
Il caso
Open Arms, Salvini: «Vado avanti a testa alta, difendere l’Italia e i suoi confini non è reato». Il centrodestra fa quadrato
Il vicepremier affronta l'impugnazione dell'assoluzione da parte della Procura di Palermo con lo stesso spirito con cui ha affrontato il processo. Governo e maggioranza sono con lui, a partire dalla premier: «Accanimento surreale»
Con lo stesso spirito con cui ha affrontato il processo, Matteo Salvini ha accolto anche la notizia dell’impugnazione da parte della Procura di Palermo della sua assoluzione al processo Open Arms. «Sono convinto che difendere l’Italia e i suoi confini non sia reato. Altri mesi e anni di processi? Io vado avanti, a testa alta, con la certezza di aver fatto il mio dovere, senza nessuna paura», ha scritto il vicepremier sui social, in un commento al post della premier Giorgia Meloni che gli manifestava tutta la sua vicinanza, insieme all’amarezza per la riapertura – di difficile comprensione – di una pagina giudiziaria che si riteneva chiusa.
La solidarietà di Meloni a Salvini: «Accanimento surreale»
«È surreale questo accanimento, dopo un fallimentare processo di tre anni – a un ministro che voleva far rispettare la legge – concluso con un’assoluzione piena. Mi chiedo cosa pensino gli italiani di tutte queste energie e risorse spese così, mentre migliaia di cittadini onesti attendono giustizia», ha scritto la premier, dando voce a solidarietà da un lato e a uno stupore dall’altro condivisi da tutto il governo e da tutta la maggioranza.
Il ricorso della Procura di Palermo contro l’assoluzione
A pesare ci sono anche le modalità scelte dalla Procura: il ricorso in Cassazione, che consente di evitare il giudizio d’Appello; il tentativo di smontare il rigetto delle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio, parlando di «errore di prospettiva» da parte del tribunale; l’accusa rivolta ai giudici di aver fatto ricorso a una «formula assolutoria» che a loro dire «non risulta supportata da nessuna plausibile ragione giuridica o meglio da alcuna spiegazione». Una valutazione cui ha risposto nel merito Giulia Bongiorno, parlamentare della Lega e avvocato di Salvini: «La sentenza del Tribunale di Palermo su Open Arms è completa e puntuale in fatto ed ineccepibile in diritto».
Salvini: «Su Open Arms non c’è un scontro tra politica e magistratura»
«Su Open Arms non c’è alcuno scontro tra politica e magistratura, e infatti ringrazio il tribunale di Palermo e sottoscrivo tutte le 268 pagine che motivano la mia totale assoluzione, arrivata dopo decine di udienze e anni di approfondimenti», ha scritto Salvini in una nota, subito dopo la notizia dell’impugnazione, che del resto sembra mettere il tribunale sul banco degli imputati tanto quanto lui. Per quell’assoluzione pesantemente contestata dalla Procura ci sono voluti tre anni di processo e più di trenta udienze.
Nordio: «Al di là delle implicazioni politiche, si pone il problema tecnico»
Il caso, così, finisce per travalicare anche il perimetro dello stesso processo Open Arms, riportando a una questione di sistema e, in fin dei conti, di necessità di riformarlo. «Niente impugnazione contro le sentenze di assoluzione, come in tutti i paesi civili. Altrimenti finiamo a ciò che è avvenuto col caso Garlasco», è stato il commento del ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Al di là delle implicazioni politiche di questa scelta inusuale, si pone il problema tecnico: come potrebbe un domani intervenire una sentenza di condanna al di là di ogni ragionevole dubbio, quando dopo tre anni di udienza un giudice ha dubitato e ha assolto?», ha chiesto il Guardasigilli. «Se la fiducia nella giustizia è crollata è anche perché alcuni magistrati trascinano processi eterni senza pensare alle conseguenze devastanti che provocano nella vita delle persone», ha aggiunto Nordio. «Rimedieremo», ha sottolineato.
Piantedosi: «Se Salvini è imputabile per Open Arms, lo sono anche io»
È stato poi il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a far notare l’assurdità per cui un ministro della Repubblica può «essere indagato per reati così gravi per aver semplicemente praticato una politica di contrasto a un fenomeno odioso». Un approccio che, ormai, a livello europeo e internazionali sembra resistere solo in Italia. «Se Salvini è imputabile per quello che fece mi ritengo moralmente imputabile anche io», ha poi rivendicato Piantedosi, che all’epoca dei fatti era capo di gabinetto del Viminale.
La solidarietà al ministro. Arianna Meloni: «Andare avanti a lavorare per il bene dell’Italia»
Solidarietà a Salvini è arrivata da tutte le forze del centrodestra. «Andare avanti a lavorare per il bene dell’Italia è l’unica risposta possibile da dare a chi non riesce ad accettare la sua sconfitta. Forza Matteo!», ha scritto sui social la responsabile della segreteria politica di FdI, Arianna Meloni. Molti, poi, al pari di Piantedosi, hanno sottolineato come il processo rappresenti una sovrapposizione con le prerogative del decisore politico. «Credo che sia i magistrati che i ministri dovrebbero potersi occupare dei propri lavori», ha detto il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan. «La procura di Palermo fa il suo mestiere, ma la decisione di ricorrere direttamente in Cassazione oltre a sconfessare il lavoro dei giudici di primo grado alimenta il dubbio che una parte della magistratura voglia invadere il campo della politica e processare una seconda volta un ministro per un atto compiuto nell’esercizio delle sue funzioni», è stato il commento del leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. «Una parte della magistratura prosegue nel tentativo di mettere sotto processo le decisioni politiche di un ministro e del governo che le ha condivise, malgrado più sentenze abbiano certificato la regolarità del suo operato», è stato anche il commento di Licia Ronzulli.