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Migranti, l’ultima “follia” dei criminali è ingoiare lamette per non farsi espellere dall’Italia

Nuovi casi

Migranti, l’ultima “follia” dei criminali è ingoiare lamette per non farsi espellere dall’Italia

Cronaca - di Leo Malaspina - 20 Giugno 2025 alle 08:54

E’ accaduto di nuovo, in quella che sembra essere una barbara strategia per evitare di essere espulsi. Sul fronte dei migranti che delinquono l’uso della lamette, ingoiate per ferirsi, sta diventando sempre più frequente. Gli ultimi casi, a Terni.

Migranti, la strategia delle lamette per evitare l’espulsione

Ieri la polizia di Stato ha allontanato due stranieri irregolari sul territorio nazionale. Il primo è un tunisino 50enne, pluripregiudicato, che viveva a Terni da alcuni anni, dove è stato condannato per reati inerenti allo spaccio di stupefacenti, lesioni, violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, falso e porto abusivo di armi; per cui ha scontato anche qualche anno di carcere. Mentre veniva accompagnato in questura, l’uomo ha provato a evitare l’espulsione cercando di ingerire una lametta di un rasoio. Gli agenti hanno impedito che si procurasse dei tagli e hanno recuperato un’altra lametta, nascosta nell’elastico degli slip. Al termine delle procedure, è stato accompagnato in un Cpr fuori Regione in attesa dell’imbarco per il suo Paese di origine. Il secondo straniero è un albanese, la cui irregolarità era emersa dalle verifiche dell’Ufficio Immigrazione, che ha provveduto all’accompagnamento allo scalo aereo per il rimpatrio. Lo scorso 5 giugno la  Polizia di Stato ha proceduto all’allontanamento dalla provincia di Terni di due stranieri irregolari sul territorio nazionale nell’ambito dei servizi predisposti dal Questore Luigi Mangino. Si tratta di una persona proveniente dalla Guinea e una dalla Tunisia, che le Volanti della Questura hanno condotto presso l’Ufficio Immigrazione. In particolare, il primo straniero, durante le varie procedure precedenti l’accompagnamento, aveva provato in tutti i modi ad evitare il rimpatrio, commettendo sia gesti di autolesionismo, come ingoiare lamette, finanche ingerire una gomma del cancelliere del Giudice di Pace, nel corso dell’udienza di convalida del provvedimento di espulsione a suo carico; sia gesti di violenza nei confronti del personale di scorta, come tentare di prendere a morsi gli agenti. Nonostante ciò, alla fine, è stato imbarcato sull’aereo che lo ha condotto nel suo paese di origine.

Nello scorso gennaio, nei Cpr di Milano e Gradisca alcuni detenuti avevano ingerito lamette nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio — gesto di protesta contro la loro imminente espulsione. Nel 2011 analogo gesto fu commesso da immigrati sbarcati a Lampedusa.

Cosa accade se si compiono gesti autolesionistici

L’ingestione di lamette è un gesto autolesionista grave che richiede un intervento medico d’urgenza. La persona viene trasportata in ospedale per le cure necessarie, con eventuale ricovero fino alla stabilizzazione clinica. Durante questo periodo l’espulsione è sospesa per motivi sanitari. Spesso in questi casi viene effettuata una valutazione psichiatrica, per accertare la capacità di intendere e volere, l’eventuale presenza di disturbi mentali e il rischio di reiterazione del gesto. Questo può avere ripercussioni sull’esecuzione dell’espulsione.

In base all’art. 19 del Testo Unico sull’Immigrazione (D.lgs. 286/1998), l’espulsione non può essere eseguita se sussistono seri motivi di salute che la rendono incompatibile, anche temporaneamente. L’Autorità giudiziaria o amministrativa può decidere di rimandare l’esecuzione fino alla guarigione. Se il soggetto si trova in un CPR (Centro di permanenza per il rimpatrio), dopo la dimissione ospedaliera potrebbe essere nuovamente trattenuto, con particolare attenzione alla sua salute fisica e psichica. In alternativa può essere disposto un affidamento a una struttura sanitaria o di accoglienza.

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di Leo Malaspina - 20 Giugno 2025