
Il lutto
Addio a Goffredo Fofi, critico letterario e cinematografico che “elevò” Totò al rango di attore vero
Addio a Goffredo Fofi, saggista, critico teatrale e cinematografico, editore, polemista, animatore culturale instancabile, morto all’Ospedale Cavalieri di Malta a Roma all’età di 88 anni. Lo scorso 25 giugno, come apprende l’Adnkronos, si era rotto il femore ed era stato operato. Fofi è stato una delle voci più lucide, radicali e controcorrente della cultura italiana. Intellettuale militante e voce scomoda della sinistra, ha attraversato il secondo Novecento con lo sguardo degli ultimi e degli esclusi.Il contributo di Goffredo Fofi è stato determinante nella rivalutazione critica di Totò, un artista a lungo trascurato dalla critica cinematografica durante la sua carriera. Sulla scia dell’intuizione di Pier Paolo Pasolini — che aveva voluto Totò nel suo film “Uccellacci e uccellini” – Fofi, insieme a Franca Faldini, vedova dell’attore, pubblicò nel 1968 il saggio “Totò. L’uomo e la maschera” (Fetrinelli, 1977). L’opera, considerata una delle prime analisi serie e approfondite sulla figura dell’attore napoletano, è stata più volte riveduta e aggiornata nel corso degli anni, contribuendo in modo significativo a restituire a Totò il posto che gli spetta nella storia del cinema italiano. Fofi aveva curato in precedenza il volume “Il teatro di Totò (1932-1946)”, pubblicato da Più libri nel 1976.
“Con la sua attività di animatore e organizzatore di cultura, Goffredo Fofi ha saputo incidere come pochi altri sul dibattito italiano contemporaneo, ponendo questioni di grande interesse attraverso un approccio produttivo di nuovi significati. Il suo genuino coinvolgimento nei temi del meridionalismo, il suo confronto con il pensiero di Gaetano Salvemini e Manlio Rossi-Doria, la sua capacità di rivalutare e rileggere espressioni popolari come cultura alta, hanno aperto inediti percorsi intellettuali. Ricordando la sua opera voglio esprimere ai suoi familiari le mie condoglianze, e la vicinanza mia e del Ministero della Cultura”, è il ricordo del ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
La carriera e i meriti di Goffredo Fofi
Negli anni Sessanta e Settanta, Fofi è stato uno dei principali animatori della ‘cultura di opposizione’: ha dato vita, assieme ad altri intellettuali, a riviste divenute centrali nella riflessione politica e culturale di quella che si definiva sinistra eterodossa, come i “Quaderni piacentini”, “Ombre rosse”, “Linea d’ombra” e “La terra vista dalla luna”, spazi di libertà critica capaci di cogliere i movimenti sotterranei di una società in trasformazione.
Nato a Gubbio (Perugia) il 15 arile 1937, Fofi ha attraversato decenni di storia italiana con uno sguardo sempre vigile e mai riconciliato, ponendo al centro della sua ricerca il rapporto tra arte e realtà sociale. È una figura che ha saputo unire la passione intellettuale all’impegno civile, il rigore dell’analisi alla curiosità per il nuovo, l’insofferenza verso l’accademia con l’urgenza di “stare dentro” i conflitti del suo tempo.