
Il ritorno alle origini
Da Cindy Crawford a Sydney Sweeney: quando la “ragazza della porta accanto” torna di moda e la bellezza fa infuriare la sinistra
Dalla top model anni ’90 allo spot iconico, fino alla star di Euphoria sulla Mustang: polemiche politiche, titoli in Borsa in ascesa e il ritorno dell'autentico fascino femminile
Nel 1992 Cindy Crawford scendeva da una Lamborghini rossa, canotta bianca e shorts di jeans, per sorseggiare una Pepsi. Spot essenziale, seducente, privo di filtri: incarnava il fascino spontaneo e familiare, quello che tutti potevano immaginare di incontrare al bar sotto casa. Trentatré anni dopo, Sydney Sweeney si appoggia a una Mustang d’epoca e, con un gioco di parole tra jeans e genes, riporta in primo piano quello stesso archetipo: una bellezza luminosa, rassicurante, una “ragazza della porta accanto” che non ha bisogno di artifici per colpire.
Non è nostalgia: è mercato
La campagna di American Eagle, accusata da sinistra di promuovere ideali “regressivi” e persino “nazisti”, ha invece mosso i mercati: titoli in crescita del 20% e profitti destinati a beneficenza. L’attrice americana non ha reinventato la pubblicità: ha ripreso un format che funziona da sempre, in cui il bello puro e genuino è il prodotto, il messaggio e la calamita per l’attenzione.
Il dito medio al woke
Per un decennio il marketing woke ha cercato di ridefinire il concetto di desiderabilità: smagliature, pance morbide, seni cadenti, imperfezioni erette a bandiera del progresso… o meglio dire del progressismo. Un’operazione più ideologica che estetica, volta a neutralizzare l’attrattiva fisica. Sweeney ribalta la narrativa, portando in scena una femminilità che non si vergogna di piacere.
Bellezza contro bruttezza?
Il senatore repubblicano del Texas Ted Cruz ha commentato su X: “Wow. Ora la sinistra pazza si è scagliata contro le belle donne. Sono sicuro che questo avrà un grande successo nei sondaggi”. Una frase che sintetizza la percezione diffusa a destra: negli ultimi anni, a sinistra sembra essere la bruttezza ad essere celebrata, come se la bellezza naturale fosse di per sé un privilegio da condannare. È un rovesciamento estetico in cui la pubblicità “inclusiva” ha spesso trasformato l’inestetismo in crociata e il piacere in patriarcato sospetto.
La bellezza “all’italiana”
In questo ritorno si riconosce un tratto profondamente mediterraneo: l’idea che la bellezza sia armonia, proporzione e vitalità, e possa essere celebrata senza sensi di colpa. Non la magrezza estrema dei primi Duemila, non le proporzioni esasperate degli ultimi anni, non il bisturi trasformato in filtro permanente, ma una femminilità piena, naturale, vicina.
Dal poster in camera al feed di Instagram
Crawford e Sweeney condividono una consapevolezza che disturba i detrattori: il fascino “ragazza della porta accanto” funziona ancora come leva commerciale e culturale. È desiderato, imitato, e quando viene mostrato senza ipocrisie scatena reazioni viscerali e virali. Forse perché ricorda una verità: non tutte le bellezze sono uguali, e il pubblico continua a preferirne alcune più di altre.
Il punto
Se lo spot Pepsi del ’92 è diventato iconico senza una riga di dibattito, quello di Sweeney è finito nel tritacarne culturale del 2025. Ma il risultato, paradossalmente, è identico: tutti parlano di lei, e il marchio vende. Segno che, tra algoritmi e campagne educative, una costante resta intatta: siamo ancora attratti — o intimoriti — dal fascino semplice, diretto e vicino della ragazza della porta accanto.