
Tecnologia e nuove sfide
Intelligenza artificiale, l’ultimo libro di Siino è una bussola per governare la materia e non smarrire l’uomo
Intelligenza artificiale che fare”. Da promessa lontana a parte integrante della nostra quotidianità con l’intelligenza artificiale (Ia) dobbiamo imparare a fare i conti. Essere coscienti di questa autentica rivoluzione, tecnologica e non solo, è un primo passo. Ma non basta. Occorre “attrezzarsi” culturalmente a questa sfida, che si configura sempre di più come un vero e proprio passaggio epocale, orientandosi nel “mare magnum” delle analisi spesso specialistiche, cercando di guardare all’impatto immediato (con uno sguardo però alle sue conseguenze) determinato dall’adozione dell’IA nella vita di ciascuno, nell’organizzazione sociale, nel mondo del lavoro, senza cadere vittime delle paure che – come sempre avviene – l’impatto dello sviluppo tecnico provoca sull’ordine costituito.
Intelligenza artificiale che fare? il libro di Tony Siino
“I tessitori dell’800 distruggevano i telai meccanici, gli impiegati degli anni ’80 del ‘900 temevano di essere sostituiti dai computer. I lavoratori del Duemila guardano con sospetto ai chatbot” (un software che simula ed elabora le conversazioni umane, consentendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale, ndr) – nota Tony Siino, in premessa del suo recente Intelligenza artificiale. I lavori che non spariranno (Edizioni Sindacali, Roma 2025, pp. 107, Euro 15,00) vero e proprio testo di “orientamento”, utile per fornire una panoramica della realtà attuale, offrendo alcuni spunti per non essere travolti dalla marea e rimanere lavorativamente al passo con i tempi.
Un testo di orientamento sulla realtà attuale
Siino è un esperto di nuovi media (ha conseguito il dottorato di ricerca in Sociologia con una tesi sui blog), lavora come social media manager e come consulente di comunicazione di importanti istituzioni nazionali (Agenzia per l’Italia Digitale e il Formez). Ha insomma le carte in regola per “governare” la materia, con in più una sensibilità culturale e sociale affine al Sindacalismo Nazionale. Non a caso il suo saggio è edito dalle Edizioni Sindacali, la casa editrice dell’Ugl (nella collana “Pensiero sindacale”, diretta da Ada Fichera) ben salda sulle basi di un pensiero sociale forte, insieme identitario ma anche innovativo.
Siamo nell’epoca dei chatbot generativi
Siino offre un aggiornato, ancorché ancora in divenire, panorama delle trasformazioni in corso, laddove l’epoca in cui viviamo non è ancora quella dell’intelligenza artificiale, ma già ne prefigura le sfide. Siamo – specifica l’autore – nell’epoca dei chatbot generativi, che somigliano più a “calcolatrici di parole”, a “pappagalli stocastici”, che non hanno una vera intelligenza propria, non pensano. Sono emulatori di linguaggio che simulano l’intelligenza. Ma già offrono una casistica operativamente significativa, nel campo – ad esempio – della traduzione automatica, degli acquisti online, dell’editoria, delle professioni liberali. Tutto il mondo del lavoro è interessato a questo processo di trasformazione, con varie disuguaglianze all’interno dei singoli Paesi e tra i continenti.
La politica deve investire sulle novità
Da qui l’invito alla politica rispetto alla necessità di stendere adeguati strumenti d’intervento finalizzati alla tutela dei lavoratori investiti dalla novità. Una prima linea d’intervento – suggerita da Siino, sulla base delle analisi di Lee Kai-Fu, già presidente di Google China, dirigente di Microsoft, Sgi , Apple, e co-presidente del Consiglio per l’Intelligenza Artificiale del World Economic Forum – è quella delle “tre R”: reimparare (mettendo le persone dei settori a rischio nella condizione di essere riqualificate, incentivate rispetto alle “nuove abilità”), ricalibrare (rivedendo i lavori in senso simbiotico con l’IA), rinascere (preparandosi alle conseguenze del cambiamento).
