
L'intervento
«Sulla Palestina ha ragione l’Italia, da Macron decisione inutile e rischiosa»: l’analista francese stronca l’Eliseo
Il geopolitologo, Frédéric Encel, spiega perché l'accelerazione dell'Eliseo è «difficilmente comprensibile», avverte sul fatto che «la diplomazia non si fa con l’emozione» e definisce «ragionevole» e «giusta» la posizione del nostro governo
Un annuncio con una tempistica di «difficile comprensione», con scarsa o nulla possibilità di produrre effetti concreti e politicamente scivoloso dal punto di vista interno. A bocciare la decisione di Emmanuel Macron di riconoscere a breve lo Stato di Palestina è il geopolitologo francese Frédéric Encel, docente di Relazioni internazionali alla prestigiosa Paris School of Business e autore del saggio di grande successo La guerra mondiale non ci sarà. Il quale, di contro, promuove la posizione italiana.
Il politologo francese: «Da Macron una decisione difficilmente comprensibile sulla Palestina»
Intervistato dal Corriere della Sera, Encel non mette in discussione la prospettiva dei due Stati, che del resto – come ricorda – è l’orizzonte cui guardano «quasi tutte le cancellerie», ma l’opportunità di un’accelerazione da parte dell’Eliseo che definisce «difficilmente comprensibile». «Sul piano politico-strategico – spiega – tutto sembra immobile e destinato a restarlo nei prossimi mesi: gli assassini di Hamas, o quel che ne resta, al comando da una parte, il governo israeliano di estrema destra dall’altra, e l’Autorità palestinese che non esiste».
Una scommessa rischiosa anche per la Francia
Ma la scelta appare quanto meno azzardata anche dal punto di vista dell’opportunità per la stessa Francia, poiché ne mette a rischio «la credibilità». «Il fatto che un Paese influente in Medio Oriente come la Francia prenda un’iniziativa forse priva di effetti concreti sul terreno, senza neanche provocare un effetto domino con il riconoscimento da parte di altri Stati – avverte Encel – corrisponderebbe a un arretramento dello status diplomatico della Francia».
L’avvertimento: «La diplomazia non si fa con l’emozione»
Secondo Encel, dietro la mossa di Macron, del quale va ricordato che «non si può rimproverare un’inimicizia nei confronti di Israele», non ci sarebbero ragioni di politica interna, come le pressione della sinistra radicale della France Insoumise, quanto piuttosto il fatto che «è esasperato da Netanyahu» e dalla «situazione umanitaria» del popolo palestinese. «Il guaio, e parlo da vecchio geopolitologo, è che la diplomazia non si fa con l’emozione», aggiunge l’analista, ribadendo che «il punto sono i risultati».
«Giusta» e «ragionevole» la posizione italiana
Per Encel, invece, è valida la posizione italiana, che guarda a un meccanismo di reciproco riconoscimento tra Palestina e Israele, quando l’area sarà stabilizzata. Una «posizione ragionevole una volta che un processo di pace sarà non solo avviato, ma avrà avuto successo», chiarisce il geopolitologo, sottolineando che «altrimenti, difficile pretendere che uno Stato di Palestina, ancora prima di esistere, riconosca lo Stato di Israele». Ma non c’è solo questo: «Se leggo bene tra le righe – precisa Encel – l’Italia pretende che Hamas venga totalmente disarmato e annientato, sul piano politico e militare. E questa è una posizione molto giusta: aspettare che il processo di pace torni sui binari con un’Autorità palestinese che finalmente svolgerebbe il suo ruolo accettando sinceramente, in particolare con la propria smilitarizzazione, l’esistenza di Israele».
«Nessun segnale» che dia ragione all’Eliseo
E se a settembre qualche altro Stato europeo dovesse seguire l’esempio di Macron? La risposta di Encel sgombra il campo da un posizionamento in qualche modo ideologico o preconcetto: «In quel caso ritirerò quanto ho detto e dirò che il presidente Macron ha giocato bene le sue carte diplomatiche. Per ora – chiarisce Encel, chiudendo l’intervista al Corriere della Sera – non c’è alcun segnale che vada in questa direzione».