
Niente panico
Lollobrigida: «Le accuse di Pd e M5S? Prendiamo atto che ci considerano il governo più influente d’Europa»
Il ministro fa il punto su settori come olio, formaggi, vino e invita a evitare catastrofismi: "Aspettiamo l'accordo e affrontiamo la situazione, ci sono tariffe assorbibili, nessun imprenditore ha mai pensato di lasciare il mercato Usa"
«Non voglio essere ottimista a tutti i costi, ma nemmeno catastrofista come chi lo sta facendo in queste ore in modo del tutto strumentale». All’indomani dell’intesa tra Ursula von der Leyen e Donald Trump, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, mantiene la linea “no panic” adottata dal governo fin dall’inizio della vicenda dazi. E, prima di emettere un giudizio definitivo, aspetta di vedere come sarà declinato nel dettaglio l’accordo quadro, a partire dalle esenzioni. Allo stato attuale, comunque, per alcuni settori dell’agroalimentare l’impatto non si prospetta particolarmente preoccupante. Per altri, la situazione appare più critica. Allo stato attuale al ministero si lavora sulle proiezioni, per avere una visione più chiara e approntare le eventuali misure necessarie.
L’importanza di aver stabilizzato la situazione
Intanto, c’è da registrare la stabilizzazione della situazione, accolta da tutte le categorie produttive, anche le più critiche, come un dato positivo. Lo stesso Lollobrigida, intervistato dal Corriere della Sera nel corso della sua missione in Etiopia con la premier, racconta un episodio emblematico: «Ho appena attaccato con un nostro produttore che era con un importatore di pomodoro americano. Mi diceva che hanno appena ricominciato a chiudere i contratti. Stanno facendo buoni affari perché finalmente la situazione si è stabilizzata», dice, sottolineando che «nessun imprenditore ha mai pensato di lasciare gli Usa».
Dall’olio d’oliva al pecorino: la forza di prodotti «non replicabili»
«Per un Paese esportatore come il nostro i dazi sono sempre un problema, ma da una prima analisi l’impatto per alcuni settori potrebbe non essere così drammatico. Per diverse ragioni», spiega Lollobrigida, ricordando che «alcuni prodotti nostri non sono replicabili negli Stati Uniti». Tra questi ci sono l’olio d’oliva o formaggi come il pecorino. Una unicità che travalica il tema dei prezzi, mettendo quei prodotti in un’area di sicurezza. Inoltre, per Lollobrigida, è «probabile che gran parte dei dazi non saranno pagati dai produttori italiani, ma verranno spalmati sull’intera filiera, che per la maggior parte dei prodotti, per valore, è negli Stati Uniti».
I dazi «assorbibili» e l’impegno per i settori più esposti
Poi c’è il fatto che «alcuni prodotti potrebbero mantenere inalterati i dazi precedenti all’aumento fatto da Trump nell’aprile scorso. Il parmigiano, ad esempio dal 15%, che paga dal 1964, era schizzato al 25%. Se i dazi fossero al 15% “flat” per i produttori di parmigiano sarebbe un risultato eccezionale, come mi dicevano oggi. Ma anche sul resto dei formaggi e sugli aceti il 15% sembra potenzialmente assorbibile senza influenzare in modo negativo il nostro export».
Più delicata si presenta la situazione del comparto vino, «ma su questo sembra che ci sia ancora la possibilità di rivedere la trattativa». «Più facile quella sugli spiriti prodotti anche dagli Usa che potrebbe finire con zero a zero». Intanto, per lunedì è già convocata una riunione del sistema produttivo a Palazzo Chigi per affrontare «non solo i dazi, ma una strategia complessiva».
Lollobrigida: «Le reazioni della sinistra? Sono isterici e danno letture ridicole»
Dunque, niente facili ottimismi, ma neanche quel catastrofismo che in queste ore sta cercando di alimentare la sinistra.
«È paradossale – commenta Lollobrigida – che il Pd, che ha sostenuto dall’inizio Ursula von der Leyen, confermandole la fiducia, e dall’inizio ha detto che la trattativa la doveva fare l’Ue, adesso stigmatizzi l’accordo che lei ha concluso come il peggiore possibile». Quanto all’idea che Giorgia Meloni abbia in qualche modo svenduto l’Italia a Trump, il ministro sottolinea che ci si trova di fronte a «una lettura ridicola di una sinistra isterica che non sa cosa dire. La premier ha lavorato e sta lavorando perché l’Europa non continui a farsi del male da sola. Quello che conta per noi è solo il giudizio di imprenditori e cittadini».
Le contraddizioni di Pd e M5S
C’è poi il tema che la sinistra in queste ore sembra aver del tutto dimenticato: la trattativa era ed è competenza esclusiva della Commissione Ue. Ma dalle accuse rivolte a Meloni sembra che il pallino fosse tutto nelle sue mani e che lei abbia imposto la linea del confronto su quella barricadera di Macron. «Adesso siamo diventati il governo più influente di Europa e la Francia ininfluente sulle scelte? Ne prendiamo atto», è la risposta del ministro a queste accuse, che arriva accompagnata da una risata, come riferisce Virginia Piccolillo che firma l’intervista.