
Le amnesie di Elly
Referendum, Guzzetta zittisce le sinistre: “Astenersi è legittimo, la Costituzione non obbliga al voto”
Il costituzionalista, articoli alla mano, smentisce la vulgata delle opposizioni dopo l'annuncio della premier Meloni. "Il voto è un'opportunità non un obbligo. Grave utilizzare la Carta à la carte, si offende il lavoro dei padri costituenti"
“Astenersi dal voto per i referendum è pienamente lecito. Lo consente la stessa Costituzione”. Parola di Giovanni Guzzetta, costituzionalista di fama, ordinario all’Università di Tor Vergata, che dalle colonne di Libero smonta, articoli alla mano, la narrazione delle opposizioni sulla presunta “diserzione” della premier Meloni e di chi promuove l’astensione.
Guzzetta: astenersi è pienamente legittimo
Guzzetta, che ha un profilo da referendario doc (nel 1993 fu tra gli ideatore, con Mariotto Segni dei quesiti sulla legge elettorale), ricorda ai distratti tra le file della sinistra che non c’è nulla di “antidemocratico” nell’astensione o nel recarsi alle urne e non prendere le schede. Si tratta di referendum abrogativi, per i quali i costituenti hanno voluto introdurre una deroga al principio generale di cui all’articolo 48 della Costituzione che qualifica il voto come dovere civico. È la stessa Costituzione insomma, quella che le opposizioni agitano come un totem, a prevedere un quorum per la validità del referendum. Elly Schlein dovrebbe saperlo ma, come sempre, prevale la logica dello scontro politico.
I costituenti hanno previsto il quorum
“Com’è noto l’articolo 75 della Costituzione – scrive il costituzionalista – prevede che, per essere valida, la consultazione debba registrare la partecipazione della maggioranza degli aventi diritto. In astratto su questo principio c’è l’accordo di tutti. E le ragioni sono le stesse che hanno indotto i costituenti a prevederlo. Il referendum abrogativo, infatti, consiste nella scelta di far venir meno una legge o parte di essa precedentemente approvata dal Parlamento. Il corpo elettorale, insomma, può sconfessare il Parlamento, cioè i propri stessi rappresentanti. Insomma, si tratta di conflitto interno alla democrazia. Consapevoli di ciò – sottolinea Guzzetta – i nostri padri costituenti hanno voluto scongiurare che pochi partecipanti al voto fossero in condizione di cambiare una legge espressione di una volontà rappresentativa comunque democratica”.
“Polemiche senza senso di chi usa la Carta à la carte”
Nel lungo articolo dal titolo “Polemiche senza senso. La Costituzione non impone voti ai referendum”, il docente sottolinea la politicizzazione dell’appuntamento referendario, secondo un ‘rito’ di vecchia data. Nulla di nuovo sotto il sole. A ogni referendum parte la polemica sulla correttezza di invitare all’astensione. Ma, chiarito il profilo giuridico, si tratta di valutazioni politiche. Tant’è che non raramente le parti si scambiano a seconda dell’oggetto dei quesiti.
Partecipare è una scelta, non un obbligo
“Giuridicamente, insomma, nel nostro ordinamento costituzionale partecipare al referendum abrogativo non è un obbligo, ma un’opportunità. La scelta di non partecipare si può valutare politicamente come si vuole, ma essa è certamente giuridicamente lecita. Né vale evocare l’articolo 48 della Costituzione, il quale prevede che il voto sia un “dovere civico”. Infatti, proprio la previsione di un quorum di validità, conferma che, nel caso del referendum abrogativo, il “dovere civico” di partecipare al voto non valga. Sarebbe infatti contraddittorio prevedere la possibilità dell’astensione (con la conseguenza di invalidare il referendum se non si raggiunga il quorum) se tutti fossero obbligati a partecipare”.
Si potrebbe abbassare l’asticella, ma è un’altra storia…
Del resto – ricorda Guzzetta- su questo punto gli stessi costituenti discussero a lungo fino all’attuale compromesso della metà più uno dei partecipanti. “Questa scelta muoveva dall’idea che la partecipazione politica sarebbe stata, come in effetti fu nei primi decenni della Repubblica, estremamente alta”. Oggi il mondo è cambiato – riflette ancora il costituzionalista – e non sarebbe “scandaloso interrogarsi se non sia il caso di abbassare l’asticella. Ma questa è un’altra storia”.
Guai a inventare inesistenti principi costituzionali
Ben venga la polemica politica, dunque, ma non strattonare la Carta a seconda delle convenienze. “Grave il caso in cui, con ostentato scandalo, si pretenda, quando conviene, di attaccare chi propugna l’astensione trincerandosi dietro l’evocazione di inesistenti principi costituzionali. L’abitudine di usare la Carta à la carte è forse la peggiore mancanza di rispetto per lo sforzo compiuto dai nostri padri costituenti”.