
Sicurezza e prevenzione
Sondaggio Euromedia, 6 italiani su 10 approvano le spese per la difesa. Smentito il racconto falso-pacifista
Sei italiani su 10 approvano il progetto di potenziare la nostra difesa e smentiscono la vulgata finto-pacifista delle opposizioni. Lo dimostra l’ultimo sondaggio di Euromedia Research illustrato in occasione dello studio di Fondazione Luigi Einaudi “Difesa, l’industria necessaria”.
Difesa, sondaggio Euromedia: il 65% promuove gli investimenti nella difesa
La direttrice Alessandra Ghisleri ha acceso i riflettori sul monitoraggio dal titolo “Il concetto di sicurezza tra gli italiani: percezione e declinazioni”. Complessivamente, il 64,8% degli intervistati ritiene che il nostro Paese faccia bene a investire nel comparto difesa e debba mantenere l’attuale livello di spesa (33,4%) o mettere più risorse (31,4%). Solo il 23% è contrario e spenderebbe meno. L’86,7% del campione associa alla parola “Difesa” il concetto di “Prevenzione e sicurezza”, il restante 13,3% quello di “Lotta e combattimento”.
L’87% associa difesa a prevenzione e sicurezza
Non solo dal sondaggio Euromedia emerge che il 68,3% è favorevole a una politica comune di difesa e sicurezza tra gli altri Stati membri della Ue. Mentre il 13,3% non sa rispondere alla domanda, così come oltre il 40% degli intervistati non conosce la Nato (4,7%) o non sa spiegare correttamente cosa sia (35,6%). Inoltre, il 65,4% degli intervistati ritiene che l’Italia debba rimanere nella Nato. Il 12,2%, invece, vorrebbe l’istituzione di una forza difensiva europea, indipendente dagli Usa. Il 10,4% che preferirebbe la neutralità.
L’insicurezza economica è la paura maggiore
L’insicurezza economica è il fattore che più spaventa le mille persone intervistate. Il 25,1% teme di non avere abbastanza soldi per vivere, di avere una pensione bassa o non percepita o di perdere lavoro e risparmi. Per l’8,7%, invece, l’insicurezza maggiore è legata alle guerre in cui l’Italia è coinvolta indirettamente – con la vendita di armi a Paesi in guerra -, ai conflitti vicini, alle migrazioni di massa di persone che vivono in Paesi in guerra.