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Amorese: “A sinistra pochi scampoli di identità e sciacallaggio. A destra nuovi linguaggi e la smania di andare oltre”

Msi nel mirino degli ignoranti

Amorese: “A sinistra pochi scampoli di identità e sciacallaggio. A destra nuovi linguaggi e la smania di andare oltre”

Ai pigri giornalisti antifà che in queste ore attaccano Almirante e il governo replica il parlamentare di FdI, già militante del Fronte della Gioventù. "Non sanno nulla di noi"

Politica - di Gloria Sabatini - 7 Agosto 2025 alle 16:55

Giorni di attacchi scomposti della sinistra e di commentatori di provata fede antifascista al Movimento sociale italiano e giù per li rami a Fratelli d’Italia e al governo Meloni. Ne parliamo con Alessandro Amorese, parlamentare di FdI un passato da militante del Fronte della Gioventù. Ma anche scrittore (suo il libro Fronte della gioventù. La destra che sognava la rivoluzione. Eclettica edizioni), editore, impegnato nella divulgazione di una cultura identitaria e non conformista.

Sembra di essere tornati indietro con le lancetta della storia di qualche decennio. Che effetto le ha fatto leggere certe dichiarazioni a proposito del Msi come il male assoluto (covo di trame nere e stragisti) nel giorno dell’anniversario della strage di Bologna?

«Da una parte confesso che non mi sorprende: i passi indietro della sinistra nella qualità del confronto politico sono evidenti da anni. Un misto di conformismo e approssimazione, rincorrono in questo i 5Stelle, in un derby che squalifica una tradizione che c’era stata anni fa di confronto e civiltà. Usare una giornata così delicata e strumentalizzarla in questo modo bieco è un ulteriore salto verso un livello davvero basso. Uno sciacallaggio vergognoso. Anche solo chiamare in causa il governo Meloni è ridicolo e si commenta da solo».

Il Msi nel mirino, come qualche decennio fa e una sinistra con il torcicollo?

«Mi viene spontaneo un altro paragone: facciamo caso, alla sinistra italiana rimangono ormai ben pochi scampoli di identità, poco che riguardi la loro storia, in parte frantumatasi nel novembre dell’89 e negli anni successivi .Ma in parte interessante da conoscere e rispettare. Più si acuisce questa autodistruzione più si incattiviscono contro la nostra storia. Anche qui, si scade in parodie o banalizzazioni. Ma certi commentatori riescono contemporaneamente ad ammettere una totale ignoranza, facendo rimpiangere altre epoche di giornalismo, e a sgrammaticare abbondantemente su tutte le vicende della Prima repubblica. Sarebbe fin troppo semplice parlare del Pci, dei suoi rapporti stretti con Mosca, etc».

C’è chi come Scanzi e Berizzi hanno tirato in ballo Almirante il fucilatore, il boia schiavo dei nazisti. Su la7 è andata in onda una parodia di Almirante ai limiti della querela…

«Almirante, che non é stato l’unico leader ma sicuramente il più amato e longevo, ha rappresentato un partito vero, ramificato, democratico (congressi, dialettica interna, correnti, ecc) che ha semmai subìto con continuità tentativi di scioglimento, negazione di libertà e sangue, tanto spargimento di sangue, innocente. Pochi giorni fa era l’anniversario della morte di Angelo Nicosia, che da deputato missino venne accoltellato per la sua attività antimafia e per pochi millimetri non morì, sebbene le scorie di quell’attentato lo portarono poi a morire anni dopo. É una storia di esempi, di coraggio, di schiena dritta, di visioni oggi ancora attuali. Altro che criminalizzazione retroattiva, basta!»

Quindi vale la pena difendere quel patrimonio?

«Il Secolo fa benissimo a tutelare questa storia e noi dobbiamo farla conoscere diffondendola. Fratelli d’Italia é un partito plurale, con identità politiche variegate. Sa che spesso tra i più curiosi di conoscere le sfumature della destra politica ci sono proprio i colleghi che da quella storia non provengono?»

