
Almerigo Grilz
Patetični ste! (siete patetici!): ve lo diciamo in slavo che vi piace tanto. Il Pd di Trieste all’attacco di Albatross
Dopo "il manifesto" la pellicola scritta e diretta da Giulio Base su Grilz finisce sotto l'attacco dei dem triestini. Accuse di revisionismo, ignoranza e doppia morale
C’era da aspettarselo e forse bisognerebbe “fottersene”, come ha consigliato un insuperabile Giancarlo Giannini durante la conferenza stampa di presentazione di Albatross, il film su Almerigo Grilz nella sale dal 3 luglio. E lasciare i nostalgici degli anni di piombo, delle bombe e delle P38, ossessionati dal ritorno del Ventennio, al loro destino. Patetici, tristi e pericolosi nel loro sistematico incitamento all’odio.
Le critiche ideologiche e preventive ad Albatross
Scontate le critiche alla pellicola scritta e diretta da Giulio Base della stampa militante, il manifesto in prima linea che definisce Grilz “in odore di terrorismo e campi paramilitari” e bolla il film come una “fiction italiana di propaganda”. Ma supera ogni confine la nota ufficiale del Pd di Trieste. Che accusa il film di revisionismo e di “riscrivere la storia con l’inchiostro della nostalgia ideologica”. La pagina online della segreteria provinciale del Pd, con la testata tradotta in lingua slava, trasuda un odio poggiato sul solito racconto del reporter dal passato impresentabile di militante neofascista. Un attacco ad alzo zero, appena mitigato dal rispetto per la libertà artistica.
Patetico attacco della segretaria dem di Trieste
“Il cinema e la letteratura – dichiara la segretaria provinciale Maria Luisa Paglia – hanno il diritto di esplorare anche le pagine più controverse della storia. Ma quando si entra nel campo della ricostruzione di figure pubbliche, con implicazioni civili e politiche, è doveroso interrogarsi anche sul messaggio che si veicola”. Ma quale sarebbe la storia controversa? Quella di un ragazzo libero e scapestrato che ha militato nel Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Msi (non una pericolosa sigla terrorista extraparlamentare)? Che è stato consigliere comunale missino, e poi – dopo la strage di Bologna con il suo carico di morti – si è dedicato alla sua passione? Filmare e documentare in giro per il mondo le guerre dimenticate all’ombra della Cortina di ferro. Un fuoco che gli brucia dentro, una missione irrinunciabile che lo ha portato a perdere la vita in Mozambico a soli 34 anni, colpito alla nuca con la telecamera in mano da un cecchino.
La pellicola indugia a lungo sul passato militante del reporter
Tutti particolari ben evidenti in Albatross, dal nome dell’agenzia giornalistica fondata da Grilz insieme a Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, che semmai indugia sulla militanza politica di Grilz. Tanto da farne il filo rosso della trama con una prima vita e una seconda. Il film inizia proprio con uno scontro di piazza tra rossi e neri con Grilz da una parte e un giovane giornalista di Radio popolare dall’altra (probabilmente Toni Capuozzo che da adulto è interpretato da Giannini). Eppure i dem di Trieste parlano di “rimozione degli aspetti più problematici della sua biografia politica, che rischia di alimentare una narrazione a senso unico, lontana da ogni reale complessità storica”. Ignoranti e strabici. Ancora una volta la doppia morale.
La doppia morale della sinistra che si straccia le vesti con la destra
Non è uno scoop che gli anni ’70 siano stati infiammati da scontri violenti tra fazioni opposte. Ma per la sinistra gli impresentabili (ben di più di Almerigo Grilz), come Adriano Sofri, Toni Negri e Renato Curcio, solo per fare qualche nome illustre, sono considerati dei maestri, intoccabili, portati in palmo di mano in giro per gli atenei a offrire la loro testimonianza di vita agli studenti. E che dire della molotov lanciata da Massimo D’Alema negli scontri sessantottini di Pisa? La macchia non gli ha impedito di diventare segretario dei Ds e presidente del Consiglio.
Non può esistere alcun bipolarismo
L’atto d’accusa contro il film, poi, è talmente falso e intriso di pregiudizi ideologici che viene il sospetto-certezza che i censori cresciuti a falce e martello, non lo abbiano proprio visto. La conclusione è ancora più insultante. “Non può esistere alcun “bipartisanismo” – sentenzia la segretaria provinciale del partito di di Elly Schlein – quando si omette deliberatamente la matrice ideologica di chi viene celebrato, o si rilegge il passato per farne un comodo strumento di consenso”. Che pena, tanta pena.