
Mondo Lgbtq+ diviso
Paola Concia fuori dal coro: “Perché i Pro Pal col Gay Pride? Allora doveva esserci pure la bandiera ucraina”
«La bandiera della Palestina al corteo Lgbt mi sembra un brand» dice senza mezzi termini Paola Concia, ex parlamentare Pd e pioniera delle battaglie omosessuali, intervistata da Ginevra Leganza del Foglio.
Paola Concia spacca il mondo arcobaleno
Una posizione fuori dal coro rispetto a ciò che si è visto sabato al Roma Pride, con il palco dedicato a Gaza e alla Palestina. E quello che dice Concia non fa razionalmente una piega. “Io quella bandiera la capisco, per carità – premette l’ex deputata del Partito democratico – Il movimento è sempre stato pacifista. Solo mi domando: perché la madrina del Pride, Rose Villain, non ha impugnato anche la bandiera ucraina? Perché non una sola parola, in quel corteo, è stata spesa contro Hamas? Perché si sventolano vessilli e non si dice delle condizioni di vita in cui versano gli omosessuali palestinesi?». Le parole sono pietre. In questo lo sono le domande di Paola Concia, oggi coordinatrice di Didacta Italia, perché sono sassi nello stagno della banalità pro Pal, contrabbandata appunto come un brand.
Da Elodie a Rose Villain: la bandiera Pro Pal sì, quella ucraina no
Quel brand che fa sventolare la bandiera palestinese alla cantante di Fuorilegge e che pochi giorni prima ha visto una collega cantante, Elodie, fare altrettanto alla fine del suo concerto a San Siro. Brani pop e bandiera palestinese sventolata a completo uso dei fotografi. Paladine a uso dei fotografi e della battaglia che va più di moda in quel momento come fosse una giacca o un modello di scarpe. A Rose Villain a Elodie e alle altre paladine che salgono sul carro di turno, una domandina facile facile: pacifismo per pacifismo, perché ignorare la guerra alle porte? Forse perché il giallo e il blu della bandiera dell’Ucraina non si concordano con l’armocromia del momento?