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Strage di Paderno

La sentenza del tribunale

Strage di Paderno: 20 anni al ragazzo che sterminò la famiglia. “Nessun vizio di mente”

Lo sconto di pena per il rito abbreviato. Essendo minorenne all'epoca dei fatti non avrebbe potuto avere l'ergastolo. Il perito aveva riconosciuto una seminfermità ma per il tribunale prevalgono le aggravanti

Cronaca - di Gianna Gavi - 28 Giugno 2025 alle 14:24

20 anni di carcere, il massimo possibile. Riccardo Chiarioni, l’autore della strage di Paderno, il 31 agosto 2024, nella quale uccise padre, madre e fratellino, è stato condannato senza sconti dal Tribunale dei minorenni di Milano. Che ha accolto in pieno la richiesta del Pubblico ministero non riconoscendo al ragazzo nessun vizio parziale di mente. La Procura aveva chiesto la pena sulla base delle aggravanti contestate al giovane.

La strage di Paderno

Riccardo Chiarioni, il 17enne (oggi appena maggiorenne) sterminò a coltellate la sua famiglia la notte del 31 agosto scorso, a Paderno Dugnano. Il giovane uccise la madre, il padre e il fratellino 12enne, sferrando in totale 108 fendenti.

La decisione del tribunale sulla strage di Paderno

Riccardo all’epoca dei fatti era ancora minorenne. E questo gli ha consentito di evitare l’ergastolo. La pena applicata, considerando la scelta del rito abbreviato, era la massima possibile, (per i minorenni non si può andare oltre i 30 anni di reclusione). La difesa aveva chiesto il proscioglimento per vizio totale di mente. Ed è scontato il ricorso in appello e successivamente in Cassazione.

La perizia: “Viveva in un mondo fantastico ma non delirava”

La perizia psichiatrica, effettuata da Franco Martelli, ha stabilito che il ragazzo viveva, “in un mondo fantastico e per raggiungerlo doveva liberarsi di tutti gli affetti”. “Viveva nella fantasia, quest’ultima, però, non intesa come ‘delirio’, ma come rifugio”, ha scritto lo specialista.

Volevo essere immortale, uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero“, aveva detto ancora, tentando di spiegare una strage senza un movente. Nelle relazioni degli psicologi che si sono occupati di lui, allegate agli atti delle indagini, si era messo in evidenza che il ragazzo aveva parlato di un “clima competitivo” che c’era in famiglia, ma anche nello sport e più in generale in tutta la società.

Per Riccardo un percorso terapeutico

Nonostante la condanna, i magistrati hanno disposto per il giovane un programma terapeutico all’interno dell’Istituto penale minorile di Firenze, dove Riccardo è attualmente detenuto. Qui seguirà un percorso psichiatrico e psicologico, con l’obiettivo di affrontare i disturbi emersi durante le indagini. Il ragazzo, che ha ripreso gli studi superiori, potrà sostenere l’esame di maturità già quest’anno.

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di Gianna Gavi - 28 Giugno 2025