
Il ministro spiega lo sfratto
Colpo allo Strega: Giuli lo sposta a Cinecittà. Fulvio Abbate gli dà ragione: “È il premio dell’amichettismo”
Che cosa si è perso Alessandro Giuli nella non-lettura della cinquina del premio Strega, vinto da Andrea Bajani con L’Anniversario? Può aiutare ad avere un quadro della situazione la disamina di una voce di sinistra, libera e irridente come quella di Fulvio Abbate per avere una disamina scevra da ideologismi.
“Io, padri e famiglia”: nella cinquina il tema è ricorrente
Intervenendo su Dagospia (un sito non certo vicino al governo Meloni), Abbate definisce lo ‘sgarbo’ a Giuli «un atto di guerra che le élite “de sinistra” amichettistiche sferrano contro il Palazzo attualmente governato dai post-fascisti. I più avveduti non possono non averne contezza». Con tono altrettanto irridente, Abbate precisa che «non è un caso che sul palco del Ninfeo, tra gli altri, vi fosse munito di chitarra Roberto Angelini, musicista del format di Diego Bianchi “Zoro”, quasi a rivendicare appunto le insegne dell’amichettismo». Per poi riferire che tra il pubblico de Lo Strega «la battuta più ricorrente riguardava il tratto pateticamente, ostentatamente autobiografico d’ogni opera in gara: “Ma tu lo sai che ‘sta auto-fiction ha rotto davvero er cazzo?”, così chiosavano i più sinceri e spassionati tra i presenti».
Giuli sul trasloco del premio Strega: valorizziamo le periferie
In effetti, in risposta al governo di destra del Dio, patria e famiglia, questa edizione dello Strega ha avuto come tema ricorrente “Io, padri e famiglia”. Per famiglia s’intende quella degli scrittori in lizza. Il tempo dirà se i lettori premieranno tale deriva e su quali di questi libri in gara avremo memoria negli anni a venire.
A proposito di anni a venire, nel 2026 si cambia, fa sapere il ministro della Cultura, con il trasferimento del premio a Cinecittà. L’idea di spostare la serata finale del Premio Strega dalla storica sede del Ninfeo di Villa Giulia a Cinecittà «non è affatto un ridimensionamento» di questo prestigioso riconoscimento letterario «e tanto meno una ripicca verso chicchessia, ma una opportunità in quanto Cinecittà è molto più grande e più ricca di spazi», fa sapere il ministro della Cultura, sottolineando inoltre che la sede degli Studios di Cinecittà, di via Tuscolana, è in periferia. Luoghi, le periferie, che è giusto – come più volte sostenuto dal titolare del Ministero della Cultura, «godano della possibilità di fruire di grandi rassegne culturali, letterarie, cinematografiche». Dunque ‘perché no?’».