Cambiamenti graduali che non minacciano i laureati in tecnologia
Centrale in questo processo l’approccio allo studio. Servirà ancora? E in che senso? Certamente nulla, anche in questo ambito, può essere dato per scontato. E se i laureati in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica potrebbero servire sempre meno, sopravanzati dall’Intelligenza artificiale, va anche notato – come specifica il premio Nobel Christopher Pissarides, citato da Siino – che “i cambiamenti tendono a essere graduali; e nella maggior parte dei casi, i lavoratori interessati si spostano verso attività correlate che in realtà non richiedono grandi miglioramenti nelle competenze”.
Non sottovalutare il “dislivello prometeico”
Non per questo dunque si può dire – a priori – che l’Ia ci rende e ci renderà sempre più stupidi. Proprio perché siamo al centro di un processo di trasformazione in corso non è possibile al momento immaginare se la combinazione uomo-macchina possa interferire con certe dinamiche di supremazia dell’uomo sulla macchina. Certo è – per dirla con il filosofo tedesco Günther Anders – che non può essere sottovalutato il cosiddetto “dislivello prometeico”, il divario tra ciò che l’uomo è capace di fare tecnicamente e ciò che è in grado di immaginare o comprendere eticamente. Questo dislivello può portare a un uso irresponsabile della tecnologia, come nel caso delle armi nucleari. Da qui la critica verso l’indifferentismo morale nei confronti dell’avanzante tecnologia ed i rischi di una sorta di narcotizzazione di massa della “coscienza morale”.
Una mappa dei lavori a prova di IA
Pur mettendo il lettore sull’avviso dei “rischi” determinati dall’IA, Siino offre elementi significativi, tecnicamente sostenuti, all’approccio verso una trasformazione ineludibile, che va analizzata settore per settore. Da qui una rassegna molto utile per fissare una sorta di “mappa” dei lavori “a prova di IA”: da quelli automatizzabili a quelli con alta capacità di potenziamento, da quelli con basso livello di esposizione a quelli ad impatto zero, per arrivare alle “professioni creative”, alle “competenze relazionali e comunicative” e ai settori resilienti all’IA. In ogni ambito l’autore di Intelligenza artificiale. I lavori che non spariranno offre riferimenti puntuali, dati aggiornati, angoli visuali utili per affrontare, innanzitutto culturalmente, il processo in corso, proponendo una visione di prospettiva ed orientamenti di valore, sintetizzati in un una strategia di adattamento basata sulle “5 V” (Valore, Violenza, Velocità, Vulnerabilità e Visione).
Il futuro non è scritto ma da costruire, pensare in grande
Il richiamo finale alla Visione è la sfida di sintesi: “Il futuro dell’IA non è scritto, ma da costruire. Chi ha una visione chiara del suo potenziale può indirizzarne lo sviluppo e trarne vantaggio. Serve immaginare scenari possibili, pensare in grande e progettare strategie che permettano di integrare l’IA in modo sostenibile e proficuo”. E’ la “visione” e la prospettiva di lavoro fatta propria anche dal ,inistro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, che, nella postfazione al saggio di Siino, indica nelle “politiche integrate” che pongono al centro il capitale umano, la base della sua strategia, rifiutando l’idea fatalistica dell’intelligenza artificiale quale destino ineluttabile che si abbatte sulle nostre vite, individuando in essa piuttosto “uno strumento che possiamo e dobbiamo orientare verso obiettivi di benessere comune” ed investendo sulle competenze specificamente umane (creatività, empatia, pensiero critico, capacità di giudizio etico).
La risposta alle visioni apocalittiche dei progressisti
In questa prospettiva la riflessione sui “lavori che non spariranno” rappresenta una risposta immediata contro i cultori delle visioni apocalittiche e gli adepti di un progressismo irresponsabile, offrendo, insieme ad un’ampia messe di riferimenti tecnici, orientamenti valoriali utili per affrontare le sfide che verranno. Necessario è farsi trovare preparati, attraverso un approccio consapevole – come invita a fare Siino – alla trasformazione digitale, in tutte le sue complesse declinazioni. Per giocare consapevolmente i destini personali e quelli collettivi.