Strage di Paderno, Gip e Pm verso la richiesta di perizia sul ragazzo che ha sterminato la famiglia
La strage di Paderno, in cui un ragazzino di 17 anni ha ucciso i genitori e il fratellino di dodici anni, arriva a una svolta: il giudice per le indagini preliminari del tribunale dei minori e il pubblico ministero si avviano a chiedere una consulenza psichiatrica sull’autore dell’omicidio. Una cosa che la difesa ha già fatto e che probabilmente tende ad evitare che passi un’idea precostituita di infermità.
La strage di Paderno e il rischio impunità
Il delitto compiuto dal minorenne non è punibile, secondo quanto stabilito dalla Corte costituzionale, con l’ergastolo. La pena massima prevista sarebbe di 30 anni (ipotesi comunque improbabile). Ma è chiaro che una perizia psichiatrica che dicesse che il ragazzo era infermo o seminfermo cambierebbe le cose. Nel primo caso non sarebbe imputabile, nel secondo avrebbe una forte riduzione di pena. Al massimo potrebbe prendere 12-13 anni.
Il precedente di Erika
La strage di Novi Ligure del 2011 ideata da Erika De Nardo e dal fidanzato Omar, che uccisero la mamma e il fratellino di lei, portò a una condanna dei due a 16 e 14 anni. Non fu riconosciuta la seminfermità mentale. Erika fu diagnosticata come una “narcisista con idee di grandiosità”. In quel caso, però, un movente (per quanto assurdo) c’era e cioè appropriarsi di una sorta di nuova vita familiare uccidendo tutta la famiglia, mentre in questo caso manca anche il movente.
L’assenza della parte civile favorisce il ragazzo
In questa vicenda mancherà la parte civile, a meno che il comune di Paderno non chieda di costituirsi. L’assenza della parte civile favorisce, ovviamente, il ragazzo sul piano processuale.
La mossa del Gip e del Pm
Il Giudice per le indagini preliminari e il Pm possono chiedere una consulenza preliminare, così come ha fatto la difesa. Il ragazzo in sede di interrogatorio di convalida ha detto di avere “pensato da tempo all’omicidio”, ora di volere studiare in carcere e di riparare il debito in matematica. L’enormità della tragedia porta, come sempre, a un automatismo sbagliato di violenza e disturbi. Che vanno verificati fino in fondo. La difesa punterà su questo, ma l’accusa e il giudice terzo devono anche, e soprattutto, custodire la memoria di tre vittime innocenti. Che meritano di avere giustizia.