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Dal Fronte alla leggenda: Grilz raccontato alla nuova generazione della “fiaccola”

I grandi italiani

Dal Fronte alla leggenda: Grilz raccontato alla nuova generazione della “fiaccola”

Almerigo e i suoi erano avanti in quella doppia trincea, gli anni '70 e Trieste: dalla grafica all'estetica, dai contenuti alla lotta per l'egemonia. Non a caso diverranno pionieri anche sul "fronte" del giornalismo di guerra. Sempre in prima linea

Speciali - di Alessandro Amorese - 6 Luglio 2025 alle 10:21

A Pisa ho avuto l’onore di parlare di Almerigo Grilz davanti ad un ampio pubblico formato soprattutto da ventenni, militanti e dirigenti di Gioventù Nazionale e Azione Studentesca, cioè il futuro di questa nostra Nazione. Molti di loro non avevano ancora potuto vedere al cinema Albatross ma ho spiegato come quel film fosse soprattutto per loro. In questi anni sono usciti ottimi libri, graphic novel, c’è un premio giornalistico dedicato a Grilz, tutti tasselli di un mosaico che contribuiscono mattone dopo mattone a raccontare le vicende di un vero e proprio mito.

Ma un film, con una seria produzione e distribuzione, con il simbolico (e concreto) sostegno della Rai fa giustizia: storica, culturale, politica. Il titolo della conferenza aveva un chiaro e brillante doppio senso: “Dal fronte alla leggenda”, con Fronte che si può scrivere anche con la maiuscola. Il Fdg triestino: un capo, una sede (un covo), un metodo. Una realtà/leggenda che spopola in tutta la penisola, la volontà di comunicare, di riprendere e immortalare, una grafica speciale, i fumetti, i murales.

Almerigo e i suoi erano avanti in quella doppia trincea, gli anni ’70 e Trieste, con la sua questione nazionale, i suoi drammi, i suoi viali. Almerigo del quale Almirante era innamorato, così come tutte le sezioni, a prescindere da correnti e sfumature geopolitiche, passa dal Fronte ai fronti, insieme a due ragazzi di via Paduina (Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, che per sette mesi in uno di quei fronti ha “soggiornato” nelle carceri afghane, prigioniero delle truppe filosovietiche).

Coraggio, tanto coraggio, spirito di adattamento, il giornalismo di guerra in prima linea, senza tanti fronzoli. Con quella macchia, sono giornalisti ma dalla parte “sbagliata”, le firme con il cognome sbagliato, l’ostracismo, la cancel culture. Non ci sono riusciti. Quando Almerigo muore, in Mozambico, ne dá notizia Paolo Frajese, su Rai1: il fato vuole che quel giorno ci fosse sciopero, niente immagini sulle reti nazionali, uno scherzo del destino. Ma i video e le foto di Almerigo e della Albatross saranno eterne, come il suo mito.

 

*Deputato e responsabile Iniziative editoriali di FdI

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di Alessandro Amorese - 6 Luglio 2025