
L'intervista
«Da Gualtieri un messaggio devastante sulla casa: chi occupa viene premiato. E i romani pagano il conto». Parla Federico Rocca
Il consigliere comunale di FdI affronta il caso dell'immobile occupato di via Calpurnio Bibulo, per il quale il Comune di Roma ha deliberato l'acquisto per 22 milioni: «Legittima l'illegalità con l'uso di risorse pubbliche. È inaccettabile»
Il tema casa, a Roma, è al centro del dibattito politico e sociale da molti anni, indipendentemente dal colore delle amministrazioni. Un tema caldo che, a seguito delle scelte e delle manovre di palazzo del sindaco Roberto Gualtieri e dei suoi assessori, rischia di far discutere per tutta l’estate e non solo, specie se si tiene in considerazione che ultimamente il tema dell’urbanistica in Italia, con il caso Milano, e quello delle occupazioni a Roma, con l’esplosione pochi giorni fa dell’inchiesta sul racket, sono sotto la lente d’ingrandimento di magistratura e opinione pubblica. Un contesto che nella Capitale fa apparire ancora più controverso il caso della recente delibera per l’acquisto dell’immobile di via Calpurnio Bibulo, che compariva in cima all’elenco degli immobili attualmente occupati e da sgomberare in via prioritaria. Ne abbiamo parlato con il consigliere di Fratelli d’Italia Federico Rocca, da tempo impegnato nel contrasto alle occupazioni abusive e che per primo ha portato il tema in Aula Giulio Cesare.
Consigliere, lei ha parlato di una vera e propria «operazione scandalosa». Può spiegarci quali sono, secondo lei, gli elementi più gravi di questa vicenda?
«L’utilizzo di risorse pubbliche per sanare un’occupazione abusiva è inaccettabile. Non è una risposta a chi aspetta da anni in graduatoria, ma un premio a chi viola le regole. Roma Capitale, così facendo, legittima l’illegalità e manda un segnale devastante: se occupi, sei premiato; se rispetti la legge, sei ignorato».
Il Comune ha deliberato l’acquisto dell’immobile per 22 milioni di euro, mentre il ministero dell’Interno dovrà versare altri 8 a titolo risarcitorio della proprietà. In totale, circa 30 milioni di fondi pubblici. È un prezzo congruo per uno stabile occupato da anni?
«Assolutamente no. Parliamo di un immobile acquistato nel 2017 dalla Loanka Srl per 13 milioni, ora rivenduto con un profitto clamoroso. Da parte loro è un’operazione legittima, ma stride che gli occupanti e le realtà che li spalleggiano, da Asia-Usb al Movimento per il diritto all’abitare di Roma, parlino di “atto di giustizia sociale” o “patrimonio sottratto alla speculazione”: la vera speculazione è quella fatta sulla pelle dei cittadini romani».
Come giudica la tempistica con cui è stata portata avanti questa delibera, a fine luglio e con il Consiglio quasi in pausa estiva?
«La giudico una tempistica sospetta. Hanno portato in aula la delibera con una velocità impressionante, senza dare all’opposizione il tempo materiale per presentare emendamenti o fermare l’operazione. Il vero allarme, però, è che questa potrebbe essere solo la prima: nell’assestamento di bilancio sono stati stanziati 80 milioni per l’Edilizia Residenziale Pubblica. Temiamo che questo sia l’inizio di una strategia più ampia, e che presto altri stabili occupati verranno acquistati e assegnati agli occupanti».
In base a quanto risulta agli atti, lo stabile è urbanisticamente conforme? Sono mai stati effettuati controlli seri su agibilità, impianti, sicurezza e numero effettivo di appartamenti?
«Sappiamo che gli appartamenti sono 98, ma non è chiaro se tutti siano conformi al catasto. Non risultano controlli approfonditi. Trattandosi di un’occupazione abusiva, nessun tecnico di Roma Capitale poteva entrare; quindi, non c’è contezza di quello che troveremo, francamente. Ora toccherà all’amministrazione farsi carico di ogni adeguamento strutturale, catastale e impiantistico. Tradotto: saranno i romani a pagare tutto, fino all’ultimo euro».
