
L'intervento integrale
Meloni: “Chi parla di vita e famiglia è avvertito come corpo estraneo. Abbiamo bisogno del coraggio di andare controcorrente”
Pubblichiamo di seguito il messaggio del premier Giorgia Meloni inviato al “Festival dell’umano tutto intero”. Una due giorni di incontri di alto profilo, alla presenza di autorevoli esponenti del mondo della filosofia, della poesia, religioso, politico, istituzionale, accademico.
Caro Domenico*, cari amici appartenenti alle varie associazioni che aderiscono al network “Ditelo sui tetti”,
mi spiace davvero non poter essere con voi per questa seconda edizione del Festival “dell’umano tutto intero”. So che il Governo è autorevolmente rappresentato dai numerosi Ministri e Sottosegretari che parteciperanno alle diverse sessioni di lavoro, e che per la Presidenza del Consiglio il Sottosegretario Mantovano interverrà nella sessione conclusiva, ma tenevo in ogni caso a farvi arrivare il mio saluto e a condividere con voi alcune riflessioni.
Consentitemi, prima di tutto, di dire che condivido il punto di vista che avete scelto per riflettere sulle grandi sfide della nostra epoca e per tentare di trovare delle possibili soluzioni. Infatti, sono convinta quanto voi che si possa riscoprire la forza di immaginare e di costruire una società migliore solo se l’uomo ha l’umiltà di ritrovare la sua vera identità e riscoprire qual è il proprio ruolo nel mondo, che è quello di difendere la vita, non di manipolarla o sentirsene padrone.
“La virtù al servizio del prossimo”
L’Icaro di Matisse, l’immagine che avete scelto come simbolo del Festival, è una metafora potente del nostro tempo. Secondo il mito, il giovane Icaro vuole sfidare i limiti umani, volando nel cielo con delle ali di cera. Ma ignora il saggio consiglio del padre Dedalo e si avvicina troppo al sole. La cera si scioglie, e lui precipita fino ad inabissarsi nelle acque del mare. Icaro incarna l’uomo che vuole farsi Dio, che trasforma i propri talenti in superbia e pretesa di dominio e che è incapace di mettere le proprie virtù al servizio del prossimo e del bene comune.
Essere custodi, non padroni. Questo è lo spirito con il quale tornare ad abitare “i luoghi dell’umano”, quei luoghi nei quali ci si può riconoscere tra eguali, e nella coscienza delle proprie fragilità è possibile stringere un legame di comunione. Luoghi dove la cultura della vita soppianta la “cultura dello scarto”; in cui la famiglia esercita la forza vitale di nucleo fondativo e generativo della società; nei quali la scuola è palestra di sapienza e libertà, non di sterile ideologia.
Meloni: “Chi parla di vita è avvertito come un corpo estraneo”
Voi ambite a percorrere, anche in coincidenza con l’evento giubilare, i luoghi e le strade della Speranza. È un progetto ambizioso, per certi aspetti rivoluzionario, se pensiamo alle parole d’ordine che sempre di più dominano il nostro tempo: crisi, indifferenza, incertezza. In questo tempo, chi parla di vita, famiglia, cura, sussidiarietà, educazione, è avvertito come un corpo estraneo, una via di mezzo tra un sognatore e un illuso. Sono dell’idea, però, che la nostra società abbia bisogno di uomini e donne che abbiano il coraggio di andare controcorrente. E di affermare quei principi e quei valori che nei millenni hanno fatto dell’Italia quella splendida “eccezione” descritta da San Giovanni Paolo II. Un’eccezione che è la sintesi migliore della civiltà europea e occidentale, frutto dell’incontro tra la filosofia greca, il diritto romano e l’umanesimo cristiano.
La centralità della persona e della vita
Sintesi di valori che ha permesso alla nostra civiltà di concepire un mondo nel quale la persona è centrale, la vita è sacra e gli uomini sono liberi e uguali. Civiltà che rispetta le identità altrui senza rinnegare la propria, e che costruisce pace laddove altri seminano morte e distruzione. Noi siamo questo. Siamo questo prima di ogni altra cosa. E e dobbiamo far crescere sempre di più questa consapevolezza, se vogliamo essere all’altezza del cambiamento d’epoca che stiamo vivendo.
Questo è il nostro compito. È il compito di chi è chiamato a ricoprire incarichi politici e istituzionali; ma è anche e soprattutto la missione di chi, come voi, ha scelto di animare la società, fecondarla culturalmente, renderla viva e vitale; fornire spunti, sollecitazioni e suggerimenti a chi esercita ruoli di governo. Lo avete fatto finora, con generosità e competenza. E sono certa che continuerete a farlo. E di questo non posso che esservi grata.
* Avvocato Domenico Menorello, Coordinatore network “Ditelo sui Tetti”