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Referendum, Gentiloni sfida il suo Pd e Landini: vado alle urne ma sul Jobs Act voto no. Elly assediata

Nazareno diviso

Referendum, Gentiloni sfida il suo Pd e Landini: vado alle urne ma sul Jobs Act voto no. Elly assediata

L'ex commissario Ue e già presidente dem "confessa" i suoi quattro no. "Dovremmo occuparci del potere d'acquisto delle famiglie e degli stipendi bassi piuttosto che promuovere un referendum che sembra una resa dei conti nel nostro album di famiglia"

Politica - di Stefania Campitelli - 5 Giugno 2025 alle 15:19

Un’intervista a tutta pagina su La Stampa e a tutto campo per riconoscere alla premier Giorgia Meloni di aver fatto passi importanti nelle alleanze europee e togliersi qualche sassolino di scarpa con il “suo” Pd, di cui fu presidente. Paolo Gentiloni, già premier e commissario europeo all’Economia, inizia dall’incontro Meloni-Macron. Un bilaterale strategico, durato oltre tre ore, che guarda con ottimismo, definendolo un “ottimo segno”.

Gentiloni: l’incontro Meloni-Macron è un ottimo segno

“Per l’Europa – dice – è un momento delicato: questo mese c’è un vertice G7, della Nato, scadono i novanta giorni di Trump sui dazi. Se si riapre il dialogo con Parigi, è una buona notizia”. Gentiloni sottolinea che il governo italiano si trova di fronte a un bivio. “Il contesto lo abbiamo sotto gli occhi: la Casa Bianca, per decenni architetto dell’ordine mondiale, ora è fonte di caos. Per la premier non è facile stare contemporaneamente dalla parte di Trump, difendere l’interesse nazionale sui dazi, e collaborare con l’Unione. Ha aperto al più limpido sostenitore dell’autonomia strategica dell’Europa: è un ottimo segno”. Poi lancia il suo timing. “Il primo obiettivo del vertice Nato deve essere evitare il disimpegno di Trump dall’Ucraina. Ottenuto questo, occorre avere le idee chiare sui dazi e la difesa europea”.

L’ex commissario: “Servono idee chiari su dazi e difesa comune”

Quello di un esercito comune è un dossier caro all’ex commissario Ue.Pensiamo sia meglio farci dire da Washington quale debba essere il livello di spesa sul Pil di ciascun membro della Nato, o invece parlare di difesa europea? Perché Italia e Francia non lanciano un’iniziativa comune per l’introduzione di eurobond dedicati a questo fine? Non sarebbe meglio di questo dibattito sulle soglie da raggiungere nei paesi Nato?”. Un sì senza se e senza ma alla difesa comune e all’ingresso dell’Italia nel club dei volenterosi, al netto della questione dell’invio di truppe a difesa di Kiev. “Per dirla con una metafora, è come se oggi i Ventisette partecipassero a una cena sociale in cui tutti portano il dolce e nessuno il primo o il secondo. Non c’è nessuna o quasi forma di interoperabilità, o di ottimizzazione dei costi. Si sprecano ovunque un sacco di quattrini. E questo è un messaggio che Paesi come Francia, Italia e Spagna dovrebbero rivolgere insieme anzitutto alla Germania. Quando Berlino investe cinquecento miliardi in dieci anni per la difesa, deve consentire la stessa cosa a chi ha margini più ristretti di bilancio”. Sarebbe auspicabile – conclude Gentiloni – che su questo maggioranza e opposizione in Italia trovassero un terreno comune.

“Vado alle urne ma sul Jobs Act voto no”

Sul referendum arriva un sonoro schiaffone alla segretaria dem Elly Schlein. Gentiloni non va al mare ma, scava scava, gli piacerebbe. “Andrò a votare, anche per il ruolo istituzionale che ho ricoperto. Sul Jobs Act per coerenza voterò certamente no”. Quindi quattro no per l’ex presidente del Pd e candidato federatore del campo largo mai nato. Non fa sconti neppure a Landini e alla comitiva referendaria. “Dovremmo occuparci del potere d’acquisto delle famiglie e degli stipendi bassi piuttosto che promuovere un referendum che sembra una resa dei conti nel nostro album di famiglia”.

 

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di Stefania Campitelli - 5 Giugno 2025