
L'Ue capovolta
Wilders fa crollare l’Olanda e l’Europa dei frugali: ora la lezione di stabilità arriva da Giorgia Meloni
La Danimarca così si smarca i contabili del nord: "Non vogliamo che i soldi vengano sprecati, quindi saremo esigenti nel negoziare, ma far parte di questa cerchia non è più il posto giusto per noi"
Un tempo erano loro a impartire lezioni: i “Paesi frugali” del nord Europa, alfieri del rigore e della stabilità, che guardavano con sufficienza ai governi mediterranei, accusandoli di instabilità e spesa pubblica eccessiva. Oggi, invece, sono proprio quei Paesi a trovarsi in difficoltà, mentre l’Italia, guidata da Giorgia Meloni, mostra una sorprendente tenuta politica.
La crisi nei Paesi Bassi
Martedì 3 giugno, Geert Wilders, leader del Partij voor de Vrijheid (Pvv), ha annunciato il ritiro del suo partito dalla coalizione di governo nei Paesi Bassi, provocando la caduta dell’esecutivo guidato da Dick Schoof. La decisione è stata motivata dal mancato accordo su un piano in dieci punti proposto da Wilders per inasprire le politiche su asilo e immigrazione, che includeva misure come la chiusura delle frontiere e l’uso dell’esercito per il controllo dei confini. «Nessuna firma per i nostri piani. Nessuna modifica del Nessuna modifica all’Accordo quadro principale. Il Pvv lascia la coalizione», ha scritto Wilders su X.
La coalizione, composta dal Partito per la Libertà di Wilders, dal Movimento agricoltori-cittadini (Bbb), dai conservatori centristi del Nuovo contratto sociale (Nsc) e dai liberali del Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd), era in carica da meno di un anno. La rottura ha generato una crisi politica che potrebbe portare ora a nuove elezioni entro l’anno.
I Frugali in difficoltà
Eppure, non è solo l’Olanda a trovarsi in difficoltà. Anche la Germania, una volta maestrina europea, ha visto lo scorso anno la propria manovra economica bocciata dall’Ue per non essere conforme alle raccomandazioni di spesa. Quanto alla Francia di Macron, resta intrappolata in un nodo gordiano chiamato bilancio, che pesa come un macigno sulle spalle di François Bayrou.
Insomma, quei Paesi che per anni hanno predicato austerità e avversato il debito comune europeo si trovano oggi a fare i conti con contraddizioni che non riescono più a dissimulare.
“Addio ai Frugali: la Danimarca cambia rotta”
«Abbiamo avuto in passato un ruolo di primo piano nel gruppo dei quattro frugali e ora lo avremo in un altro gruppo, perché i tempi sono cambiati e il mondo sta cambiando rapidamente», ha dichiarato la premier danese Mette Frederiksen in conferenza stampa a Copenaghen accanto alla presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola.
«Non vogliamo che i soldi vengano sprecati, quindi saremo esigenti nel negoziare, ma far parte della cerchia dei frugali non è più il posto giusto per noi», ha aggiunto, segnando una rottura storica con l’ortodossia nordica. «Se ripensate a cosa è successo in questi sette anni, nessuno, nessuno avrebbe avuto la capacità di prevederlo. Abbiamo bisogno di un bilancio che dia risposte alle nuove priorità che abbiamo nel Consiglio, nel Parlamento e nella leadership politica europea».
L’Italia come esempio di solidità
In questo contesto, l’Italia si distingue come un esempio di stabilità politica. L’esecutivo targato Meloni, in carica dal 22 ottobre 2022, è tra i cinque governi più longevi della Repubblica italiana dal 1946. La presidente del Consiglio ha ribadito l’importanza di istituzioni solide, capaci di lavorare nel tempo per fornire risposte efficaci ai cittadini. Questa continuità ha permesso alla Nazione di tornare protagonista sulla scena globale, sostenendo la crescita economica e difendendo con determinazione gli interessi italiani in Europa e nel mondo.