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Macron Palestina Hamas

Realtà o bluff?

“Riconoscerò lo Stato della Palestina”. L’annuncio di Macron scatena la reazione di Usa e Israele, Hamas ringrazia…

La destra francese denuncia: "Decisione precipitosa, presa per meri motivi elettoralistici e motivata più da calcoli politici che da una sincera ricerca di giustizia e pace". Qualcuno ci scherza sopra: "Monsieur le président non dice dove: offrirà la Costa Azzurra? Il nuovo Stato si chiamerà 'France-en-stine"

Esteri - di Alice Carrazza - 25 Luglio 2025 alle 09:49

Parigi sceglie, ma rimanda. Non per caso, ma per calcolo. Il presidente Emmanuel Macron annuncia così, nella tarda serata di ieri, che la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina davanti all’Assemblea generale dell’Onu. Fa il gesto, tuttavia ben curandosi dei tempi. «Fedele al suo impegno storico per una pace giusta e duratura in Medio Oriente, ho deciso che la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina. Ne darò annuncio solenne all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il prossimo mese di settembre». Il messaggio è partito da X, dove Monsieur le président ama firmare le sue svolte, o giravolte, con enfasi. C’è chi sospetta non sia altro  che l’ennesimo “parapluie électoral”: un ombrello tattico, aperto all’occorrenza.

Macron riconosce la Palestina. Hamas: “Merci”

Ma il primo a salutarlo non è stato l’Eliseo, bensì Hamas. Il gruppo islamista, responsabile dell’eccidio del 7 ottobre 2023, si è infatti affrettato a benedire la pris de position française. «Consideriamo questa decisione un passo positivo nella giusta direzione per rendere giustizia al nostro popolo palestinese oppresso e sostenere il suo legittimo diritto all’autodeterminazione», scrivono in un comunicato ufficiale. E lanciano un invito diretto:

«Tutti i Paesi del mondo – in particolare le nazioni europee e quelle che ancora non hanno riconosciuto lo Stato di Palestina – seguano l’esempio della Francia».

Israele e Usa: “Ricompensa al terrorismo. Imprudente”

Non si è fatta attendere la reazione dallo Stato ebraico, che definisce l’iniziativa parigina una «ricompensa al terrorismo» che rischia di creare un altro proxy iraniano. Una frase netta, priva di quei giri di parole che tanto piacciono nei corridoi dell’Eliseo. Per Israele, sottolinea Benjamin Netanyahu, non si tratta di una mossa geopolitica, ma di una legittimazione dell’orrore. E la condanna è unanime.

Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar parla di «pretesa assurda e poco seria». Monsieur Macron «non può garantire la sicurezza di Israele», aggiunge Sa’ar. «Un governo efficiente, che svolgesse anche solo un lavoro diplomatico di base, avrebbe potuto impedire questo annuncio dannoso», sferza il colpo anche il leader dell’opposizione Yair Lapid.

Anche gli Usa, per bocca del segretario di Stato Marco Rubio, prendono le distanze. La decisione è giudicata «imprudente», parola fredda e senza scampo, usata raramente nei comunicati ufficiali. A fare da sfondo, l’annuncio simultaneo del fallimento dei colloqui di Doha per il cessate il fuoco a Gaza, certificato da Steve Witkoff, inviato speciale statunitense.

In ambasciata, qualcuno fa notare che Macron “non ha nemmeno specificato dove intenda collocare lo Stato palestinese”. Il diplomatico americano in Israele, Mike Huckabee, addirittura se ne fa gioco: «Posso ora rivelare in esclusiva che la Francia offrirà la Costa Azzurra e il nuovo Stato si chiamerà ‘France-en-stine».

Sanchéz applaude, l’Olp benedice

Non mancano le parole dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina. «Questa posizione riflette l’attaccamento della Francia al diritto internazionale», commenta Hussein al-Cheikh, vicepresidente dell’Olp, lodando l’impegno dell’Eliseo «per la creazione del nostro Stato indipendente».

In Europa, il primo a cavalcare l’onda non poteva che essere il premier spagnolo Pedro Sánchez. «Insieme dobbiamo proteggere ciò che Netanyahu sta cercando di distruggere. La soluzione a due Stati è l’unica soluzione», afferma senza mezze misure.

L’opportunismo di Macron: “Decisione presa per meri conti elettorali”

L’annuncio divide la Francia. A destra, il Rassemblement National condanna l’iniziativa. Jordan Bardella parla di «decisione affrettata, motivata più da considerazioni politiche personali che da una sincera ricerca di giustizia e pace», e ammonisce: si rischia di dare a Hamas «una legittimità istituzionale e internazionale insperata». Sulla stessa linea Eric Ciotti, leader dell’Union des droites pour la République: «Decisione precipitosa, presa per meri motivi elettoralistici, e indecente dopo i massacri del 7 ottobre».

Dall’altra parte dell’Assemblea, la gauche esulta. Jean-Luc Mélenchon per Lfi grida alla «vittoria morale», ma incalza: «Perché a settembre e non subito? E l’embargo sulle armi? E la rottura dell’accordo di cooperazione?». Domanda effettivamente legittima.  Anche i Verdi vogliono di più, i socialisti invece chiedono di «non limitarsi alle parole».

Settembre, il tempo dell’attesa

A questo punto, la vera domanda non è più se, ma quando. E soprattutto, perché non ora? Il riconoscimento è rinviato all’autunno. Un tentativo che permette a Macron di mantenere la postura del mediatore e allo stesso tempo accontentare qualche piazza pro-Pal mentre in Patria monta il malcontento. Intanto, le milizie terrostiste hanno già incassato. E ringraziato.

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di Alice Carrazza - 25 Luglio 2025