
Nessuna assoluzione
Delpini, arcivescovo di Milano, scomunica giunta Sala e toghe rosse: “Città senza speranza, non mi fido dei magistrati che cercano la ribalta ai fini politici”
Milano ”ha le energie” per ripartire, ma quello che le manca ”è la speranza, è la fiducia, è l’ambizione di preparare una città migliore di quella attuale per le prossime generazioni”. Così l’arcivescovo Mario Delpini intervistato dal Corriere della Sera. In una città travolta dall’inchiesta urbanistica, l’arcivescovo mantiene la sua fiducia ”nella gente che lavora onestamente e che assume responsabilità per il bene comune”.
L’arcivescovo Delpini al Corriere della Sera
”Ho stima e fiducia nei magistrati che svolgono il loro lavoro con coscienziosità e con la sincera ricerca della verità – aggiunge -. Non di quelli che cercano la ribalta della notorietà e l’effetto politico degli indizi, piuttosto che la valutazione obiettiva dei comportamenti dei cittadini. Ho stima e fiducia negli amministratori che assumono la responsabilità del bene comune con onestà e intelligente lungimiranza. Ma non di quelli che asserviscono il loro potere a interessi di parte o personali. Ho stima e fiducia negli operatori della comunicazione che informano la gente con onestà ed equilibrio. Ma non di quelli che fanno dell’informazione un’arma per condannare, se non diffamare, con inappellabile severità, prima che le vicende giudiziarie si concludano”.
Sul tema della casa la Chiesa ambrosiana è sempre stata in prima linea, grazie anche al Fondo Schuster, Il Fondo ”ha come sottotitolo ‘Case per la gente’, si è avviato da pochi mesi e l’intenzione non è, ovviamente, risolvere il problema abitativo quanto dimostrare che si può affrontare se si uniscono le forze e se molti investono risorse e intelligenza, invece che stare a guardare, deprecare il malandare e pensare a come far prosperare i propri affari” spiega Delpini.
“Il criterio del ‘maggior profitto possibile è un idolo”
Sulle dinamiche immobiliari milanesi, Delpini, ritiene di non essere in grado di dare giudizi, avanzando al contempo una riflessione: ”Quando una cosa promette di essere redditizia – afferma -, chi ha risorse decide di investire e si aspetta che il suo investimento renda quanto più possibile. Forse la città si è messa sul mercato come ‘una cosa che promette di essere redditizia’, invece che presentarsi come una comunità in cui potrebbe essere desiderabile abitare”. ”Il criterio del ‘maggior profitto possibile’ può diventare come un idolo intrattabile che diventa sempre più avido e pretende che tutto sia a lui sacrificato: la vita della gente, il suolo, l’ambiente, le relazioni”.
A Milano si fatica a cercare il “bene comune”
Delpini ha sottolineato in più occasioni come Milano rischi di diventare una città molto attraente per turisti, imprenditori, costruttori e fondi di investimento, dimenticandosi della gente comune. ”Le questioni sono complesse e le scelte difficili: se la città non attira investimenti, si condanna al declino; se la città attira investimenti dell’idolo avido di guadagnare, si condanna al deserto e alla disperazione” dice. ”Mi sembra che Milano in queste settimane assomigli a un condominio i cui abitanti hanno perso la stima gli uni negli altri, non riescono a trovare le parole e le frasi per individuare il bene comune, per costruire insieme il futuro, per far fronte ai bisogni. Occorre tornare a sentirsi ‘autorizzati a pensare’, a riscoprire l’arte del buon vicinato, a ritrovare il coraggio di fare il primo passo nel cercare il bene per tutti” sostiene.