Veniamo a tempi più recenti. La sinistra di oggi sembra ignorare non solo la storia politica della destra ma anche l’antropologia di un mondo, soprattutto giovanile, che a metà degli anni 80, si occupava di cultura, musica, ambiente, in modo anche non ortodosso rispetto ai rigidi paletti del partito dei grandi. 

«Su questo c’è ancora più ignoranza. È grazie alla generazione che raccoglie il testimone del mondo giovanile missino dopo il periodo della lunga repressione, che gli anni di piombo hanno una coda meno sanguinosa. Si pensi ai giorni tremendi della morte di Paolo Di Nella, esempio luminoso di una giovinezza in prima linea. I nuovi linguaggi, le grafiche, l’eredità dei campi Hobbit e della Nuova Destra, l’ecologia e tanto altro, sono il frutto di anni seminali e di quella sana voglia di ‘Andare Oltre’. Personalmente essendo ormai da anni il biografo delle organizzazioni giovanili posso parlarne con cognizione di causa, non solo perché ho fatto orgogliosamente parte del FdG e dopo di Azione Giovani».

Ne esce una narrazioni semi-sconosciuta…

«Sono vicende che ci raccontano di unità generazionali, delle grandi contestazioni ma anche di una costruzione di un immaginario che è vivo ancora oggi perché prescinde dalle stagioni politiche. Se altri movimenti giovanili sono stati annichiliti nella fase del riflusso questo non è accaduto con il Fronte della Gioventù e sigle parallele. Che hanno rappresentato anche negli anni ’80 una polarità giovanile che ha interpretato le ansie e le aspettative dei propri coetanei».

Nessuna nostalgia da quelle parti?

«Al contrario, hanno sbiadito maggiormente i preistorici che volevano riportare indietro le lancette al tempo delle chiavi inglesi e delle P38. I soloni odierni non sanno nemmeno del convegno con Antonello Trombadori organizzato alla Sapienza di Roma da Fare Fronte nell’89 dal titolo inequivocabile ‘Spegnere il fuoco’, degli studenti antimafia. O della grande festa di Siracusa con Paolo Borsellino e Alain de Benoist».

Perfino alla fine degli anni ’70 qualche pioniere immaginava il superamento del fascismo e dello schema destra-sinistra.

«Certo, nel decennio precedente quella generazione immaginava e creava, seppur assediata in piazze e atenei: radio, musica, giornalini underground, vitalità e socialità, mentre proprio ai ragazzi che non volevano la contrapposizione violenta, non volevano fare il gioco del ‘sistema’, proprio a loro sparavano addosso. È stata la militanza a non causare altro sangue versato e oggi ancora c’è chi fa i distinguo, disgustosi, su ragazzi come Sergio Ramelli».

Una destra sottotraccia che la sinistra ignora o preferisce non attenzionare.

«È una destra che non piace alla sinistra, come quella di oggi, ma non può essere qualche giornalista che non la conosce a volerla scrivere. La storia si scrive con i documenti, le testimonianze e gli archivi».

E lei ne sa qualcosa anche come studioso e ‘archivista’.

«Sono impegnato da tempo nella costruzione di un archivio nazionale della destra italiana, che serva a tutti, ma in primis a studiosi e ricercatori. Con l’amico Claudio Volante, animatore dell’Archivio Lorien/Archivio delle Destre, stiamo partendo con il progetto ‘La Compagnia dell’Archivio’, al quale stanno aderendo centri studi e associazioni ma anche singoli e seri divulgatori e appassionati. L’idea è quella di federare le varie Fondazioni che esistono e lavorano molto bene, creando un cloud nazionale da alimentare giorno dopo giorno. E si avvicina l’ottantesimo anniversario della fondazione del Msi».

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di Gloria Sabatini - 7 Agosto 2025