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Dazi Trump all’Europa von der Leyen

La partita commerciale

Trump apre al rinvio dei dazi: possibile proroga di 90 giorni. Riparte il negoziato con l’Ue. E sigla la pace con la Cina

Bruxelles riceve la controproposta Usa e si dice pronta. Le tariffe allontano Merz e Macron: "Fare in fretta", "Non a tutti i costi". Washington intanto annuncia l'accordo con Pechino e guarda all'India

Europa - di Alice Carrazza - 27 Giugno 2025 alle 10:15

La deadline tariffaria del 9 luglio si avvicina. O forse no. «La scadenza non è vincolante», ha annunciato la Casa Bianca. Un segnale: il presidente Donald Trump potrebbe concedere all’Unione Europea ulteriori novanta giorni prima di avviare una nuova stagione di dazi. E nel frattempo, il negoziato riprende quota. Lo ha confermato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: «Abbiamo ricevuto l’ultimo documento statunitense per ulteriori trattative. Lo stiamo valutando in questo momento. Il nostro messaggio è chiaro: siamo pronti per un accordo». Intanto Trump annuncia di aver chiuso l’accordo con la Cina e di guardare ora a quello con l’India.

Dazi gli Usa aprono al rinvio della scadenza

«Il presidente può offrire un accordo a quei Paesi che non ce ne propongono uno entro la scadenza, scegliendo un livello di dazio che ritiene vantaggioso per gli Stati Uniti», ha spiegato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, dopo aver annunciato l’apertura sui tempi. Le dichiarazioni di Leavitt sono arrivate nella notte europea, quando il Consiglio era ormai chiuso.

Il tema è stato comunque al centro delle discussioni dei leader europei, anche per l’arrivo sul tavolo della proposta americana, definita da fonti diplomatiche «una cornice, un quadro nel quale poi inserire i dettagli».

Asse franco-tedesco in panne

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz preme per una chiusura rapida del dossier. Ogni giorno perso, secondo Berlino, ha un costo per l’Europa in termini economici e diplomatici. Parigi, invece, frena. «Se alla fine gli Stati Uniti decidessero di mantenere un dazio del 10% contro la nostra economia, sarà inevitabile una misura di compensazione sui prodotti americani venduti nel mercato europeo», avverte Emmanuel Macron. Il presidente francese punta alla soluzione «dazi zero». Una divergenza che riflette il progressiva frattura dell’asse franco-tedesco, ormai sempre più evidente nei consessi internazionali.

Meloni: “Essere creativi in modo costruttivo”

L’Italia sceglie il pragmatismo. «Bisogna essere creativi in modo costruttivo per cercare un punto di equilibrio», trapela da fonti di Palazzo Chigi. Per Giorgia Meloni, dazi al 10% «non sarebbero per noi particolarmente impattanti». A condizione, però, che non siano asimmetrici. In tal caso, avverte, «dovrebbero essere debitamente compensati». La strategia italiana guarda ad accordi transatlantici sulle materie prime critiche e a una cooperazione più stretta per contrastare la sovraccapacità produttiva dei Paesi terzi, in primis la Cina, nei settori sensibili come acciaio e alluminio.

L’Ue guarda a Est. E pensa a come superare il Wto

Nel frattempo, la Commissione europea guarda a Est. Von der Leyen ha rilanciato l’ipotesi di un’intesa con il Comprehensive and progressive agreement for trans-pacific partnership. «Si può pensare a un accordo Ue-Cptpp come l’inizio di una ridefinizione dell’Organizzazione mondiale del commercio. Pensando a quello che deve essere il formato in senso positivo, per evitare gli errori commessi in passato», ha dichiarato la presidente della Commissione. In termini più espliciti, Merz ha poi spiegato che l’Ue sta pensando a un superamento del Wto.

«Chiudere un accordo complesso di dettaglio prima del 9 è molto complicato – spiegano diplomatici italiani citati dal Messaggero – soprattutto per quanto riguarda le barriere non tariffarie». Un’intesa di principio, quella sì, è plausibile.

Se l’accordo dovesse saltare, l’Ue è pronta alle contromisure. Restano sul tavolo le «ritorsioni» e il temuto «bazooka» contro le big tech americane. È l’eventualità che tutti sperano di evitare. Von der Leyen ha l’onere di stringere un’intesa con Trump, nonostante i rapporti finora tiepidi. «Al contempo, ci stiamo preparando per l’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente», ha dichiarato.

Trump raggiunge l’accordo con la Cina e ora pensa all’India

Mentre a Bruxelles si cerca la quadra, a Washington Trump rilancia. Dopo aver minacciato Pechino con dazi “stellari” fino al 125%, ora cambia tono: un accordo commerciale con la Cina è stato raggiunto. E «l’India – ha chiarito il presidente – potrebbe essere la prossima». Il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha dichiarato a Bloomberg che l’accordo è stato firmato all’inizio di questa settimana. Né Lutnick né Trump hanno fornito dettagli sull’accordo. «Abbiamo firmato con la Cina proprio l’altro giorno», ha dichiarato Trump nella serata di giovedì.

Pechino conferma: «Via una serie di misure restrittive»

Pechino ha confermato il via libera agli accordi di Ginevra e che Washington revocherà «una serie di misure restrittive» mentre Pechino «esaminerà e approverà» l’esportazione di prodotti «sottoposti a controlli» sulle esportazioni «nel rispetto della legge e dei regolamenti». L’auspicio ribadito dal ministero del Commercio, come riportano i media ufficiali del gigante asiatico, è che «Stati Uniti e Cina possano incontrarsi a metà strada». Il dicastero insiste sulla promozione di «uno sviluppo sano, stabile e sostenibile delle relazioni economiche e commerciali».

I colloqui di Ginevra risalgono allo scorso maggio, quando era al culmine la guerra di dazi e controdazi. Poi a inizio giugno ci sono stati la telefonata tra Donald Trump e Xi Jinping e un nuovo round a Londra. Da allora sono proseguiti «stretti contatti» con gli Stati Uniti, affermano dal ministero del Commercio di Pechino, insistendo sul «meccanismo di consultazione economica e commerciale» per «ridurre le divergenze» e «rafforzare la cooperazione».

 

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di Alice Carrazza - 27 Giugno 2025