecilia De Astis ha cercato di dare un senso a una tragedia apparentemente senza senso, citando il cantautore Fabrizio De André. «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. E noi qui a Gratosoglio sicuramente non abbiamo diamanti, ma abbiamo molti fiori, non dimentichiamoli. E se non li vediamo andiamo a cercarli».
Aggiungendo anche parole che sono risuonate come un monito: «Non servono gli scatti di rabbia. Grazie Filippo, Gaetano che pur avendo il cuore gonfio non vi siete lasciati prendere, come tanti altri. Certo, un po’ di indignazione ce l’abbiamo tutti e non può non esserci. Ma non serve la rabbia», ha voluto sottolineare il celebrante nella sua omelia funebre.
L’omelia funebre: «Basta scaricabarile: servono fatti concreti»
Che poi, però, nella sua commemorazione, non ha mancato di ribadire: «Non servono i discorsi, i proclami, né lo scaricabarile e lo scarico di responsabilità. È sempre colpa di un altro, di un’altra istituzione – ha anche detto –. Non servono neppure i documenti sulle periferie. Nemmeno le encicliche sulla convivenza pacifica. Servono fatti concreti. Ecco di che cosa abbiamo bisogno». «Abbiamo bisogno, riprendendo le parole del nostro arcivescovo, di uomini e donne dal fuoco dentro, concrete, che abitano e vivono la nostra realtà».
Funerali Cecilia De Astis, il parroco: «Pregare per i bambini per insegnare loro l’amore»
«Ecco a me piace immaginare così: di Gratosoglio che ha bisogno di istituzioni, di privati che investano con continuità sulla povertà educativa, sulla scuola, sulle associazioni sportive, le cooperative di quartiere, sulle parrocchie – ha poi concluso don Paolo –. Ma tutto questo lo vorrei affidare a Cecilia. Cecilia, mi permetto di affidarti le nostre speranze. Ti chiedo da lassù di benedire i tuoi figli, ma anche il nostro quartiere, che hai sempre amato». E anche Anche don Davide Bertocchi, un altro parroco della parrocchia, ha aggiunto la sua voce, chiedendo di pregare per i giovani responsabili della morte di Cecilia. «Nessuna persona è da considerare nemica», ha affermato, sottolineando la necessità di sperare che i ragazzi «trovino qualcuno che sappia insegnare loro l’amore che vince il male».
Il figlio della vittima: «Sono bambini, ma devono sapere cosa è giusto e cosa sbagliato»
Dal canto suo, la sorella della vittima, Lina De Astis, ha espresso un dolore misto a rabbia per quanto accaduto, definendo la morte di Cecilia «il fallimento della società». I figli della 71enne, dal canto loro, pur riconoscendo la giovane età dei responsabili, hanno invece chiesto giustizia. «A 12 anni un minimo di coscienza la devi avere. Devi sapere cosa è giusto e sbagliato», ha detto il secondogenito della vittima Gaetano Di Terlizzi, aggiungendo una nota di speranza: «Forse la legge trova qualcosa… Ma il divino sistema tutto».
Rintracciati 3 dei 4 minori rom fuggiti dal campo: vanno in comunità
La giornata di dolore è stata accompagnata da importanti sviluppi sul fronte investigativo. La Polizia Locale di Milano ha rintracciato tre dei quattro minori rom che, dopo aver investito e ucciso Cecilia, si erano dati alla fuga. I tre ragazzi si erano allontanati dal campo di Via Selvanesco, dove risiedevano, e sono stati trovati e fermati in Piemonte, a Beinasco, e sull’autostrada A6 Torino-Savona.
Una prima risposta alla richiesta di giustizia che si è levata con forza durante i funerali…
Nel dettaglio: una ragazzina è stata fermata, con la collaborazione della polizia stradale del compartimento Piemonte, sull’autostrada A6 Torino-Savona all’altezza del casello di Fossano in direzione Ventimiglia. Due fratelli, tra cui il conducente dell’auto che ha provocato il decesso di Cecilia De Astis, sono stati fermati in Piemonte in un terreno agricolo nel Comune di Beinasco. Tutti e tre i minori sono stati affidati a comunità protette, in attesa delle decisioni del tribunale. Intanto, sono in corso le attività per rintracciare il quarto minore, che risulta ancora in fuga. L’arresto dei ragazzi, anche se provvisorio, ha offerto una prima risposta alla richiesta di giustizia che si è levata con forza durante i funerali.