CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Lo show di Benigni da Vespa. Il guitto si improvvisa statista: “Togliamo il veto e l’unanimità dal Consiglio europeo”

L'Oscar dell'ovvietà

Lo show di Benigni da Vespa. Il guitto si improvvisa statista: “Togliamo il veto e l’unanimità dal Consiglio europeo”

Politica - di Alessandra Danieli - 11 Giugno 2025 alle 19:40

Si definisce “un europeista estremista”, tira qualche facile frecciata a Donald Trump sui dazi, gigioneggia sulle magnifiche sorti e progressive del manifesto di Ventotene, prende le distanze dai ‘pericolosi’ patrioti nazionalisti e si improvvisa statista. Così Roberto Benigni ospite per la prima volta di Bruno Vespa a Cinque minuti.

Benigni da Vespa gioca a fare il grande statista

Dal salotto di Rai 1 per presentare l’uscita del suo libro Il sogno, il guitto toscano prende le mosse dall’Europa. “Veramente è la più grande costruzione democratica degli ultimi 2000 anni. Io sono un europeista estremista, ho un grande amore per l’Europa. È l’unico sogno che abbiamo per noi per me, per Vespa, per i suoi figli, per i suoi nipoti, per le nostre generazioni”. Così il Premio Oscar che fa impazzire la sinistra, dopo aver strofinato il suo naso contro quello di Vespa. Una sorta di bacio all’eschimese per mostrare a tutti che questa “prima volta” non è generata “dall’intelligenza artificiale”. Il commiato è un altro siparietto ironico. “Io voglio fare un’ultima cosa con lei”, dice Benigni al giornalista. “Voglio firmare sul tavolo di ciliegio. Io voglio il suo tavolo di ciliegio, quello di Berlusconi. Voglio firmare insieme a lei con la biro un accordo con gli italiani”. “Se me lo diceva glielo facevo trovare qui”, conclude sorridendo Vespa.

“Ci sono due Europe, una buona e una cattiva…”

Per Benigni, però, ci sono due Europe. “Una buona e una cattiva, diciamo, dottor Jeckill e mr Hyde. C’è l’Europa del Parlamento, quella della Commissione, che lavora per tutti gli europei, per tutti noi, per i nostri interessi, dove si vota. E poi c’è l’altra Europa, quella che gli esperti chiamano l’Europa intergovernativa, quella diciamo dove il Consiglio europeo, il Consiglio dei ministri, dove siedono i capi dei governi europei. E lì, ossignore, prima di prendere una decisione, c’è l’unanimità, c’è il veto”. Il premio Oscar, come da copione si candida a testimonial della crociata progressista contro l’Europa degli Stati. “Basta Cipro”, interviene Vespa. “Eh, ma quanti abitanti ha Cipro? Un milione e tre, un milione e quattro, rispetto quasi a 500 milioni. Eppure blocca tutto. Ma leviamo il veto, leviamo l’unanimità. Ma quante cose potrebbe fare l’Europa! Sarebbe il sogno”.

Il peana ai “sognatori di Ventotene” e l’attacco a Trump

Poi il passaggio scontato sui “sognatori di Ventotene che esportarono l’idea d’Europa dentro un pollo arrosto”. Si vede che Benigni ha studiato. Parla di Spinelli, Rossi, Colorni. “Tre figure – dice iperbolico – che hanno scritto uno dei documenti più straordinari dell’ultimo secolo. Il manifesto di Ventotene è incredibile”. Il copione è scritto. L’Europa di Ventotene, agitata come un vangelo dalle sentinelle rosse, un po’ di veleno sulla coppia diabolica Trump-Musk  (“la storia ci insegna che i dazi sono portatori di guerra”) e il solito refrain contro il governo Meloni. Lui è un patriota, ci mancherebbe, ma non un patriota nazionalista come quei fascisti pericolosi al governo. “Il nazionalismo è la guerra. Bisogna stare attenti, bisogna veramente starci attenti. Bisogna sempre guardarsi da coloro che dicono che vogliono fare il loro paese più grande: alla larga! Non si sbaglia mai. Sono pericolosissimi. Io sono un patriota ma nello stesso tempo proprio non sono nazionalista, l’opposto”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Alessandra Danieli - 11 Giugno 2025