
Alberto Rossi volto della soap
L’attore di “Un posto al sole” rivendica: “Sì, nel nostro ambiente è difficile dire di votare a destra. Io sono una mosca bianca”
Uno dei volti più popolari della fiction italiana si racconta con sincertià a "Cultura identità". Nipote di Beppe Niccolai, non ha mai nascosto il suo orientamento politico. "La professionalità prima o poi viene apprezzata"
Discrezione, rigore professionale, sincerità. Alberto Rossi è uno di quei volti che il pubblico italiano ha imparato a conoscere e apprezzare giorno dopo giorno, dal 1996. Uno dei protagonisti storici più amati di Un posto al sole, la soap opera amatissima di Rai3, dove cominciò sin dalla prima edizione. Il suo personaggio è il giornalista Michele Saviani, un uomo che molto gli somiglia: misurato, dotato di ironia e profondo senso di giustizia, appassionato in tutto ciò che lo coinvolge; innamoratissimo della figlia. Non è un attore che ama il presenzialismo e per questo la bella intervista rilasciata a Cultura Identità diretta da Edoardo Sylos Labini è molto interessante dal punto di vista personale e anche politico. In un momento in cui si è registrata la polemica tra attori e il ministro Giuli, la sincerità dell’attore a dichiararsi di destra e non averlo mai nascospto colpisce, infrangendo l’unanimismo del mondo dello spettacolo. Non ha mai nascosto di discendere da una fammiglia di destra , il suo prozio è un nome importante: Beppe Niccolai, deputato del Movimento Sociale Italiano tra gli anni ’60 e gli anni ’70.
Alberto Rossi, volto di “Un posto al sole”: “Mio zio Beppe Niccolai”
“Era il fratello più piccolo di mia nonna- racconta Alberto Rossi a Massimiliano Beneggi- : anche per motivi di età, quindi, lo vivevamo a tutti gli effetti come uno zio, nonostante i suoi numerosi impegni da politico. Andavamo spesso a casa sua: una bellissima abitazione nel centro di Pisa. Era un intellettuale: anima critica e per certi versi anche rivoluzionaria nell’MSI. Una personalità molto importante, apprezzata e rispettata anche dagli avversari. Perché se si è persone perbene si può essere limpidi, senza nascondere ciò che si pensa, godendo del rispetto di chiunque”. Ed è quello che è accaduto anche a lui. “In qualche modo sì. Ho sempre pensato diversamente rispetto alla maggioranza del mondo dello spettacolo: sono una mosca bianca. Ho frequentato il liceo Mamiani, dove è nato il moto studentesco del ’68; e che fu teatro principale della rivolta all’epoca. Non mi hanno mai osteggiato, però, perché credo di potermi definire una persona seria. So come porre le cose, senza attaccare nessuno”.
Alberto Rossi: La penso diversamente dai miei colleghi
Il cronista non ci gira intorno e gli chiede: recentemente Giorgia Meloni ha detto che nel mondo dello spettacolo è più difficile dire che si vota a destra. Perché le dinamiche sono sempre gestite da correnti opposte. È vero? Sincera la risposta: “Mi spiace dirlo ma è vero. Poi sono anche convinto del fatto che la professionalità prima o dopo venga sempre apprezzata: io volevo solo fare l’attore, non ho mai avuto un piano B; e a scuola ero sempre rimandato o bocciato. Avrei potuto fare di più forse; ma in effetti ho sempre lavorato: con la fortuna di iniziare in un’epoca in cui non ci si improvvisava attori emergendo da reality, dai social, o da simpatie…”.
Da Albertazzi a “Un posto al sole”
Classe 1966, livornese, Alberto Rossi ha alle spalle una carriera solida e coerente: cominciata all’ombra dei grandi nomi del teatro. Dopo il diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico nel 1990, il debutto arriva in televisione. Conn una delle serie cult degli anni Novanta: I ragazzi del muretto. Da lì, il passo verso il grande schermo è naturale: lo troviamo in L’olio di Lorenzo (1992) diretto da George Miller. Poi in Italiani (1996) di Maurizio Ponzi. E ne I cavalieri che fecero l’impresa (2001): film epico firmato da Pupi Avati. Senza dimentricare che tra la prima e la seconda serie de I Ragazzi del Muretto, Rossi ha avuto il privilegio di andare in tournée con il grande Giorgio Albertazzi.