
Qualcosa non torna
Autogrill, indagato anche il turista ebreo. Digos al lavoro, la Procura apre 2 fascicoli separati
Qualcosa non torna nella dinamica dell’aggressione di gruppo a un turista francese ebreo, Elie Sultan, all’autogrill di Linate, sulla A8. Sembrava un episodio gravissimo dettato dall’odio antisemita, coltivato da gruppi pro Pal, che si respira in Europa, Italia compresa. Ma c’è qualcosa che non torna dalle versioni contrapposte. La Digos sta indagando: in totale sono quattro le persone indagate per l’episodio avvenuto domenica 27 . Due i fascicoli separati aperti dalla procura di Milano: i tre di origine palestinese devono rispondere di percosse aggravate dall’odio razziale, mentre anche il turista francese di origine ebraica (che aveva girato il video con il suo cellulare) è accusato di lesioni aggravate dall’odio razziale.
Scontro in autogrill, indagato dalla procura anche l’ebreo
Difficile ancora capire chi ha dato l’avvio alla rissa violenta fra il turista francese di 52 anni che indossava la kippah e viaggiava con il figlio di 6 anni, e un gruppo di una quindicina di arabi. “C’è una prova incontestabile – ripete Sultan – e sono i video”. La Procura frena e per ora procede con una doppia iscrizione. Altro particolare da tenere in considerazione, secondo gli inquirenti, il fatto che il turista francese si è curato da solo mentre i tre filopalestinesi sono andati in ospedale e uno ha presentato un referto medico con una prognosi di sette giorni.
La Procura procede con una doppia iscrizione
Elie Sultan ha raccontato di aver vissuto un incubo. Lui e il figlio scendono dall’auto per andare alla toilette. Quindi incrociano i filopalestinesi che hanno iniziato a insultarli, “andate all’inferno”, “assassini, tornate a casa. Qui non siamo a Gaza”. A quel punto estrae il cellulare e riprende la scena. All’uscita dai bagni lo scontro verbale diventa fisico fra calci e pugni. Ma l’avvocato degli arabi, Federico Battistini, dà una lettura capovolta dei fatti: «L’uomo che sosteneva di essere stato aggredito è stato in realtà il primo a dare una testata a uno dei miei assistiti. Colpevole di avergli chiesto di cancellare il video in quanto lesivo della propria privacy, e a sferrare un pugno al fratello”.
La versione del legale degli arabi: ha iniziato lui
“Da qui prosegue – l’avvocato – la reazione dei miei clienti e dei loro famigliari , scevra da qualsivoglia finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso”. Il turista francese rilancia e contrattacca: “Dicono che avrei reagito per aver visto un ciondolo con la Palestina. Ma non l’ho visto e comunque non avrei mai avuto un comportamento simile. Cercano di deformare le informazioni ma c’è la giustizia». E ancora: “Si difendono, le loro foto sono dappertutto in Italia, lo capisco ma i video sono incontestabili”.