Ci sono rischi che l’acquisto da parte del Comune venga percepito come una “sanatoria mascherata” per gli occupanti, bypassando le graduatorie regolari per le case popolari?
«Altroché. È già successo nel caso del complesso edilizio di via del Porto Fluviale, dove 57 appartamenti sono in corso di ristrutturazione con 11 milioni di fondi Pnrr e assegnati a chi li occupava. Le graduatorie, così, diventano carta straccia. Si favorisce la legge del più forte: occupi e ti premiano, aspetti e ti ignorano. Questo è il vero scandalo».
Lo stabile di Via Bibulo è al centro dell’attenzione e sotto sgombero già da diversi anni, ora è arrivato l’acquisto. L’elenco di occupazioni romane da sgomberare non è più valido?
«Nel 2023 ci fu una riunione in Prefettura alla presenza del sindaco Gualtieri per ribadire l’elenco degli immobili da sgomberarsi, e via Bibulo era al primo punto. Quindi Gualtieri prima ha condiviso quell’elenco col Prefetto, salvo poi salvare i primi della lista acquistando il loro immobile. Una mossa che va anche contro gli accordi presi con il Prefetto stesso. Cosa dobbiamo pensare, che tutti gli immobili nello stesso elenco faranno la stessa fine? È un dubbio che sorge lecito».
Chi pagherà per i lavori di riqualificazione e messa a norma dell’edificio? Ci sono già cifre o stime ufficiali?
«Ad oggi non c’è alcuna stima ufficiale. Ma, come dicevo, è evidente che, essendo stato acquistato da Roma Capitale, ogni intervento di ristrutturazione sarà a carico della collettività. Dubito che la Loanka Srl spenderà un solo euro per adeguare l’immobile prima della cessione».
Quale messaggio crede che stia passando a migliaia di romani in attesa da anni di una casa popolare, nel vedere immobili occupati premiati con l’acquisto pubblico?
«Un messaggio devastante: chi occupa ottiene tutto, chi aspetta viene ignorato. Il caso del Porto Fluviale è da manuale. La giunta Gualtieri ha completamente ribaltato il principio di legalità. Invece di tutelare i più fragili e chi rispetta le regole, premia i prepotenti. È un precedente pericoloso che rischia di diventare la norma. Tutti si potrebbero sentire legittimati a delinquere a questo punto».
Ritiene che questa operazione possa configurarsi come un favore politico ad ambienti legati alla sinistra antagonista romana?
«C’è un filo rosso chiarissimo. Non dimentichiamo che il sindaco Gualtieri ha partecipato a incontri nello Spin Time, il palazzo occupato in via Santa Croce di Gerusalemme. L’assessore Zevi è coinvolto in chat con personaggi sotto indagine o accostati al racket delle occupazioni, come Luca Fagiano, che dava indicazioni — poi accolte — sul regolamento degli immobili comunali. Si va oltre i semplici sospetti».
Cosa proponete voi come opposizione in alternativa? Quali strategie e strumenti vorreste vedere messi in campo per affrontare seriamente l’emergenza abitativa a Roma?
«Non si può più parlare di emergenza dopo svariati decenni, è una questione strutturale, lo chiamerei semplicemente “problema casa”. Serve un vero piano di housing sociale per aiutare il ceto medio e le giovani coppie, anche tramite strumenti come il mutuo sociale, per aiutare chi non ha grandi disponibilità economiche a poter a avere una casa. Un altro strumento potrebbe essere l’affitto calmierato con riscatto. E poi Roma Capitale deve acquistare – da enti, fondazioni o anche da privati – immobili liberi per far scorrere davvero le graduatorie: ci sono circa 17.000 persone in attesa. Se non si agisce così, le graduatorie non hanno più senso. Oggi il messaggio che passa è che rispettare la legge non serve a nulla».