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Soumahoro, predica bene e razzola male?

Predicare bene, razzolare male

Soumahoro in visita al Cpr pontifica sull’accoglienza: e vede la pagliuzza dimenticando la trave delle sue cooperative

Il deputato con le galosce in missione a Ponte Galeria denuncia le "condizioni disumane" del centro, ma il suo passato nella gestione di strutture per migranti, segnato da scandali e inchieste che hanno coinvolto moglie e suocera, getta un'ombra imbarazzante sulla sua credibilità e coerenza

Politica - di Chiara Volpi - 7 Luglio 2025 alle 18:35

«Stamattina sono tornato al CPR di Ponte Galeria a Roma per un’ispezione e, come sempre, la situazione si è presentata tesa e problematica», ha denunciato – e segnala Italpress – con toni solenni e aura drammatica il deputato Aboubakar Soumahoro all’uscita dal centro per il rimpatrio di Ponte Galeria. Sì, perché ormai è prassi, ogni volta che si aprono i cancelli di un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) per una visita ispettiva, c’è un copione che sembra scritto e riscritto, e un protagonista quasi fisso: l’ex sindacalista dei braccianti, oggi onorevole, che non perde occasione per denunciare le «condizioni degradanti» e la «disumanità» di questi luoghi.

E fin qui, nulla di nuovo. Il punto è che, mentre Soumahoro invoca il diritto alla dignità e alla salute per i migranti trattenuti nei CPR, la memoria corre (e non può non farlo) a un passato molto recente che lo vede protagonista di ben altre vicende.

Soumahoro in visita al Cpr di Ponte Galeria tra vizi privati e pubbliche virtù

Ma proseguiamo, e procediamo con il resoconto degli allarmi (con annesse note a margine tra accuse e retorica di genere): «Sono luoghi di contenimento e disumanità, come ha certificato la sentenza con cui la Corte costituzionale, la quale ha accertato l’incostituzionalità delle norme sulla detenzione amministrativa dei migranti – va lancia in resta Soumahoro –. In particolare oggi, durante la mia visita, ho incontrato un ragazzo di 21 anni che ha tentato più volte di suicidarsi, tanta è la disperazione che si vive in questi luoghi. Un altro ragazzo – prosegue nella sua vivida descrizione il deputato delle galosce in aula – sempre molto giovane, presentava evidenti problemi psichici e, nonostante questo, è trattenuto da oltre 20 giorni in attesa di una visita».

L’annuncio solenne di un’interrogazione parlamentare

Senza mancare di stilare in calce un riepilogo dello status quo, reso evidentemente dopo aver preso appunto e pronto a sottolineare quello che più gli preme (anche per far dimenticare i guai che lo hanno travolto). E allora: «Al centro vi sono 4 donne e 53 uomini e davvero non è possibile tollerare che queste persone, che non hanno commesso nessun reato, se non quello di fuggire dalla miseria del proprio Paese, vivano in condizioni lesive della dignità personale, del diritto alla salute, del diritto alla difesa e della libertà di comunicazione». Chiosando solenne (autoreferenziale quanto basta): «Come ho sempre fatto al termine delle mie visite, presenterò un’interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi, perché queste persone hanno disperatamente bisogno di qualcuno che sia per loro voce e racconti quello che avviene lì dentro e che, ricordiamolo, né cittadini e nemmeno giornalisti possono vedere», conclude il parlamentare.

L’ex paladino degli invisibili che punta sulla pagliuzza e non vede la trave

Tutto molto cronachistico e foriero di un impegno rispettabile se non fosse che l’ex “paladino degli invisibili” dimentica di essere lo stesso che, in qualità di leader sindacale dei braccianti immigrati, si è trovato al centro di una bufera giudiziaria e mediatica per la gestione di cooperative che avrebbero dovuto occuparsi proprio dell’accoglienza di migranti. E qui la storia si fa meno “nobilitante”, assai meno solenne, e ben più imbarazzante (per il candidato proposto e poi abbandonato alle sue sorti da Avs). Si parla di condizioni igienico-sanitarie precarie, di mancanza di cibo adeguato, di disagi tali da far impallidire persino le descrizioni più nere dei CPR. Insomma, un quadro non esattamente da Bed and Breakfast dell’accoglienza. Ma più simile a una sorta di “campo profughi fai-da-te” gestito, a quanto pare, con metodi discutibili.

Soumahoro, toni solenni e granitiche dimenticanze

E così, mentre opportunamente Soumahoro si indigna per il ragazzo di 21 anni che tenta il suicidio a Ponte Galeria. O per quello con problemi psichici trattenuto troppo a lungo, il pensiero non può non andare alle denunce (e alle successive indagini) relative a presunte sofferenze e mancanze subite da chi era sotto la “tutela” delle sue cooperative. E se nei CPR si lamenta la privazione della libertà di comunicazione, c’è chi, anche alla luce di indagini e dibattimenti, continua a chiedersi se la libertà di base, quella di avere un tetto decente e un pasto caldo, fosse sempre garantita nelle strutture a lui collegate.

Un contrasto stridente

Insomma, il contrasto è stridente. Da un lato, il deputato che tuona contro lo Stato per le “condizioni mortificanti e gravemente lesive dei diritti umani” nei centri di detenzione amministrativa. Dall’altro, l’ombra ingombrante di un passato in cui proprio lui, o chi per lui nel suo ambito familiare e professionale, è stato chiamato a rispondere di accuse tutt’altro che leggere sulla gestione dell’accoglienza. Accuse che hanno avuto anche risvolti giudiziari e che hanno coinvolto, come noto, i suoi stessi congiunti.

Soumahoro, tra rigore e “ombre sulla coerenza

Forse, prima di ergersi a censore unico delle mancanze altrui, sarebbe il caso di fare un piccolo esame di coscienza e dimostrare quella coerenza che, a quanto pare, non è sempre di casa. Perché un’interrogazione parlamentare, per quanto doverosa, suona un po’ stonata quando chi la propone ha sulla propria fedina (non penale, ma mediatica) più di un’ombra. E proprio su quelle tematiche che oggi sbandiera con tanta veemenza.

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di Chiara Volpi - 7 Luglio 2025