
Scoppia il caso
Ong foraggiate per fare lobbying: esposto contro Timmermans. I contribuenti europei chiedono chiarezza sul Green deal
L'associazione di consumatori "Tae" si rivolge alla Procura europea, chiedendo di indagare sui principali promotori delle follie verdi: sotto accusa l'ex vicepresidente socialista della Commissione e l'ex commissario dei Verdi all'Ambiente per presunti finanziamenti opachi alle organizzazioni ambientaliste
Chi controlla i controllori? E, soprattutto, chi vigila su chi riceve denaro pubblico per esercitare influenza sulle istituzioni Ue? A Bruxelles si riapre lo scontro sulle derive ecologiste. Stavolta non si tratta solo di un conflitto politico, ma c’è una richiesta puntuale da parte dei contribuenti europei: fare chiarezza sui finanziamenti europei alle Ong coinvolte nella promozione del Green deal. E i nomi coinvolti non sono marginali.
Timmermans sotto accusa: i contribuenti Ue vogliono risposte
Nel mirino dell’associazione dei contribuenti europei “Tae” finiscono il socialista Frans Timmermans, già vicepresidente esecutivo della Commissione e principale promotore del disegno green lanciato nel 2019, e Virginijus Sinkevičius, ex commissario all’Ambiente oggi eurodeputato nei ranghi dei Verdi. L’esposto, inoltrato mercoledì all’Ufficio del procuratore europeo, solleva il sospetto che i due abbiano autorizzato – o non impedito – un uso disinvolto di fondi pubblici: miliardi di euro destinati a Ong ambientaliste che, secondo alcune inchieste giornaliste, avrebbero svolto attività di lobbying in favore delle politiche ambientali della Commissione.
Finanziamenti e lobbying
Se le accuse fossero confermate, ci troveremmo di fronte a un doppio paradosso: fondi pubblici usati per influenzare decisioni pubbliche, a vantaggio di chi quei fondi li distribuisce. Il presidente dell’associazione promotrice, Michael Jäger, su Bild non fa sconti: «Abbiamo bisogno di trasparenza. E se ci fosse qualcosa di contrario alla legge, qualcosa di illegale, deve essere oggetto di controllo da parte del procuratore europeo e dei tribunali». La denuncia è stata trasmessa anche alla Procura di Monaco, che ha confermato a Politico di averla ricevuta e di aver avviato una fase di esame preliminare.
Un contesto già teso: la questione green scuote l’Ue
Il caso si inserisce in un quadro già carico di tensioni, in cui il ruolo delle Ong viene posto sotto scrutinio dai gruppi conservatori e sovranisti. Già nel 2023 la Commissione era intervenuta per bloccare l’utilizzo dei fondi europei in attività di pressione politica, dopo le accuse su presunti “contratti segreti” siglati con le organizzazioni ambientaliste, incaricate di spingere dossier sensibili come il Green deal o l’accordo commerciale con il Mercosur.
La Corte dei conti boccia i controlli della Commissione
A rendere ancora più incandescente il clima è stato, in aprile, il rapporto della Corte dei conti europea. Se in apparenza il giudizio sembrava rassicurante – “nessuna prova di violazioni” – la sostanza era ben diversa. I revisori hanno evidenziato una grave carenza nei meccanismi di monitoraggio, denunciando una distribuzione di fondi priva di trasparenza e controlli efficaci. È seguita l’istituzione di un gruppo di lavoro all’interno del Parlamento europeo, criticato però dal centrosinistra, che teme un “attacco strumentale”. Nel frattempo, il gruppo dei contribuenti aveva domandato «un’azione penale e civile coerente di qualsiasi irregolarità scoperta e provata».
L’inchiesta giornalistica e il vuoto normativo
Parallelamente, Politico ha passato al vaglio 28 contratti tra Commissione e Ong, senza trovare prove dirette di finanziamenti in cambio di lobbying. Ma l’assenza di prove non è prova d’assenza. Il vero nodo resta la mancanza di un sistema solido di vigilanza. In questo vuoto, si moltiplicano i sospetti.
Nessuna replica dai protagonisti accusati
Nessun commento da parte dei diretti interessati. Timmermans, oggi lontano dalla scena istituzionale, tace. Sinkevičius, ancora europarlamentare, non ha risposto alle domande. E il silenzio, su questo caso, pesa più delle parole.
La Procura europea valuta se aprire un’indagine
L’Ufficio del Procuratore europeo ha annunciato che sta valutando se «le informazioni trasmesse siano sufficienti a giustificare l’apertura di un’indagine». I cittadini aspettano risposte.