
Delitti italiani/10
Monica Calò e quell’omicidio annunciato: la donna che morì per mano del “collezionista” di anoressiche
Marco Mariolini, il compagno che le inflisse 22 coltellate, era ossessionato dai corpi scheletrici: ritenuto sano di mente fu condannato a 30 anni. E' libero dal 2021
Monica Calò forse aveva letto il capolavoro di Gabriel Garcia Marquez, “Cronaca di una morte annunciata”. Forse. Certamente non avrebbe mai potuto immaginare che quel titolo sarebbe stata la profezia della sua terribile morte, provocata da un’unica, incredibile colpa: quella di essere anoressica. Uno dei delitti italiani più assurdi.
Monica Calò
Aveva solo 30 anni Monica, il 1998. Da un anno aveva stretto una relazione con un uomo particolare: l’antiquario quarantenne di Pisogne Marco Mariolini. Una relazione tormentata per un motivo semplice: Mariolini era parafiliaco, e lo aveva scritto nel il libro autobiografico Il cacciatore di anoressiche ,nel quale raccontò il disturbo parafilico che lo aveva sempre portato a desiderare sessualmente donne anoressiche e scheletriche. Sposato e padre di due figli, Mariolini narrò di come dopo la separazione aveva cercato compagnie femminili tramite annunci e conobbe la ventinovenne Monica Calò (nel libro Barbara), studentessa di logopedia proveniente da Domodossola.
L’omicidio
Il 14 luglio del 1998, al culmine di un’ennesima lite, Mariolini uccide con ventidue coltellate Monica Calò, cieco nella propria volontà di possesso di quella donna che aveva deciso di allontanarsi da lui, abbandono del quale non riusciva a farsi una ragione.
Una notte la ragazza, esasperata dalle continue violenze, mentre l’uomo dorme gli si avvicina e gli sferra numerosi colpi di martello in testa. All’arrivo sulla scena del crimine gli agenti trovano l’uomo in fin di vita e la donna in condizioni gravissime: ormai pesa solo 35 chili. Monica viene portata in ospedale dove viene curata, nel frattempo Mariolini si risveglia dal coma e cerca in tutti i modi di discolpare la compagna per quanto accaduto. Evidentemente le pessime condizioni in cui viene trovata la giovane hanno un gran peso, tanto è vero che la Corte riconosce, nel suo atto disperato, una volontà omicidiaria scemata comminando una condanna ad un anno di detenzione, da scontare agli arresti domiciliari.
La perizia psichiatrica
Nella sua autobiografia, Mariolini riferisce che non cercava nella donna nessuna caratteristica particolare, soltanto “dei bei lineamenti e poi che fosse il più ossuta possibile, più che sottile, scheletrica”. È così che egli definisce l’oggetto ideale dei propri desideri, perché di oggetto esattamente si tratta: una persona da dominare, plasmare a proprio gusto, sulla quale riversare le proprie spinte sadiche”.
Il quadro clinico dell’uomo, patologico anche dal punto di vista della personalità, ha incontrato quello della vittima che, seppur in grado di condurre una vita normale prima di conoscere il proprio assassino, ha mostrato certamente delle debolezze e delle difficoltà nel sottrarsi a tale influenza rivelatasi fatale, permettendogli di isolarla dagli affetti più cari, di sradicarla dal proprio territorio, di fare del suo corpo ciò che l’uomo desiderava, di eliminare in lei qualsiasi moto reattivo e, spogliata di tutto ciò, di toglierle la vita.
Non la fa mangiare e la costringe a rimanere scheletrica.
La perizia psichiatrica a cui l’assassino viene sottoposto sconfessa le conclusioni della prima, valutandolo sano di mente e capace di intendere e volere quando ha ucciso Monica. L’omicidio è doloso, volontario e premeditato. L’uomo in aula appare calmo e si dichiara per nulla pentito del gesto. La perizia stabilisce che Mariolini, era sì uno psicopatico e narcisista ma non un individuo malato. Non affetto da una patologia definibile e trattabile clinicamente, né da disturbi tali da escludere o diminuire la capacità di intendere e volere nel corso dell’omicidio.
Il processo per la morte di Monica Calò
Il caso si è concluso il 30 marzo 2000 al termine del processo con rito abbreviato con una sentenza della Corte d’assise di Novara di condanna a 30 anni di reclusione. Mariolini è stato detenuto nel carcere di Pavia fino al 2021. Da tre anni è libero. Monica ha ancora gli occhi belli. In Paradiso.
Il film di Matteo Garrone
Matteo Garrone ne trarrà un film : Primo amore (2004), drammatica storia, ancora una volta tratta dalla cronaca, di un uomo ossessionato dalla magrezza femminile e dal desiderio di controllo assoluto sull’essere amato. La storia è divisa tra la registrazione neutra della realtà (evidente in una delle scene iniziali, interamente realizzata da un’unica inquadratura a cinepresa quasi immobile per oltre tre minuti) e un’elaborazione visiva che tende all’astrattismo.