
La via della Seta perduta...
Dazi colpa della Meloni? I Cinquestelle dimenticano quando scodinzolavano come “pechinesi” a XI Jinping…
I pentastellati rimpiangono ancora i fallimentari accordi con Pechino del 2019. Un impegno di 2,5 miliardi per l'Italia che non ha prodotto nulla, mentre durante la pandemia furono proprio i cinesi a rifilarci delle vere e proprie "sole"
Altro che dazi e proteste contro la presunta debolezza italiana ed europea dinanzi agli Stati Uniti. Tra gli smemorati di queste ore spiccano i Cinquestelle, che a parole fanno i sovranisti e in realtà sono stati protagonisti di una vera e propria folgorazione cinese. Fallimentare e assurda.
La via della seta, la via del fallimento
Il governo presieduto da Giuseppe Conte, il 2019, promosse, con tanto di inchino a XI Jinping, “La via della seta”, che nelle intenzioni avrebbe dovuto ripercorrere i tragitti commerciali di duemila anni fa.
Il leader pentastellato promosse 19 accordi con Pechino, ricevendo XI come una sorta di statista liberale e non come il capo di un sistema politico comunista.
L’Italia, contro il parere di Stati Uniti e altre potenze occidentali, sottoscrisse 19 accordi di partnerariato con la Cina. Risultato? La Nuova via della seta si è rivelato un progetto che per l’Europa è soprattutto più orientato all’import rispetto che all’export. La bilancia commerciale dell’Unione Europea con la Cina, infatti, nel 2023 era in negativo di circa 250 miliardi di euro, un divario che si è ampliato negli ultimi 10 anni.
Un fallimento totale, revocato nel 2023 dal governo Meloni, che ha visto la nostra Nazione discostarsi dalle sue prerogative occidentali per attraversa una rotta geopolitica nuova.
Altro che dazi, l’amore di Conte per Pechino
Che Giuseppe Conte amasse e tanto la Cina lo si vide sin dall’inizio dei tempi del Covid, quando rivendicò la via della seta e l’aiuto “umano” che Pechino ci avrebbe fornito durante l’esplosione della pandemia. “Chi ci derideva un anno fa oggi dovrebbe chiederci scusa, perché grazie alla Cina stiamo salvando tante vite”, ebbe a dire l’allora Premier.
Dai lavori della Commissione d’inchiesta sul Covid sta emergendo che i cinesi ci rifilarono delle vere e proprie “sole” sulle mascherine. Almeno cinque miliardi di euro buttati sin dalle prime fasi del virus.
“Giuseppi”, l’amico di Pechino
Conte sogna ossessivamente di tornare a Palazzo Chigi. Ma oltre a questo, sogna di riscrivere la geopolitica. Giusto (e l’Italia lo fa) avere buoni rapporti con la Cina, incrementando se possibile le nostre esportazioni, ma assurdo non considerare che l’alleanza commerciale e politica con gli Stati Uniti vada salvaguardata. Conte accusa Meloni e l’Europa di essere supini a Trump, mentre sono in corsa i negoziati per arrivare a una riduzione dei dazi, ed esalta un modello pervasivo sul piano economico, illiberale su quello politico. La stessa Cina, gigante incontrastato asiatico, che insidia Taiwan e che prepara una sorta di nuova guerra fredda. Altro che daazi.