
La rende noto il Codacons
Sigarette e danni alla salute, sentenza storica della Cassazione: “Risarcimento anche se si è consapevoli del rischio”
Per gli ermellini emerge una corresponsabilità colposa che non esonera del tutto le aziende produttrici di tabacco
La III sezione civile della Suprema Corte di Cassazione ha emesso una ordinanza che potrebbe riaprire la strada alle azioni risarcitorie per i decessi legati al tabacco, “stabilendo come la consapevolezza circa i rischi legati al fumo da parte dei fumatori non possa essere un criterio generale da seguire per rigettare i ricorsi dei familiari delle vittime”. Lo rende noto il Codacons.
La sentenza: “C’è comunque un concorso di colpa sul fumo”
L’associazione dei consumatori spiega che gli ermellini sono intervenuti sul ricorso presentato dagli eredi di G.V, che era residente in provincia di Cuneo ed è deceduto nel 2013 per neoplasia polmonare a causa del consumo quotidiano medio di due pacchetti di sigarette a partire dal 1968, quando aveva 15 anni. Il procedimento chiama in causa British American Tobacco e i Monopoli di Stato. Il Codacons sottolinea: “La Cassazione non solo ha bocciato del tutto l’operato della Corte d’Appello di Torino, che con una precedente sentenza aveva rigettato la richiesta di risarcimento presentata dai figli del fumatore, difesi in giudizio dagli avvocati Carlo Tommaso Gasparro e Angelo Cardarella, ma ha anche ordinato una nuova causa in Corte d’appello, che in diversa composizione dovrà ora procedere a un nuovo esame delle richieste degli eredi“.
“Non si tratta di libera scelta”
“Anche l’argomentazione posta dalla corte di merito a fondamento della ravvisata consapevolezza della vittima dei danni cagionati dal fumo risulta, invero, non essere stata assunta all’esito di un accertamento specifico della effettiva consapevolezza da parte della vittima della cancerogenicità del fumo. Accertamento viceversa indispensabile per ritenere quest’ultima in colpa, atteso che dalla medesima si sarebbe potuto esigere una diversa condotta (non fumare, fumare meno, non aspirare il fumo, adottare altre cautele), solo ove, informata del rischio specifico cui risultava esposta in ragione del consumo di sigarette, si fosse ciononostante ad esso consapevolmente e volontariamente indotta”, scrive la Cassazione.
Quindi “non risultando che nella specie il defunto G. V. abbia avuto la piena consapevolezza dei rischi specifici legati al fumo delle sigarette, deve escludersi che la sua condotta possa essere considerata come improntata a una effettiva libertà di determinazione al riguardo”.
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