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Usa, un morto per peste in Arizona: non succedeva dal 2007. L’Iss: «Non esiste vaccino, fondamentale riconosce i sintomi»
Il decesso avvenuto per la variante polmonare della malattia, considerata la più pericolosa per il potenziale epidemico che la caratterizza: si trasmette da persona a persona attraverso aria e aerosol
A quasi vent’anni dall’ultimo caso, l’Arizona si ritrova a fare i conti con un decesso per peste, nel caso specifico per peste polmonare. Il caso si è verificato nella Contea di Coconino e a darne notizia sono state le autorità sanitarie locali. Secondo il dipartimento della Salute e servizi umani della Contea, l’ultima morte per peste risaliva al 2007, ma in quel caso la persona contagiata aveva avuto un’interazione con un animale morto e infettato dalla malattia.
Un morto per peste in Arizona: non succedeva dal 2007
Secondo quanto riferito dai Cdc (Centers for Disease Control and Prevention), ogni anno negli Stati Uniti vengono segnalati in media sette casi di peste umana. Le autorità della Contea di Coconino, comunque, hanno affermato che il rischio di esposizione per la popolazione rimane basso.
Una malattia ancora diffusa anche nei Paesi industrializzati
Il nostro Istituto superiore di sanità spiega sul proprio sito che «la peste si manifesta principalmente sotto tre forme diverse, che a volte possono anche essere compresenti»: peste bubbonica, peste setticemica e peste polmonare. La peste, malattia infettiva di origine batterica, è tuttora diffusa in molte parti del mondo, anche in alcune regioni dei Paesi industrializzati. A provocarla è il batterio Yersinia pestis, che normalmente ha come ospite le pulci parassite dei roditori, ratti, alcune specie di scoiattoli, cani della prateria.
Le tre varianti di peste: quella polmonare la più pericolosa
Nel caso di peste polmonare, il batterio infetta i polmoni. «Questa forma della malattia può trasmettersi da persona a persona attraverso l’aria o gli aerosol di persone infette e quindi – avverte l’Iss – costituisce una delle forme più pericolose per il potenziale epidemico che la caratterizza. La forma polmonare può derivare anche dalla degenerazione delle altre forme se non sono curate prontamente».
La peste bubbonica, spiegano ancora gli esperti, «è la forma di peste più comune e si manifesta in seguito alla puntura di pulci infette o per contatto diretto tra materiale infetto e lesioni della pelle di una persona. Manifestazione tipica di questa forma è lo sviluppo di bubboni, ingrossamenti infiammati delle ghiandole linfatiche, seguiti da febbre, mal di testa, brividi e debolezza. In questa forma la peste non si trasmette da persona a persona».
Infine, la peste setticemica, che «deriva dalla moltiplicazione della Y. Pestis nel sangue, e può essere una conseguenza di complicazioni delle due forme precedenti. Viene contratta per le stesse cause di quella bubbonica, e non si trasmette da persona a persona. Causa febbre, brividi, dolori addominali, shock e prostrazione, sanguinamenti della pelle e di altri organi, ma non si manifesta con bubboni».
L’Iss: «Non esiste vaccino, essenziale riconoscere i sintomi»
«Al momento non è disponibile un vaccino contro la peste, per cui non è possibile effettuare un trattamento preventivo di questa malattia. Diventa quindi essenziale riconoscerne i sintomi rapidamente e intervenire nelle prime ore dalla loro comparsa», ricorda l’Iss spiegando che la peste polmonare si manifesta «con febbri, mal di testa, debolezza, e un rapido sviluppo di polmonite, con i suoi segnali caratteristici: respiro corto, dolori toracici, tosse. Se il trattamento non è rapido, il paziente può morire nel giro di pochi giorni».
«Per ridurre le probabilità di morte è essenziale trattare con antibiotici entro le prime 24 ore dalla comparsa dei sintomi, con streptomicina, gentamicina, tetracicline o cloramfenicolo. Il trattamento con antibiotici è raccomandato, secondo i Cdc americani, per sette giorni anche nelle persone che entrano potenzialmente a contatto con il malato, per prevenire l’insorgenza della malattia», conclude l’Iss.