
A Napoli
Mengoni sale sul palco con la bandiera palestinese e per sinistri e “pacifinti” è subito «attacco a Meloni»
Il cantante denuncia i mali della guerra: "Roba da teste di c...". I social si esaltano per la nuova icona mainstream e leggono lo sfogo in chiave anti-governo
È partito anche lui. Dopo Elodie, Ghali, Jovanotti e la solita sfilata di indignati professionisti, Marco Mengoni ha deciso di scendere dal palco e salire sul pulpito. Nell’ultimo spettacolo del cantante di Ronciglione, insieme alla musica, c’è stato spazio anche per il catechismo progressista. Stavolta, oltre alle luci e alle note soul, sono arrivate infatti le prediche: «Abbiamo dimenticato il senso comune. Di cosa ci lamentiamo se poi non andiamo a votare? Accettiamo uno sterminio perché non ci riguarda direttamente, ma è il nostro silenzio che lo sta permettendo». Il pubblico di Napoli applaude. Perché ormai più che concerti, sembrano assemblee.
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Bandiera alla spalla e parolacce dal palco
Mengoni invoca venti di cambiamento, condanna «le persone che permettono cose che a me non piacciono». E per evitare dubbi, si avvolge in una bandiera palestinese. Sul finale, l’affondo: «Ce n’è abbastanza nel mio spettacolo di stop a questa roba orribile che l’uomo continua a fare… Continuiamo a ripeterlo (a chi non è chiaro, ndr) che magari arriva anche a quelle teste… di cazzo». Applausi, standing ovation, hashtag assicurato.
Il copione è sempre lo stesso
Non è chiaro a chi fosse rivolta l’invettiva di Mengoni, ma è certo che sui social è stata letta come un attacco al governo. Un po’ probabilmente perché i detrattori dell’esecutivo, in assenza di un solido riferimento nei partiti, sono alla costante ricerca di un’icona in cui identificarsi; un po’ forse a causa del precedente del 2023, in cui il cantante aveva attaccato l’esecutivo sui temi Lgbtq, facendo propria la narrazione sulla presunta contrazione dei diritti. Mengoni parlò di governo «anacronistico», aggiungendo di avere «paura», sebbene diritti e normativa fossero (e sono) rimasti immutati rispetto ai governi precedenti.
Anche in questo caso Mengoni sembra essersi semplicemente allineato al flusso del mainstream, che troppo spesso finisce per ridurre grandi temi e ammirevoli volontà di impegno civile a letture semplicistiche e banalizzate, buone alla fine solo per strappare un applauso e sfogare qualche pur legittima frustrazione.
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