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Capotreno aggredito, l’ultimo brutale assalto a un dipendente delle ferrovie nell’esercizio delle sue funzioni

Violenza senza freno

Capotreno aggredito brutalmente solo per aver chiesto il biglietto: “Mi hanno dato una testata e ho perso i sensi. Senza motivo” (video)

L'Italia delle ferrovie e l'incubo della violenza a bordo: le cronache registrano l'ennesimo sfregio a un capotreno aggredito "senza motivo" solo per aver chiesto riscontro del titolo di viaggio: cioè per aver assolto alle funzioni del suo servizio

Cronaca - di Greta Paolucci - 18 Luglio 2025 alle 13:51

L’Italia dei treni e l’incubo della violenza a bordo continuano a salire al disonore delle cronache, che registrano l’ennesimo sfregio a un capotreno aggredito “senza motivo” solo per aver chiesto riscontro del titolo di viaggio a un passeggero. Ossia: per aver assolto alle funzioni e mansioni del suo servizio.

Capotreno aggredito, l’incubo si rinnova a ogni corsa

«Mi hanno dato una testata, ho perso i sensi e sono finito a terra. Tutto senza motivo: io ho solo chiesto il biglietto», dichiara la vittima della brutale aggressione a freddo e il Tgcom24 ne rilancia la drammatica testimonianza spiegando: «Tommaso Lanni, che lavora da 15 anni come capotreno, gira tutta l’Italia a bordo dei Regionali. Nella sua carriera è stato aggredito diverse volte. Spesso da persone senza ticket. L’ultima pochi giorni fa…».

La storia del dipendente delle ferrovie assalito con brutalità e a freddo

E allora rieccoci a qui, a parlare per l’ennesima – ma di sicuro, purtroppo, non ultima – aggressione ai danni di un dipendente delle ferrovie. Lui è Tommaso Lanni, quindici anni di servizio e troppe violenze subìte. L’assalto shock “va in scena” su un Regionale a registrare l’ultima drammatica vicenda: una testata per aver chiesto a un passeggero a bordo il biglietto di dovere. E allora, l’immagine è di quelle che fanno male. Di quelle che raccontano di un Paese sempre più a rischio, dove la violenza gratuita e l’impunità sembrano aver preso il sopravvento.

Solo l’ultima aggressione inferta al personale di bordo in servizio sui treni

La storia di Tommaso Lanni, capotreno con quindici anni di onorato servizio sui Regionali di tutta Italia, è l’ennesimo, inquietante capitolo di un libro che non vorremmo mai leggere: quello delle aggressioni al personale di bordo. Dei soprusi subìti da chi cerca – e ne ha pieno titolo – di far rispettare le regole. Parole, quelle della vittima, che gelano il sangue, rilasciate da Lanni al Tgcom24 ieri, e che descrivono l’ultima, brutale violenza fisica agita contro un lavoratore nell’esercizio delle sue funzioni. Una furia cieca, e una ferocia inaudita, scatenata dalla semplice e legittima richiesta di un titolo di viaggio. Non un alterco; non una rissa. Ma una reazione spropositata e barbara a un atto dovuto, quotidiano, che ogni capotreno compie decine di volte al giorno.

Un’escalation di violenza quotidiana

E non era neppure la prima volta. La carriera di Tommaso Lanni, a quanto si deduce dalla sua testimonianza ai giornalisti Mediaset,  è purtroppo costellata di episodi simili. Diverse le aggressioni subite negli anni, troppo spesso da persone prive di biglietto, che reagiscono con efferatezza alla minima pretesa di legalità. Questo ultimo episodio, tuttavia, sembra superare ogni limite: non solo per la violenza subita – una testata che ha causato lo svenimento e la caduta a terra del capotreno –. Ma anche per la sua apparente gratuità. Una richiesta educata, un gesto professionale, trasformato in un pretesto per una reazione feroce, inaccettabile.

Ennesimo capotreno aggredito: il grido d’allarme di chi difende la legalità

Così, sullo sfondo di un dibattito pubblico – che tra buonismi e narrazione ideologizzata vuole far passare a tutti i costi l’immagine e il plus-valore di un’accoglienza tout court, dovuta e non sempre ossequiata a detta dei soloni dem – si concentra su mille altre emergenze. Quella della sicurezza sui mezzi pubblici, in particolare sui Regionali che attraversano il cuore del Paese, per esempio. I capotreni come Lanni, pur dotati di coraggio e professionalità, si ritrovano spesso a operare in condizioni di rischio elevato, senza un’adeguata protezione, con protocolli che non sempre riescono a garantire la loro incolumità.

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di Greta Paolucci - 18 Luglio 2025