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Quello che la sinistra non dice su Paragon: il software israeliano usato anche per intercettare i reporter di destra

Chi è Eva Vlaardingerbroek

Quello che la sinistra non dice su Paragon: il software israeliano usato anche per intercettare i reporter di destra

I Video del Secolo - di Vittorio Giovenale - 21 Giugno 2025 alle 16:26

Altro che “intercettazioni all’olio di ricino”: per smontare la narrazione della sinistra sul caso Paragon, bastano un nome semplicissimo e un cognome impronunciabile: Eva Vlaardingerbroek. La blogger olandese, schierata a destra, strenua sostenitrice del governo Meloni. Anche lei, con altri giornalisti e attivisti risulta tra le persone spiate con lo spyware Graphite di Paragon Solutions.

Il caso Paragon spiegato bene: spiavano tutti a livello internazionale (il governo italiano non c’entra)

Eva, che è sposata con un avvocato italiano, ha spiegato su X che il software israeliano non fa distinzione di colori politici e che la vicenda non è una “spaghetti connection”. «Non è uno scandalo di spionaggio italiano – ha scritto la blogger – È stato scoperto in Italia perché vivo lì e ho sporto denuncia. Non perché ci sia dietro il governo italiano». Quindi, bisogna parlare di «un fenomeno internazionale. Decine di attivisti e giornalisti di diversi schieramenti politici hanno ricevuto lo stesso messaggio da Apple. E poiché ci sono anche persone in Italia che sono diventate vittime e che, come me, hanno sporto denuncia, le autorità italiane stanno avviando un’indagine».

Ora Renzi è diventato un cacciatore di spie

Tutto da riscrivere, dunque, nonostante ci sia qualcuno come Matteo Renzi, che di servizi segreti pure se ne intende e con alcuni “007” si incontra  all’Autogrill (Ricordate il caso Mancini?). Per il fondatore di Italia Viva «è sconvolgente il silenzio di tanti giornalisti e politici sullo spionaggio legato a Paragon, anche dopo l’attacco a una testata irriverente e critica come Dagospia».

Addirittura per Renzi, «il governo Meloni è responsabile di uno dei più clamorosi scandali della storia repubblicana. Eppure in tanti, troppi, hanno paura a esporsi. Io continuo a metterci la faccia, a viso aperto. Sono stato il primo e spero di non essere l’ultimo. Ma su questa cosa vado fino in fondo: non lo faccio per simpatia con singoli giornalisti o attivisti ma per difendere la credibilità delle istituzioni democratiche».

Sarebbe interessante capire come mai il governo di centrodestra avrebbe avuto interesse a spiare una blogger olandese che è sempre intervenuta pubblicamente (e in più occasioni) in favore della stessa Meloni.

Intanto, la procura di Roma ha disposto accertamenti tecnici irripetibili sui dispositivi telefonici di sette persone, tutte parti lese nell’ambito dell’inchiesta nota come “caso Paragon”. Tra i soggetti coinvolti figurano il responsabile delle operazioni umanitarie Luca Casarini, l’economista e attivista Giuseppe Caccia, Don Mattia Ferrari, impegnato nel soccorso in mare, il giornalista Roberto D’Agostino, e altri tre giornalisti: Eva Vlaardingerbroek, Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino.

L’incarico per gli accertamenti verrà conferito il prossimo 23 giugno. Le indagini, al momento contro ignoti, riguardano gravi ipotesi di reato: accesso abusivo a sistemi informatici, violazione della corrispondenza e intercettazioni illecite, secondo quanto previsto dall’articolo 617 del codice penale. Il sospetto è che i dispositivi siano stati oggetto di attività di sorveglianza non autorizzata. La natura irripetibile degli accertamenti impone la massima attenzione: i dati, una volta analizzati, non potranno essere esaminati nuovamente con le stesse modalità. Nel procedimento si sono costituiti l’Ordine dei giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che avranno la possibilità di nominare propri consulenti tecnici per seguire le operazioni.

L’ammissione di Conte: ho fatto intercettare Casarini


A La Stampa, Raffaella Paita, capogruppo di Iv al Senato tuona: «Chiediamo chiarezza. Spiare i giornalisti è qualcosa che ha a che fare con i regimi, non con le democrazie. Pretendiamo che venga presa in serissima considerazione la richiesta di chiarimenti che abbiamo posto a Mantovano e Meloni. Questa vicenda è un grumo molto pericoloso».

Giusto andare fino in fondo, ma è altrettanto giusto ricordare, come ha ammesso lo stesso premier Giuseppe Conte, che conferma di aver autorizzato, nel 2019 da presidente del Consiglio con deleghe sull’intelligence, intercettazioni dei servizi segreti a Luca Casarini e Giuseppe Caccia, attivisti della Ong Mediterranea, dopo una richiesta «debitamente autorizzata alla Procura generale della Corte di Appello di Roma». 

 

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di Vittorio Giovenale - 21 Giugno 2025