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La Russa Trump carceri fine vita e terzo mandato

L'agenda del centrodestra

La Russa sgombra il campo: “Trump non è un modello. È il capo di un paese amico e va rispettato”

Il presidente del Senato poi incalza: "Ci sono dei temi, come le carceri e il fine vita, su cui occorre un confronto sereno, sganciato dalla polemica politica"

Politica - di Alice Carrazza - 12 Giugno 2025 alle 11:06

Nell’ufficio presidenziale del Senato, tra un busto di Giulio Cesare e un mezzobusto di Lenin, Ignazio La Russa accoglie l’intervistatore di La Stampa con la consueta ironia disarmante. Alla domanda, volutamente provocatoria, su cosa ci facciano quelle effigi sullo scaffale, la risposta arriva secca, accompagnata da una risata che smorza ogni pretesa ideologica: «Perché, con quello del Duce che era di mio padre io che ci azzecco?».

Terzo mandato: regole uguali per tutti

È questo il tono che segna l’intera conversazione: un misto di sobrietà istituzionale e fermezza politica, in cui La Russa, senza cedere a slogan, tocca i nodi più delicati dell’agenda del centrodestra. A partire dalla possibilità di un terzo mandato per i governatori: «La cosa interessante in questo dibattito è che è stato auspicato un unico criterio a livello nazionale. È giusto dire che il “terzo mandato”, se ritenuto possibile, non può essere a macchia di leopardo: una regione sì, una regione no e una regione forse». Poi aggiunge: «Mi sembra condivisibile che il governo abbia detto che ci penserà se l’input viene dalle Regioni».

La Russa su Trump: “Non è un modello, ma un alleato”

Un salto anche in politica estera. Alla domanda se l’ex presidente americano sia un modello per la destra italiana, La Russa è netto: «No, Trump non è un modello. È il capo di un paese con cui l’Italia ha da sempre avuto ottimi rapporti e con cui vuole e deve continuare ad avere ottimi rapporti. E quindi va rispettato in quanto leader di un Paese amico».

Carceri, tra certezza della pena e dignità

Sul fronte interno, affronta invece il tema del sovraffollamento carcerario. Rilancia la proposta di Roberto Giachetti con una modifica chiave: «Sì, perché accanto alla assoluta necessità di garantire la certezza della pena c’è anche un altro obbligo, previsto anche dalla nostra Costituzione, che è quello di assicurare una condizione di vita civile ai detenuti». Nessun indulto né amnistia, ma una “liberazione anticipata speciale” che premi la vera buona condotta: «Ci vuole qualcosa in più del non avere fatto niente di male. Ma l’esigenza di alleggerire le carceri c’è».

A questo “plus” lega l’ipotesi di aumentare i giorni di sconto – da 45 a 70 – anche con effetto retroattivo. Una proposta personale, precisa, su cui la maggioranza si riserva una valutazione. «Auspico una riflessione collegata al proposito del governo Meloni di avviare un piano carceri che potrà realizzarsi in due o tre anni».

Sicurezza: la fermezza non è un eccesso

La provocazione sull’aumento dei reati come causa del sovraffollamento viene respinta: «Lei sbaglia — dice il presidente del Senato al giornalista Alessandro De Angelis — L’aumento del numero dei reati voluto dal governo non è causa di sovraffollamento, ma un principio di sicurezza per i cittadini». Poi chiarisce: «Il rimedio non è non punire, ma far si che il condannato sconti la pena in condizioni civili. Guai se pensassimo che la soluzione è non colpire chi per esempio fa la truffa agli anziani, occupa case o attacca le forze dell’ordine».

E a chi paragona poi le pene del decreto sicurezza al sequestro di persona, La Russa replica con la memoria storica di chi ha vissuto la politica nelle piazze: «Nel 1970 a Milano fu bloccato corso Vittorio Emanuele e ci furono diversi arresti di giovani del Msi. Il reato, quindi, esisteva già allora». Nessuna novità, ma ripristino di una responsabilità.

Fine vita: “La legge non è del governo. È del Parlamento”

Il tema più delicato è forse quello del fine vita. «Il mio obiettivo era questo. E sono orgoglioso, dopo essermi speso, che sia stata fissata una data in cui il tema si comincerà ad affrontare in aula al Senato». Ribadisce: “La legge non è del governo. È del Parlamento». E invoca sobrietà: «Ci sono dei temi, come le carceri e il fine vita, su cui occorre un confronto sereno, sganciato dalla polemica politica e su cui mi piacerebbe un voto unitario».

Per lui è una questione di principio: «Garantire la possibilità di scelta a chi è nella condizione terminale e senza speranza. Bisogna trovare dei limiti, evitare abusi e fughe in avanti, ma questa scelta, non “il suicidio”, è un’altra cosa».

La postura di chi conosce il peso delle istituzioni

Dunque, La Russa non alza la voce, non gioca d’anticipo, ma indica una direzione. E alla fine, tra un busto di De Gasperi e un ritratto di Berlusconi, ciò che resta impresso non è l’arredamento — su cui La Stampa tanto teneva a soffermarsi — ma la postura: quella di un uomo che conosce peso e doveri della politica.

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di Alice Carrazza - 12 Giugno 2025