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I trafficanti d’armi degli Houthi vendono armi su X, Meta e Whatsapp: la rivelazione in un dossier di Washington

Fondamentalisti sui social

I trafficanti d’armi degli Houthi vendono armi su X, Meta e Whatsapp: la rivelazione in un dossier di Washington

Esteri - di Gabriele Caramelli - 16 Luglio 2025 alle 20:09

I trafficanti d’armi vicini ai miliziani yemeniti Houthi hanno usato per anni i social di “X”, Meta e Whatsapp per vendere strumenti d’offesa. I commercianti hanno creato delle vere e proprie armerie irregolari sui social, appoggiati dal regime iraniano. È quanto traspare da un rapporto del Tech transparency project (Ttp) di Washington, che ha registrato 130 account ‘X’ con sede in Yemen e 67 account WhatsApp aziendali nati con la finalità di vendere fucili ad alta potenza, lanciagranate e altre attrezzature militari. Alcuni dei trafficanti vendevano armamenti apparentemente fabbricate negli Usa e armi occidentali con il marchio Nato.

Alcuni di questi prodotti recavano la dicitura “Proprietà del governo statunitense”, ma il dossier non ha indicato quali fossero i clienti. Nonostante ciò, considerando i prezzi alti delle armi, è possibile che gli acquirenti fossero altri militanti: alcuni fucili hanno un costo che si aggira sui 10mila dollari. Sia X che Meta vietano l’utilizzo dei loro social per il commercio delle armi, anche se alcuni dei trafficanti erano abbonati a Whatsapp business e altri ancora a X premium.

I trafficanti d’armi degli Houthi vendono armi su X, Meta e Whatsapp

I commercianti hanno utilizzato Whatsapp come catalogo, per consentire di visualizzare il materiale. Uno di questi account offriva decine di armi, tra cui una pistola Glock rivestita con una custodia raffigurante il Lincoln Memorial, la Casa Bianca e un soldato americano dell’era coloniale con le parole “Preservare, Proteggere, Difendere” incise sopra. Un portavoce di Whatsapp, citato dal Guardian sulla vicenda, ha rassicurato: «Se identifichiamo o veniamo a conoscenza di organizzazioni terroristiche designate dagli Stati Uniti che tentano di utilizzare il nostro servizio, adottiamo misure appropriate, tra cui la sospensione degli account, per ottemperare ai nostri obblighi legali». Nel frattempo l’azienda ha bloccato due account segnalati dal giornale inglese, chiarendo di non aver tratto alcun profitto da questi utenti.

Tutti gli account dei trafficanti che utilizzavano X premium, invece, pubblicavano video estesi come lo spacchettamento della M249 SAW americana, la mitragliatrice leggera in dotazione all’esercito statunitense. Altri ancora utilizzavano la funzione “tip”, che consente agli utenti di X di inviare donazioni, sebbene il social proibisca l’uso delle sue piattaforme da parte di individui che “promuovono le attività illecite” delle organizzazioni terroristiche”. Nonostante tutto, l’azienda ha affermato di non aver consentito ai gruppi terroristici di utilizzare i suoi servizi premium.

Le parole dell’esperta sul caso dei trafficanti

La direttrice del Ttp Katie Paul è stata interpellata dal Guardian sul caso dei trafficanti d’armi vicini agli Houthi. «X e WhatsApp hanno entrambe politiche contro la vendita di armi – ha spiegato l’esperta – ma consentono ai commercianti di armi legati a un gruppo terroristico designato dagli Stati Uniti di trafficare armi sulle loro piattaforme. In alcuni casi queste aziende potrebbero trarre profitto da violazioni delle proprie politiche, che mettono a rischio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti». Inoltre, alcuni degli account utilizzati dai trafficanti d’armi indicavano Sana’a, ossia la capitale dello Yemen, come propria ubicazione e altri condividevano frequentemente contenuti pro-Houthi. Altri ancora vendevano armi in contenitori marchiati con il simbolo degli Houthi, che recita: «Dio è grande, morte all’America, morte a Israele, maledizione agli ebrei, vittoria all’Islam».

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di Gabriele Caramelli - 16 Luglio 2025