CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

De Mauro

Delitti italiani

Mauro De Mauro, l’eroe antimafia e “fascista” ucciso senza avere avuto giustizia e l’ombra del caso Mattei

Cinquantacinque anni fa a Palermo veniva rapito il grande giornalista pugliese. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Le indagini appureranno che il suo lavoro contro Cosa Nostra e per la verità sul caso della morte del presidente dell'Eni gli saranno fatali

Cronaca - di Mario Campanella - 13 Luglio 2025 alle 09:30

Mauro De Mauro aveva solo 49 anni il 1970.  Era un giornalista coraggioso, al punto che per Cosa Nostra era “un morto che camminava”. E quella morte, purtroppo, arrivò, senza che il suo corpo fu mai ritrovato e senza che nessuno pagò per quella vita.

Mauro e il fascismo: la X Mas e Borghese

Figlio di un chimico e di un’insegnante di matematica, foggiano, fratello del futuro linguista e ministro del centrosinistra, Tullio De Mauro, fu sostenitore del Partito Nazionale Fascista e allo scoppio della seconda guerra mondiale si arruolò volontario. Militò nella Xª Flottiglia MAS di Junio Valerio Borghese; dopo l’8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Restò legato al principe anche dopo la guerra e in suo onore chiamò la seconda figlia Junia. Nell’estate del 1945 fu arrestato a Milano dagli Alleati e rinchiuso prima a Ghedi poi nel campo di concentramento di Coltano, dal quale riuscì a fuggire nel settembre successivo.

Subirà un processo con l’accusa di crimini di guerra, con l’accusa di avere collaborato alla strage delle Fosse Ardeatine. Un’accusa infame che lo vedrà assolto, “con formula piena” dalla Cassazione.

Il giornalismo e l’impegno antimafia

Assunto a L’Ora dopo il trasferimento a Palermo, Mauro De Mauro inizia ad interessarsi della questione mafiosa. e Lo fa con precisione e dovizia.  Nel 1963, insieme ai colleghi Felice Chilanti e Mario Farinella, curò un’inchiesta a puntate pubblicata sempre su L’Ora dal titolo Rapporto sulla mafia, in cui inserì una sua intervista ad un anziano boss mafioso di Bolognetta, Serafino Di Peri, espulso dall’organizzazione in quanto testimone al processo di Viterbo contro la banda di Salvatore Giuliano. Nel 1964 fu l’unico giornalista ad intervistare la vedova Serafina Battaglia, che fu la prima donna che testimoniò in tribunale contro la mafia.

Fu De Mauro a pubblicare il verbale di polizia, poi scomparso, in cui Melchiorre Allegra, tenente colonnello medico del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale, affiliato alla mafia nel 1916 e pentito mafioso dal 1933, elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l’affiliazione, l’organigramma della società malavitosa.

Buscetta su Mauro De Mauro: “Era un morto che camminava”

Tommaso Buscetta, nelle lunghe deposizioni a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dirà di lui: “De Mauro era un cadavere che camminava. Cosa nostra era stata costretta a ‘perdonare’ il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa”.

Il caso Mattei

Nel 1962 aveva seguito la morte del presidente dell’Eni Enrico Mattei e dal 21 luglio 1970 si occupò nuovamente del caso, in seguito all’incarico ricevuto dal regista Francesco Rosi di stendere una bozza di sceneggiatura sull’ultimo viaggio in Sicilia (26-27 ottobre 1962) del defunto fondatore dell’ente petrolifero di Stato in preparazione del film Il caso Mattei, che sarebbe uscito nel 1972.

De Mauro aveva ripreso a interessarsi della vicenda Mattei fin dal marzo 1970, quando il suo amico Graziano Verzotto, presidente dell’EMS (Ente Minerario Siciliano), lo aveva convinto a “sostenere il progetto del metanodotto” Algeria-Sicilia, da lui caldeggiato, e a “contrastare chi vi si opponeva”, vale a dire il nuovo uomo forte dell’Eni Eugenio Cefis e il suo protettore politico Amintore Fanfani.

Il rapimento e la scomparsa

Il giornalista venne rapito la sera del 16 settembre 1970, mentre rientrava nella sua abitazione di Palermo. Il rapimento avvenne un paio di giorni prima della celebrazione delle nozze della figlia Franca. De Mauro fu visto l’ultima volta dalla figlia Franca mentre parcheggiava l’auto davanti alla sua abitazione di via delle Magnolie.

Franca vide il padre circondato da alcuni uomini che lo costringevano a salire in macchina e scorse solo la parola, “amuni” (andiamo via) in siciliano.

La sera successiva l’auto venne ritrovata a qualche chilometro di distanza, in via Pietro D’Asaro, con a bordo piccole vettovaglie che il giornalista aveva acquistato rincasando.

Le indagini e i depistaggi su De Mauro

Le indagini verteranno negli anni su due moventi: la vendetta della mafia, soprattutto perché il giornalista era stato tra i primi a interessarsi di traffico di droga, e le verità mai svelate sul caso Mattei. Nessuno scoprirà mai chi e perché lo abbia ucciso. Buscetta prima negherà il coinvolgimento della mafia, ma dieci anni dopo rivelerà che era stata Cosa Nostra ad ucciderlo. Gaspare mutolo indicherà in Stefano Bontate il mandante. Il 2011 Totò Riina, unico imputato, sarà assolto dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio.

Chi ha ucciso Mauro De Mauro? Un accordo deviato?

Ancora oggi si ipotizza che la causa dell’omicidio fosse legata alla morte di Enrico Mattei. Ma i giudici, nelle varie sentenze, ipotizzeranno una sorta di sintesi tra la pista legata alla scomparsa del presidente dell’Eni e la mafia e cioè un accordo tra settori deviati e Cosa Nostra con il compito dato a Stefano Bontate, il capo della cupola con la licenza liceale e la passione per i quadri di autore, di eseguire la sentenza.

Il pregiudizio antifascista

Mauro De Mauro è uno dei 2007 giornalisti di tutto il mondo, uccisi per il lavoro che facevano, ricordati nel Journalist Memorial del Newseum di Washington. Il 14 maggio 2013, nel giardino della memoria di Ciaculli, parco dedicato a tutti i caduti nella lotta contro la mafia, gli è stato dedicato un albero. Lo stesso comune di Palermo gli ha dedicato una lapide.

Ma è rimasto una sorta di morto di serie b. Le sue idee, che dopo la guerra non praticò ma non rinnegò mai, probabilmente sono diventate un pregiudizio per la ricerca della verità. Nl corso dei processi qualcuno sosterrà, senza prove, che De Mauro volesse ricattare i vertici dell’Eni e dello Stato per la vicenda Mattei. Un’opera di “mascarizzazione” non riuscita. Eppure, tra i grandi reporter che nel tempo si occuperanno di mafia, De Mauro fu un antesignano. Un “cadavere” che ancora cammina nei ricordi della gente.

 

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Mario Campanella - 13 Luglio 2025