
Il presidente dell'Anm
Le toghe rosse preparano già le barricate: no al decreto Sicurezza, no alla legge Meloni sull’ergastolo per il femminicidio
No al disegno di legge del governo sul reato di femminicidio, che prevede l’ergastolo, no anche all’obbligo di sentire la vittima da parte del pm. Dopo l’appello delle 77 “giuriste” contro la legge Meloni sulla violenza sulle donne, anche i giudici, nella persona del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Cesare Parodi, si schiera contro l’etichettatura del reato e l’inasprimento delle pene. “Quella legge ha solo una valenza simbolica e complica indagini e processi”, ha detto, davanti alla commissione Giustizia del Senato, Parodi, da cinque anni coordinatore del pool torinese che si occupa di crimini da codice rosso. Ma non basta: critiche fresche fresche – ieri è stato approvato in via definitiva – anche sul Decreto Sicurezza.
Anche i giudici contro la legge sul femminicidio
L’Anm è d’accordo con le 80 giuriste che hanno firmato un appello contro questo ddl. Parodi ha parlato di nuovo reato “non necessario, indeterminato”, le giuriste lo hanno definito “una delle strumentalizzazioni populiste”, ma la sostanza non cambia. “Sono molto concreti i timori di un’indeterminatezza e, per la procura, di fornire una prova adeguata a quella che il legislatore ci indica. Saranno fonte di una maggiore complicazione e difficoltà”, ha detto il presidente dell’Anm. “Se passano queste modifiche, tra cui l’aumento delle competenze collegiali (ad esempio per lo stalking) o l’obbligo del pm di ascoltare la vittima, – ha aggiunto Parodi sul ddl – dobbiamo rivedere i progetti organizzativi delle procure perché non potremo far fronte a questo genere di attività. Rischiamo di avere indagini rapide ma processi che saranno fissati molto più avanti”. Parlando delle modifiche introdotte dal Ddl, Parodi sostiene che, “in assenza di un aumento degli organici si determinerebbe un grave ritardo nella trattazione di questi procedimenti e dovranno essere riveduti i progetti organizzativi anche di altri settori per una carenza di giudici”. Quanto al nuovo reato di femminicidio, il presidente dell’Anm ha poi aggiunto: “Ci attrezzeremo per dare una risposta in questo senso sui problemi di carattere probatorio”.
E sul Dl Sicurezza? ”Noi abbiamo fatto varie considerazioni partendo dal metodo: ci siamo sorpresi di vedere un provvedimento che era oggetto di una lunga discussione in parlamento da più di un anno che a un certo punto all’improvviso diventa urgente e viene portato con una discussione molto sintetica- che non ha tenuto conto mi pare nemmeno di quelle che potevano essere richieste di modifica da parte di partiti della stessa maggioranza- a un testo definitivo similissimo a quello originario”, dice il presidente dell’Associazione nazionale magistrati a Rainews aggiungendo che ”al di là del merito è un metodo che ci preoccupa perché in qualche modo svuota la volontà parlamentare”. Magistrati in difesa del povero Parlamento esautorato: questa è veramente nuova… sarà perché al governo c’è qualcuno che non si ama?
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