
Vertice a Palazzo Chigi
Meloni fa il punto dopo i referendum: «Fiera dei miei ministri». Proposta unitaria sul “fine vita”
All’indomani del referendum su lavoro e cittadinanza, Giorgia Meloni convoca a Palazzo Chigi i suoi vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini, insieme ad alcuni ministri, per fare il punto sui principali dossier politici, a partire dalla questione del fine vita.
È una delle tante riunioni operative della giornata, e la premier – riferiscono fonti di governo – decide di aprirla con una battuta: «A scanso di equivoci, voglio mettere in chiaro che non sono venuta qui per bacchettare nessuno. Sono fiera dei miei ministri e in particolare di Salvini e Tajani».
Un riferimento diretto alle ricostruzioni giornalistiche successive agli ultimi vertici, che parlavano di presunti ‘rimbrotti‘ rivolti da Meloni ai vicepresidenti del Consiglio. Il mancato raggiungimento del quorum nella consultazione referendaria è stato accolto con favore dal centrodestra, che ha letto l’esito del voto come un segnale di rafforzamento per l’esecutivo guidato da Meloni.
Archiviate le urne dell’8 e 9 giugno, però, restano sul tavolo diversi nodi. Tra questi, le candidature per le prossime elezioni regionali e la questione del terzo mandato, che – pur non affrontata formalmente nel vertice di oggi, come confermano anche fonti di Palazzo Chigi – continua a occupare un posto centrale nel confronto interno alla maggioranza. Su questo fronte, le posizioni restano distanti.
Forza Italia ribadisce il proprio no: “Noi sul terzo mandato rimaniamo contrari. Pronti a discutere ma non cambiamo posizione”, dichiara Tajani. E aggiunge: “Io dico sempre quello che penso io, poi quello che pensano gli altri devono dirlo gli altri. Io sono pronto a dialogare con tutti e ad ascoltare le loro ragioni. Gli altri devono anche ascoltare le nostre. Le incrostazioni di potentati rischiano di essere dannose per i cittadini”. Gli fa eco il portavoce azzurro Raffaele Nevi: “La legge sui sindaci che prevede massimo due mandati nei comuni grandi ha funzionato garantendo ricambio e alternanza, due caratteristiche fondamentali per garantire qualità nella Pubblica amministrazione. Tanto che il limite dei due mandati lo abbiamo anche inserito nel premierato”.
Terzo mandato: confronto senza preclusioni
La Lega, com’è noto, spinge da tempo per estendere a tre i mandati dei governatori. Fratelli d’Italia, invece, si mostra disponibile al confronto senza preclusioni. La decisione finale spetta ora ai leader della coalizione. Prendendo spunto dal referendum, Tajani torna anche a rilanciare la proposta di Forza Italia sullo ius scholae: “Il risultato del referendum ha dimostrato che avevamo ragione: 5 anni sono pochi. Noi diciamo che va concessa a dieci anni di scuola passati con profitto. Così conosci la lingua, la storia, in qualche modo la Costituzione”. E a una domanda sulla contrarietà di Salvini, replica tranchant: “Non è che devo chiedere l’autorizzazione a qualcuno se voglio presentare una legge in Parlamento. La cittadinanza è una cosa seria. Io non do ordini a nessuno ma nemmeno ne prendo da nessuno”. Sul fine vita, invece, emerge una linea comune all’interno della maggioranza.
Fine vita: vertice a Palazzo Chigi
Al vertice partecipano anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, i ministri Carlo Nordio (Giustizia) ed Eugenia Roccella (Famiglia e Pari opportunità), oltre al leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. Il centrodestra si prepara a presentare “una proposta unitaria”, annuncia Tajani, sottolineando che la legge dovrà rispettare i principi indicati dalla Corte costituzionale: “Mi pare ci sia un intendimento comune. Non esiste il diritto al suicidio, noi siamo per le cure palliative”, aggiunge il ministro degli Esteri.
La data cerchiata di rosso sul calendario è il 17 luglio, giorno in cui la proposta del centrodestra approderà al Senato. Secondo fonti di maggioranza, il punto fermo della nuova normativa resta il rispetto delle indicazioni della Consulta, che nella sua ultima pronuncia conferma i limiti entro cui l’aiuto al suicidio non è punibile e sollecita il Parlamento a intervenire con una legge organica, in grado di garantire un’adeguata offerta di cure palliative e di prevenire gli abusi.
Il testo in discussione prevederebbe anche l’istituzione di un Comitato Etico nazionale, con membri nominati tramite Dpcm, chiamato a pronunciarsi sul ruolo del Servizio sanitario nazionale nei casi di fine vita e sull’uniformità dell’accesso alle cure palliative su tutto il territorio.