
delitti italiani/13
Pasolini e quel lido di Ostia: l’omicidio mai chiarito di un intellettuale eterno e scomodo
Cinquant'anni fa a Ostia il grande scrittore e regista venne trovato morto. Pino Pelosi verrà condannato con un movente sessuale che ancora oggi molti contestano
Pierpaolo Pasolini è stato, per tante persone, il più grande intellettuale italiano del dopoguerra. Scrittore, giornalista, regista, poeta, fu ucciso 50 anni fa a Ostia. Ufficialmente da un minorenne che l’intellettuale, omosessuale, aveva tentato di adescare. Ma su quell’omicidio permangono tante ombre.
Pasolini, una vita scomoda
Friulano, nato nel 1922, PPP, come sarà chiamato nel tempo, vive il primo dramma già durante la seconda guerra mondiale. Comunista convinto, resterà segnato il 1945 dall’uccisione del fratello, Guido ucciso alcuni giorni dopo essere stato imprigionato, con altri 16 partigiani della Brigata Osoppo, a Porzûs, in Friuli, da una milizia di partigiani comunisti, in quello che fu ricordato come l’eccidio di Porzûs.
Si trasferisce a Roma e viene espulso dal partito per la sua omosessualità. Inizia a pubblicare poesie, articoli, insegna , diventando nel tempo un intellettuale di spessore unico.
Riassumere in questo contesto la sua produzione sarebbe impossibile. Polemista e anticonformista, si dedica al cinema con film che resteranno nella storia. Assume una posizione originale sulle pagine del Corriere della Sera nei confronti della rivoluzione culturale del 1968 identificando nei poliziotti il proletariato contestato da ragazzi, “borghesi”. Ma è sulle stragi che scriverà un articolo memorabile.
“Io so “
Il 12 novembre del 1974 sul Corriere della Sera Pasolini scrive un memorabile articolo, dal titolo, “Io so “, che riguarda le stragi e che profetizza incredibilmente la strategia della tensione.
“Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpe istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpe, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum […]. Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli”, scrive tra le altre cose Pasolini, concludendo con un lapidario, “ma non ho le prove”. L’articolo suscita critiche, consensi, indignazione. Per Laura Betti, attrice e sua intima amica, è una sorta di condanna a morte.
L’omicidio
La notte del 2 novembre 1975 Pasolini, all’età di 53 anni, fu brutalmente assassinato, venendo percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, località del comune di Roma. Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6:30 circa; sarà l’amico Ninetto Davoli a riconoscerlo. Dell’omicidio fu incolpato Giuseppe “Pino” Pelosi, diciassettenne di Guidonia Montecelio, già noto alle forze dell’ordine come ladro di auto e “ragazzo di vita”, fermato la notte stessa alla guida dell’auto dello scrittore. Pelosi affermò di essersi trovato in piazza dei Cinquecento, di fronte alla stazione Termini, insieme a tre amici più grandi; dopo che era entrato nel bar Dei, Pasolini lo avrebbe avvicinato invitandolo a salire a bordo della sua automobile, un’Alfa Romeo Giulia 2000 GT Veloce, dietro la promessa di un compenso in denaro.
Pelosi venne condannato in primo grado per “omicidio volontario in concorso con ignoti” e il 4 dicembre 1976, con la sentenza della Corte d’Appello che, pur confermando la condanna dell’unico imputato, riformava parzialmente la sentenza di primo grado escludendo ogni riferimento al concorso di altre persone nell’omicidio.
Oriana Fallaci e la confessione di Pelosi
Due settimane dopo il delitto apparve un’inchiesta su L’Europeo con un articolo di Oriana Fallaci, che ipotizzava una premeditazione e il concorso di almeno altre due persone. Un giornalista de L’Europeo ebbe alcuni colloqui con un ragazzo che, tra molte esitazioni e alcuni momenti di isteria, avrebbe dichiarato di aver fatto parte del gruppo che aveva massacrato il poeta; il giovane, tuttavia, dopo un’iniziale collaborazione, avrebbe rifiutato di proseguire oltre o fornire altre informazioni. Gli abitanti vicino all’idroscalo sosterranno di avere sentito urla provenienti da diverse persone.
Nella sua biografia su Pasolini, Enzo Siciliano sostiene che il racconto di Pelosi presentava delle falle, perché il bastone di legno – in realtà, una tavoletta di legno utilizzata precariamente per indicare il numero civico e l’abitazione di una delle baracche.
Pelosi, dopo aver mantenuto invariata la sua assunzione di colpevolezza per trent’anni, fino al maggio 2005, a sorpresa, nel corso di un’intervista televisiva a Ombre sul giallo di Franca Leosini, ha affermato di non essere l’esecutore materiale dell’uccisione di Pier Paolo Pasolini e ha dichiarato che l’omicidio era stato commesso da altre tre persone, giunte su un’autovettura targata Catania,
Pasolini e il film su Salò
La commissione antimafia in seguito dirà che, “l’omicidio di Pier Paolo Pasolini potrebbe essere legato al furto delle pellicole originali di alcune scene del suo film ‘Salò e le 120 giornate di Sodoma’, che era ancora in produzione: lo scrittore-regista sarebbe andato all’Idroscalo di Ostia, dove poi è stato ucciso, proprio per riuscire a recuperarle”.
Una verità nascosta o la morte più banale?
In un paese complottista l’omicidio di un grande intellettuale non poteva che aprire dubbi, che ancora rimangono dopo 50 anni. Pasolini fu ucciso per un ricatto estorsivo? Perché poteva avere informazioni riservate sullo stragismo? O, molto più semplicemente, per i suoi demoni personali ? Le versioni di Pelosi sembrano contraddittorie. Grandissimo e raffinato pensatore ma irruente, Pasolini potrebbe essere morto nel modo più banale, per una sessualità vissuta in maniera incontinente e spregiudicata. Il più grande psichiatra italiano, Aldo Semerari, in una perizia del 63, per una presunta rapina compiuta dallo scrittore(fu assolto) lo descrisse come un omosessuale , “esibizionista e voyeur” Certo, il periodo in cui avvenne l’omicidio è pieno di morti misteriose e mai chiarite. E resta il grande rammarico di avere perso troppo presto una mente brillante e originale, difficilmente eguagliabile per lucidità e coraggio.