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Il Commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic: “Sui dazi raggiunto il miglior accordo possibile”

Realismo e prospettiva

Sefcovic: «Sui dazi raggiunto il migliore accordo possibile». E Unimpresa ridimensiona l’impatto per l’Italia

Il Commissario Ue al Commercio demolisce i criticoni: «Non considerano tutti i fattori». Le associazioni di categoria spiegano le loro preoccupazioni, ma senza toni catastrofisti: «L'accordo serviva, ora si lavori per limitare le conseguenze»

Politica - di Federica Parbuoni - 28 Luglio 2025 alle 17:38

Il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, in conferenza stampa a Bruxelles, lo ha rivendicato come «il miglior accordo possibile», ricordando che se non si fosse chiuso al 15% l’Europa si sarebbe trovata alle prese con dazi al 30% e, forse ancora peggio, con una guerra commerciale tra le due sponde dell’Oceano. Per quanto in chiaroscuro, quindi, quell’accordo ha comunque evitato uno scenario ben peggiore. Si tratta di un’analisi realistica e pragmatica, che trova sostanzialmente d’accordo anche molte associazioni di categoria italiane. Le quali manifestano sì alcune preoccupazioni, ma senza toni apocalittici e invitando, piuttosto, l’Europa a lavorare per limitare i contraccolpi, in molti casi comunque giudicati assorbibili.

Sefcovic: «Sui dazi raggiunto il miglior accordo possibile»

L’accordo raggiunto tra Ursula von der Leyen e Donald Trump, ha spiegato Sefcovic, «è chiaramente il migliore che potessimo ottenere, in circostanze molto difficili». «Voi non eravate presenti in sala ma, se foste stati presenti ieri, avreste visto che abbiamo iniziato con il 30%» sulle nostre esportazioni previsto dal primo agosto, che «praticamente, avrebbe bloccato tutto il commercio». Con l’intesa trovata in Scozia, invece, «i flussi commerciali salveranno i posti di lavoro in Europa e apriranno un nuovo capitolo nelle relazioni con gli Stati Uniti», con i quali si discuterà «su come adattare i nostri modelli commerciali reciproci, in questa nuova era di geoeconomia e geopolitica».

Una «risposta politica molto importante»

Si tratta, dunque, di «una risposta politica molto importante, perché non riguarda solo il commercio: riguarda la sicurezza, riguarda l’Ucraina, riguarda l’attuale volatilità geopolitica. Non posso entrare nei dettagli di ciò che è stato discusso ieri, ma posso assicurare che non riguardava solo il commercio». «Credo che la cooperazione strategica con il nostro partner strategico rappresenti un risultato migliore di una guerra commerciale totale», ha spiegato il Commissario Ue, avvertendo che coloro che auspicavano «un potenziale altro tipo di risultato non hanno considerato tutti i numeri, tutte le conseguenze, tutto l’impatto che avrebbe su ogni settore».

Le stime di Unimpresa: impatto per l’Italia minore del previsto

Più nel dettaglio dell’accordo, Unimpresa ha stimato che l’impatto dei nuovi dazi al 15% sulle esportazioni italiane potrebbe essere sensibilmente inferiore rispetto alle stime iniziali. Questo perché alcuni settori chiave – come il farmaceutico, le specialità chimiche e parte dei beni ad alta tecnologia – saranno soggetti a esenzioni totali o parziali. Secondo il centro studi dell’associazione, il costo diretto stimato per le aziende si attesterebbe in un intervallo compreso tra 6,7 e 7,5 miliardi di euro, rispetto ai quasi 10 miliardi ipotizzati in precedenza.

Non si tratta di «uno shock sistemico»

«Il dazio al 15% non è una buona notizia, ma non è uno shock sistemico: le imprese italiane dispongono di tempo, strumenti e mercati alternativi per assorbire e redistribuire il costo della nuova politica commerciale americana», ha commentato il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, sottolineando che «l’accordo è un compromesso che riduce il rischio di guerra commerciale e consente alle imprese italiane di affrontare l’impatto con strumenti e margini di manovra adeguati».

Confcommercio: «Un fattore di certezza in tempi incerti»

Per Confcommercio l’accordo costituisce un fattore di «certezza in tempi incerti». L’associazione non nasconde che l’intesa rischia di avere un «costo rilevante» in uno scenario globale complesso, ma sottolinea che «si tratta, ora, di reagire con determinazione», valorizzando le caratteristiche della produzione italiana e «anche attraverso misure di sostegno». Inoltre, «è davvero il momento di puntare sul rafforzamento della competitività e del mercato interno» europeo.

Coldiretti: «Meglio del 30%, ma servono compensazioni»

Per Coldiretti, poi, che ricorda di aver «sempre spinto per un accordo e per superare l’incertezza che stava creando danni seri alle nostre imprese», «l’accordo con tariffe al 15% è sicuramente migliorativo rispetto all’ipotesi iniziale del 30% che avrebbe causato danni fino a 2,3 miliardi di euro per i consumatori americani e per il Made in Italy agroalimentare». Tuttavia «deve essere accompagnato da compensazioni europee per le filiere penalizzate anche considerando la svalutazione del dollaro» e da una decisa azione di tutela e sostegno strutturale del Made in Italy autentico contro le contraffazioni.

Legacoop: «Il 15% non soddisfa, ma l’accordo con gli Usa è importante»

Legacoop ha sottolineato che «la percentuale del 15% non può che vederci insoddisfatti», ma è «da sottolineare l’aver raggiunto un accordo con un Paese importante come lo sono gli Stati Uniti». «L’Europa deve pensare ad un sostegno per quei settori che saranno più colpiti», è l’avvertimento, accompagnato da una speranza «che rende tollerabile l’accordo di oggi», ovvero «che si possano raggiungere presto migliori risultati fino ad arrivare ad una completa soppressione dei dazi».

Confartigianato: «L’Ue si concentri su come aumentare la competitività»

Confartigianato ha sottolineato che «l’accordo sui dazi Usa al 15% mette fine all’incertezza di questi mesi ma non sarà indolore per le nostre imprese» e, con il presidente Marco Granelli, ha avvertito che «ora è più che mai necessario che l’Ue si concentri su politiche industriali finalizzate ad aumentare la competitività delle aziende e dell’economia europee».

Il punto di vista dei produttori di vino e di olio

Sul tema sono intervenute anche alcune associazioni di settore. Federvini ha parlato del 15% come di «una soglia preoccupante», manifestando il «vivo auspicio che possa esserci ancora margine per proseguire nel dialogo». Assitol, l’associazione italiana dell’industria olearia aderente a Federalimentare e Confindustria, giudica invece «sostenibili» quelle tariffe. «I dazi non piacciono a nessuno – afferma la presidente Anna Cane – tuttavia, questa percentuale, che vale per tutti i produttori europei, consente al nostro export di lottare ad armi pari con gli altri competitors europei ed extra Ue».

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di Federica Parbuoni - 28 Luglio 2025