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Commissione, Francia e Germania schierate con l’Italia sui Paesi sicuri. Cassese: «Dalla Corte Ue una sentenza suicida»

L'invasione delle toghe

Commissione, Francia e Germania schierate con l’Italia sui Paesi sicuri. Cassese: «Dalla Corte Ue una sentenza suicida»

La sentenza sui migranti è un colpo alla politica, al diritto e alla tenuta dell'Europa, non al governo Meloni. Ma la sinistra è troppo accecata dalla propaganda per capirlo (o ammetterlo)

Politica - di Sveva Ferri - 2 Agosto 2025 alle 16:31

Non una sconfessione delle politiche migratorie italiane, come vanno dicendo a sinistra, ma una bordata alla possibilità dell’Ue di mantenere «un ordine giuridico unitario» e a quella degli Stati membri di determinare le proprie politiche. È questo, in realtà, l’effetto della sentenza della Corte di giustizia Ue sui Paesi sicuri, sollecitata dai giudici italiani per contrastare il modello Albania. Non a caso, anche la Commissione Ue, la Francia, la Germania e altri Paesi, come la socialdemocratica Danimarca, si erano schierati preventivamente a sostegno della tesi italiana, presentando memorie su come e perché, in sintesi, la definizione di Paese sicuro sia in capo al legislatore e non ai giudici. E, dunque, sia materia di competenza prettamente politica.

Cassese: «Dalla Corte di giustizia Ue una sentenza suicida»

«La Corte di giustizia dà mano libera a ciascuna Corte nazionale di stabilire se un Paese è sicuro oppure no. Apre così la strada all’affermazione di una pluralità di diritti, tanto numerosi quanti sono i giudici», ha spiegato il presidente emerito della Corte costituzionale, Sabino Cassese, in un’intervista al Foglio. Per Cassese «se la Corte di giustizia voleva mantenere il principio dell’unità del diritto, è riuscita a ottenere l’opposto». «Si tratta di una sentenza suicida perché sembra affermare che l’Ue non è un ordine giuridico unitario, ma una babele di diritti», ha concluso il presidente emerito della Consulta, sottolineando che la sentenza è anche «inutile sia perché ora dovrà pronunciarsi la Cassazione italiana sia perché dal 2026 entra in vigore la nuova disciplina europea che prevede lesa sede europea per definire i paesi sicuri».

Le memorie di Commissione Ue, Francia e Germania a sostegno della tesi italiana

A illuminare, invece, le implicazioni di carattere politico c’è la scelta degli altri Stati membri e della stessa Commissione Ue di appoggiare la tesi italiana. La presentazione delle memorie era nota da tempo. Oggi, sempre Il Foglio ne illustra in esclusiva i contenuti. In particolare, la Commissione nella sua memoria ha ricordato che la direttiva 2013/32 non solo non impedisce che «la designazione dei Paesi sicuri sia contenuta in un atto legislativo, come avvenuto in Italia», ma parla esplicitamente di «normativa», dunque di una legge e non di atto amministrativo (aspetto sottolineato anche da Cassese), e aggiunge che «la direttiva non osta all’adozione da parte degli Stati membri di atti legislativi con cui vengono designati i paesi di origine sicuri».

La Francia, invece, ha difeso il principio per cui la definizione di Paese sicuro si può adottare anche prevedendo delle specifiche eccezioni, dunque il contrario di quanto previsto dalla Corte Ue secondo la quale un Paese o è tutto e per tutti sicuro o non può essere definito tale. Un passaggio cui si è indirettamente riferito anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, quando nell’intervista di oggi a Repubblica ha sottolineato che «se all’Onu dovessero votare soltanto i Paesi considerati sicuri, ne resterebbero ben pochi».

Infine, nella memoria della Germania si legge che «un legislatore nazionale può designare direttamente, con un atto legislativo primario, un Paese terzo come Paese di origine sicuro» e i giudici possono sì valutare, ma il singolo caso personale, non l’impianto legislativo. «Il punto vero, alla fine, è uno: chi ha il diritto di decidere se un Paese è sicuro o meno: un governo eletto o un magistrato in Lussemburgo?», si chiede l’articolo.

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di Sveva Ferri - 2 Agosto 2025