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La riflessione

La cultura delle non idee e la proliferazione delle guerre hanno desertificato il sentiero dei giovani

Cultura - di Mario Campanella - 6 Giugno 2025 alle 13:49

Il vuoto nichilistico è l’assenza generale di elementi valoriali che possano essere utili a inseguire un sogno.
Grandi autori, come Umberto Galimberti, Kernberg, Antonio Semerari ne hanno descritto bene il contenuto.
Un processo che segue la laicizzazione degli Stati e contemporaneamente la preconizzata fine delle ideologie, auspicata negli Stati Uniti sin dagli anni settanta come elemento chiave per garantire stabilità e pace. Si pensava allora che la distruzione del comunismo portasse a una sorta di mondo ideale.
Una tesi che la Chiesa ma anche la destra sociale misero subito in discussione. Entrambe, la prima ovviamente con un’autorevolezza più organica, mettevano in discussione la possibilità che l’affermazione del capitalismo globale portasse a una desertificazione delle idee.
Il che avvenne, in gran parte dell’Occidente, con la implosione dei partiti che erano elementi di sublimazione sociale e di aggregazione.
Lo stesso Francis Fukuyama, autore essenziale del mondo letterario e saggistico statunitense, ebbe successivamente a dire che il processo di secolarizzazione religiosa unito alla decomposizione di un Occidente che aveva avuto come collante il “nemico” del socialismo reale avrebbe potuto portare a una fase di declino valoriale.
L’idea prevalente del profitto, scrive Galimberti, riduce la comunità a elemento individuale. Jean Paul Sartre, nel capolavoro dell’esistenzialismo, La Nausea, cita Celine proprio con una frase che separa ciò che è “individuo” da comunità.
Anticipando ( lo farà anche ne Il Muro) la nevrosi collettiva di una modernità che oggi si trova dinanzi alla distruzione delle idee e allo stesso tempo con una conflittualità internazionale senza precedenti.
Pino Rauti anticiperà ne “Le idee che mossero il mondo” la cura possibile della deflagrazione delle idee: la potenza della cultura cristiana ma anche di quella asiatica, il Mediterraneo come crocevia di interscambi e di convivenze religiose.
Che oggi i giovani ma non solo loro vivano in un deserto ideologico è una conseguenza di un processo lungo.
Anche la definizione del narcisismo è ormai un luogo comune. Pensare che i tratti siano esasperati è del tutto normale. E la laicizzazione non è avvertita come un nemico ma come un’opportunità. Lo si vede dalla cultura woke e da una pretesa persino oscena di semplificare ciò che appartiene antropologicamente all’umanità. Lo ha detto sin dal suo esordio il nuovo Papa, parlando di chi definisce Cristo come una sorta di superuomo.
È il paradosso nevrotico al cambiamento descritto da Francesco Mancini e motivo di ostacolo al ritorno di una società realmente divisiva ma impregnata da contenuti ideologici. Secondo la classificazione neo positivista e woke Francesco d’Assisi era un bipolare, Nietzsche un sifilitico e basta solo per fare degli esempi.
Eppure la tradizione filosofica ci conduce alla speranza di un ritorno delle idee. Vico li definiva cicli storici e Giovanni Gentile nella sua estetica le annunciava come anticorpi alla proliferazione delle guerre. Che oggi abbondano proprio per la demonizzazione ideologica.

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di Mario Campanella - 6 Giugno 2025