
Il concerto "storico"
L’ultima volta dei Cccp a Roma: la punk band perde il pelo ma non il vizio di stupire, tra bandiere patriottiche e nostalgie comuniste
Venerdì scorso, all’Auditorium di Roma, i Cccp hanno suonato nella prima data del tour intitolato “Ultima chiamata”. La band punk e filo-sovietica aveva già annunciato che il nome del viaggio musicale fosse riferito alle ultime date d’esibizione in assoluto. Nonostante l’età che incombe, i membri del gruppo hanno dato prova di essere ancora molto affiatati, anche se qualcosa è cambiato: non mancano mai i riferimenti all’Urss, ma in loro si scorge il seme del nazionalismo che ultimamente ha contagiato persino il frontman Giovanni Lindo Ferretti.
Durante l’esecuzione di “Curami”, la benemerita soubrette Annarella Giudici si è vestita con un abito tricolore e con un elmetto simile a quello della prima guerra mondiale, rievocando gli ideali patriottici. Al contempo, l’artista del popolo Danilo Fatur ha letto un brano dedicato al Futurismo. L’unico che è rimasto “fedele alla linea” rossa è Massimo Zamboni, che non ha dato prova di essere cambiato nel tempo, visto che al contrario di Ferretti è rimasto ateo.
L’ultima chiamata dei Cccp a Roma: in bilico tra comunismo e nazionalismo
L’anticapitalismo rimane uno dei cavalli di battaglia dei Cccp, che ne hanno dato prova ancora una volta cantando dal vivo “Morire”. Un brano che però piace anche a destra, visto che il consumismo sfrenato di certo non piace a coloro che da sempre antepongono i valori spirituali all’arricchimento materiale. Nella scaletta anche “Punk Islam”, ma stavolta Ferretti ha cambiato versione da “Allah è grande e Gheddafi è il suo profeta” a “Chi è grande? chi è il suo profeta?”, una scelta che sembrerebbe essere rivolta alla sua conversione al cristianesimo. C’è stato spazio anche per la bandiera del Partito comunista italiano sul palco, verso la fine, forse perché il gruppo ci teneva a ricordare che certe radici profonde non gelano mai.
L’ultima chiamata
I Cccp hanno dimostrato di tenere alla loro promessa rivoluzionaria fino alla fine, non sono stati gli spettatori a lanciare le rose sul palco, ma Annarella che con quel gesto a dimostrato di volerli ringraziare della presenza.
Durante il concerto si sono verificate anche due interruzioni: la prima volta uno dei fan è salito sul palco per ballare con Annarella e Danilo, per poi essere scortato fuori dalla sicurezza. La seconda volta un ragazzo è salito sul palco per baciare sulla guancia il frontman e ringraziarlo della sua presenza. Poi si è gettato di nuovo tra la folla e la sicurezza non è riuscito a individuarlo. Un gesto di disobbedienza civile che accade spesso ai concerti, anche se gli appassionati lo vedono come una semplice dimostrazione di affetto verso la musica. “In fedeltà la linea c’è”, ha ripetuto spesso Annarella, prima dell’esecuzione di alcuni brani, rimarcando la linea del tempo che tiene collegata la band, nonostante le divergenze con Ferretti che ormai si trova più a destra che a sinistra.
Cala il sipario?
Tanti sostenitori e ascoltatori del gruppo “punkettone filosovietico” hanno ballato e cantato sulle note delle canzoni, dimostrando il proprio amore incondizionato alla band. Nessun sipario alla fine dello spettacolo, che d’altra parte non si addice a uno dei gruppi più anticonformisti della musica italiana. Tra richiami al bolscevismo e al patriottismo, i Cccp hanno dimostrato che la musica può unire mondi completamente diversi e diventare un’occasione di dialogo tra poli opposti.